domenica 4 dicembre 2016

Il Padre nostro cristiano è ripreso da un inno ad Amon?

AMON
 
 Padre di tutti gli Dei
 
 « Chinati davanti a te stanno gli Dei, lodando la forza del creatore.
Re e capo di ogni dio, noi celebriamo la tua forza perché tu ci hai creati.
Ti veneriamo perché tu ci hai formati.
Cantiamo inni di lode perché tu ci protegga »

(Inni di Amon)
 
Il suo nome significa lo sconosciuto (l'occulto)

Nell'Antico Regno Amon era un'oscura divinitŕ della regione tebana. Il suo nome deriva dalla radice imn che ha il significato di "occultare, nascondere". Amon era quindi il "dio nascosto". Venne raffigurato antropomorfico (con sembianze umane), la testa ornata con la tiara dalle due alte piume ed anche criocefalo (cioč a capo di ariete) nella sua assimilazione amon-solare. L'ariete era l'animale che, insieme all'oca, gli venne associato dai sacerdoti. Giŕ durante la XI dinastia č attestata la sua presenza a Tebe, che diverrŕ il centro principale del suo culto. Sembra che un tempo fosse adorato anche a Koptos, l'antica Kebti, dove la divinitŕ locale, Min, presenta molti punti in comune con Amon.
 
All'origine Amon fu una delle otto divinitŕ primordiali adorate a Hermopolis Magna, versione greco-romana per l'antica Unt, dove simboleggiava l'aria e lo spazio invisibile. Secondo l'antica tradizione Amon si era "auto creato" mentre secondo la teologia tebana era nato dall'unione di Thot con la dea Maat. Durante la XII dinastia salě al rango di dio supremo, prendendo il posto del dio guerriero Montu. Un suo santuario, risalente al Medio Impero, si trovava a Hermonthis (l'odierna Karnak), successivamente soppiantato dalle grandiose costruzioni che, in onore della stessa divinitŕ, vennero erette dai sovrani del Nuovo Impero.
 
Infatti dopo l'espulsione degli Hyksos, ad opera di Ahmose I, principe tebano e fondatore della XVIII dinastia, l'Egitto iniziava una politica di espansione, estendendo al massimo i propri confini. Parallelamente all'accrescersi della potenza politica egiziana, aumentarono l'influenza, il potere e le ricchezze di Amon. Il suo sacerdozio occupava le piů importanti cariche dello Stato ed il Gran Sacerdote era il personaggio piů potