Natale in Polonia
La Polonia, invasa da milioni di turisti e tifosi la scorsa estate in occasione degli Europei di calcio, si prepara al Natale. Classici mercatini di Natale iniziano a essere allestiti nelle città principali della Regione: Cracovia, Varsavia, Danzica, Wroclaw e Torun. I mercatini di Natale ogni anno attraggono milioni di turisti, ma è il concorso dei presepi a costituire una tradizione tipicamente polacca. Un concorso che si svolge a Cracovia e premierà il vincitore il primo giovedì di dicembre, il 6 dicembre 2012. I presepi in gara, realizzati con legno e carta stagnola, riproducono la città di Cracovia e le guglie barocche degli edifici sacri che assunsero tale aspetto nella seconda metà del XIX secolo. La tradizione del presepe è molto antica in Polonia, originariamente erano i muratori che li costruivano e li vendevano alle ricche famiglie di Cracovia per adornare la casa nel periodo natalizio. Era un modo per superare la stagione invernale, quando il lavoro di costruzione si fermava quasi del tutto. È ilMuseo Storico della città che organizza e ospita il concorso e conserva, nelle sue magnifiche stanze, l'opera del vincitore. Oggi sono 200 i presepi presenti nel museo, che vanta la collezione più vasta al mondo.
Una competizione, quella dei presepi, molto antica. La prima edizione venne organizzata da Jerzy Dobczynski, amante delle tradizioni popolari, presso il monumento di Adam Mickiewicz nella Piazza del Mercato. Poi si ebbe la seconda edizione e poi la manifestazione fu sospesa durante gli anni dell'occupazione tedesca e ripresa nel 1945. I presepi polacchi sono presepi molto colorati, che riproducono le cupole e le torri dei più famosi monumenti di Cracovia in una kermesse d'architettura gotica, barocca e rococò. La forma del presepe è quella di una cattedrale di tre piani, sta all'artista scegliere il monumento cui ispirarsi. Il piano superiore è occupato dagli angeli che annunciano la nascita di Gesù, quello intermedio dal bue e l'asinello e, infine, quella inferiore da Re Magi e contadini polacchi. Cracovia, patrimonio dell'umanità Unesco dal 1987, è famosa per il suo centro storico, dove si trovano i monumenti ritratti nei presepi: la Basilica di Santa Maria, che si innalza imponente in Piazza del Mercato e con la torre di guardia e del campanario raggiunge gli ottanta metri d'altezza. La cattedrale di Wawel, nella parte della città che si sviluppa sulla collina di Wawel, il santuario nazionale polacco, dove venivano incoronati i sovrani, del XIX secolo. In stile romanico la chiesa di San Andrea del 1098. La chiesa barocca dei Santi Pietro e Paolo, unica nel suo genere e circondata dalle imponenti statue dei dodici apostoli. E altre chiese barocche: di Sant'Anna costruita tra il 1689-1705 da Tylman van Gameren e la Chiesa di Santa Barbara, dagli interni barocchi. Passare dicembre e il Natale in Polonia permette di visitare le città dalle multi etnie e culture e visitare i loro tradizionali mercatini di Natale, assaporare le leccornie polacche, ammirare e regalare gli oggetti tipici dell'artigianato, ceramiche e decorazioni natalizie. Vivere emozioni uniche passeggiando sotto le luci natalizie, tra profumi di salumi, dolci e miele polacco, al ritmo di musiche e canti natalizi. A Varsavia, la capitale, i mercatini saranno presenti per circa un mese dal 24 novembre 2012 al 6 gennaio 2013, nella piazza principale del centro storico della città vecchia. Le quasi ottanta bancarelle celebrano la tradizione enogastronomica polacca con dolci, salumi, formaggi, pani regionali, birra calda evin brulé. Tantissimi anche i banchi dedicati all'artigianato, che espongono candele, lampade fatte a mano, gioielli, oggetti in ambra del Baltico, tovaglie, sculture in legno e ceramica, oggetti ornamentali e tanto altro. Vi consigliamo di visitare i mercatini durante i fine settimana, quando si organizzano manifestazioni folkroristiche con degustazioni di prodotti tipici. A Cracovia è la piazza del mercato, uno dei centri storici della città, ad animarsi nel periodo natalizio dal 30 novembre al 26 dicembre 2012. Il centro di Cracovia diviene magico e se c'è la neve ancora di più. Anche qui potrete trovare prodotti tipici: salsicce polacche, zuppe, dolciumi e dell'artigianato locale: gioielli, vestiti, pantofole, pellicce. Riscaldandovi con un bicchiere di vin brulé potrete passeggiare fra le tradizionali bancarelle, avendo come sottofondo i canti di Natale. Sul mar Baltico, a Danzica, il porto più importante della Polonia, il mercatino di Natale è solo una delle tante attrazioni che compongono La Fiera di Natale di Danzica dal 6 dicembre al 23 dicembre 2012. Gli eventi culturali e d'intrattenimento per adulti e bambini arricchiscono il tradizionale mercatino in piazza Targ Weglowy dove potrete trovare tante idee regalo, tanti addobbi natalizi e anche alberi, giocattoli e oggetti artigianali in ambra. A Wroclaw, Breslavia in italiano, città dall'architettura molteplice: boema, austriaca e prussiana e dallo stile dal gotico al barocco. Il mercato di Natale, in via Swidnicka, che quest'anno si svolge dal 23 novembre al 23 dicembre 2012, è un mercatino internazionale con bancarelle polacche, francesi, tedesche, lituane, lettoniane che espongono tanti dolci, idee regalo, ornamenti, oggetti artigianali e prodotti enogastronomici. È dal XVI secolo che il mercatino di Natale ha luogo a Breslavia e sono le decorazioni e le illuminazioni natalizie a caratterizzarlo. Per i bambini ogni anno viene allestito il bosco delle fiabe dove possono assistere alle fiabe più belle messe in scena o raccontate. Da non perdere! A Torun, la città natale di Copernico,il mercatino di Natale si svolge dal 14 al 23 dicembre 2012, a Nowy Rynek, nel centro storico della città che dal 1997 fa parte del patrimonio dell'umanità Unesco. Se visitate il mercatino non andate via senza assaggiare i “pierniki”, biscotti speziati, la cui ricetta risale al Quattrocento. I più famosi sono a forma di cuore ricoperti di cioccolato e sono chiamati katarzynki(caterinette), sembra che il pasticcere che li ha creati fosse innamorato di una bella madama di nome Caterina, che conquistò grazie a questi romantici biscotti.
Elemento comune a tutti i Paesi dell'Europa orientale sono le calende, rito di allontanamento dell'inverno e delle ambigue presenze degli spiriti. In Romania, nazione sulla strutturazione del cui folklore hanno inciso da una parte la civiltà romana, dall' altra, in tempi successivi, la complessa cultura slava, i questuanti girano per le strade cantando la calinda, composizione lirica comprendente, oltre agli auguri, aneddoti e riferimenti epici ricavati dalla letteratura popolare religiosa apocrifa. Protagonisti delle calinde sono i ragazzi, che nel periodo tra Natale e l'Epifania letteralmente invadono le strade, bussando ad ogni porta lungo il cammino e propinando a quanti capitano sotto mano ogni sorta di scherzi. Un tempo associato alla questua, si svolgeva anche un caratteristico ballo. Altrove, le processioni di questuanti portano delle alte lanterne di legno e carta colorata. Oltre alle calende sono tante le espressioni della preoccupazione popolare di purificare annualmente la comunità, affinché il ciclo della vita riprenda. Una curiosa usanza è quella diffusa in Ungheria che riguarda la cosiddetta sedia di Lucrezia. Si tratta appunto di un sedile, che viene costruito nei mesi precedenti con grande attenzione e dovizia di particolari (per la sua fabbricazione sono necessarie tredici qualità di legno ed a volte riporta anche qualche decoro ed iscrizione). Esso viene arso, nei giorni che seguono il Natale, per preservare da pericoli e malanni. Sempre legato al fuoco, è un altro rito natalizio ungherese: il rogo di Cibele, grande falò alimentato, una volta acceso, dal lancio di ruote di un carro sopra di cui sono poste delle candele accese ad onorare la dea pagana della fertilità. Dalle intenzioni chiaramente propiziatorie è invece la festa rumena dell'aratro, durante la quale si assiste allo svolgimento di una ricca coreografia che simula scene di vita agreste, con un accompagnamento musicale affidato a strumenti tradizionali. Molte sono anche le pratiche di divinazione. Ad esempio, nella civiltà contadina si affidavano le sorti del nuovo anno mettendo vicino al camino dodici chicchi di grano (rappresentanti i dodici mesi). All' occhio attento degli anziani non sfuggivano suggerimenti ed indizi sull' andamento della vita agricola. Osservando gli scoppiettii dei semi, la direzione che prendevano saltando e il colore che assumevano bruciando, si era in grado di trarre auspici. Una credenza, popolare in Bulgaria, vuole che per i tre giorni che precedono il Natale ci si astenga dal far bucato; occorre infatti fare attenzione a non inquinare le acque dei fiumi in cui Maria lava il corredo del suo Bambino. A Capodanno, in ambienti tradizionali, la più giovane delle fanciulle deve setacciare per tre volte la farina che viene poi impastata dalla madre o dalla nonna con acqua silenziosa (perché attinta alla fonte senza proferir parola ed è proibito berne anche un solo goccio) e fiorita (perché aggiunta di intrugli di erbe magiche, raccolte durante il plenilunio). Con quella stessa acqua e quella stessa farina, ormai caricate di poteri magici, si prepara inoltre del lievito da conservare tutto l'anno, come avviene pure per l'acqua raccolta nel giorno precedente l'Epifania, considerata un potente mezzo difensivo. Il nucleo delle attuali tradizioni cristiane risiede spesso in antiche cerimonie offertorie: un esempio è l'offerta per gli orsi e per i lupi, presente da sempre nelle campagne bulgare, che ora, cristianizzata, cade il primo gennaio e viene così a coincidere con l'inizio dell' anno civile. Diverso rispetto agli altri costumi natalizi è il presepe, conosciuto in molte regioni orientali, ma che ha una sua specifica storia nella cattolicissima Polonia. Era il XVIII secolo quando, a Cracovia, cominciò a diffondersi presso i muratori e gli artigiani della città l'abitudine di costruire, per arrotondare le entrate nel tempo rimasto libero dal lavoro, piccole capanne con la Sacra Famiglia da mettere sotto l'albero. Col tempo, crebbe intorno a loro l'interesse e si specializzarono fino a creare miniature via via sempre più elaborate. I materiali utilizzati erano - e sono tutt' oggi - molto poveri, ma l'abilità dei presepisti li trasforma in vere opere d'arte. Listelli di legno, cartone, cartapesta, stagnola, e soprattutto gli incarti colorati di cioccolatini e caramelle: questi gli elementi a disposizione per creare ricche ed ornate dimore, e mille soggetti. Fino al primo conflitto mondiale, nella piazza centrale di Cracovia, gruppi di artisti esponevano le proprie opere e le conducevano in giro per la città, bussando agli usci delle case, cantando ed improvvisando degli spettacoli con i vari personaggi manovrati come burattini, all'interno della struttura presepistica pensata come una sorta di teatrino.
La brigata era accompagnata dalla musica e non mancavano mai un contrabbasso, un violino ed una fisarmonica a ravvivare l'esibizione. Questa consuetudine, bruscamente interrotta con la Grande Guerra, ha conosciuto poi un nuovo impulso ed un insospettato successo con un concorso che dal 1937 vede impegnati i presepisti (szopkarze) nell'intento di dosare in giusta misura creativitàinnovativa e rispetto per una tradizione ormai talmente radicata da aver formulato precisi modelli estetici. Il concorso, in questo caso assolutamente laicizzato, porta in sé gli indizi delle gare rituali che spesso vedono la comunità dividersi e lottare assai duramente in occasione delle feste periodiche. Il momento più importante e più atteso delle feste dicembrine è la sera della Vigilia del 25, chiamata familiarmente "la stella": i bambini spiano dalle finestre il sorgere della prima stella del!a notte, e corrono a tavola. In Polonia la cena, rigorosamente "di magro", ha inizio con un rito diffuso anche nelle famiglie meno osservanti: prima di sedersi, in piedi intorno alla tavola imbandita a festa, si spezza e ci si scambia tra i commensali l'0platek, un' ostia rettangolare benedetta, che reca stampate immagini sacre. La tavola è coperta da una tovaglia bianca sotto la quale viene sparsa della paglia in ricordo del Bambin Gesù ed è decorata con frutta, rami di abete e candele augurali. Sotto la tavola natalizia ungherese, una cesta contiene dei semi nascosti nel fieno che attendono la benedizione del Bambino. Di quelle sementi, una manciata se ne brucia; ciò che rimane si sparge invece sui campi ad auspicare un buon raccolto. La cena è ovunque molto abbondante: la carpa, pesce tipico del Natale dell' area orientale, viene servita come antipasto, in gelatina, decorata con verdure e uova sode, oppure durante e a fine pasto, farcita o fritta in pastella. Altra pietanza tradizionale e comune a tutti questi Paesi sono le aringhe affumicate o in salamoia, conservate in piccole botti in legno, poi tenute in ammollo e servite con tanta cipolla tagliata sottilmente, pezzetti di mela e panna acida. Tra i primi piatti, se il menu ungherese propone una zuppa con verdure e spezzatino di montone, crauti ed un formaggio fresco, equivalente della ricotta, condito con capperi, cipolle ed abbondante paprika, in Polonia si consuma il barszcz, dal caratteristico colore rossastro, brodo caldo preparato in vigilia con sole verdure, ma che generalmente prevede anche carne di manzo e di maiale. Tra i dolci, spiritosa è la torta bulgara dentro la quale è nascosto un bigliettino scherzoso. Molto famosa, invece, la specialità ungherese dobos, laboriosissima, come pure il rétés, la pasta per fare lo strudel (di cui, oltretutto, gli Ungheresi rivendicano la paternità) qui acconciata a mo' di tortelli e farcita con marmellate e frutta. Sembra che, per capire la qualità del rétés, la cui lavorazione richiede tempi lunghi e tanta pazienza, si debbono poter leggere, attraverso la pasta, le parole ingiallite di una vecchia lettera d'amore. I ditini al papavero si ritrovano in molte regioni danubiane, seppure in diverse varianti e con denominazioni differenti. L'impiego della pasta accompagnata da un condimento dolce ricorre in più luoghi, a Natale come ai Santi, sempre, però in giorni di vigilia.
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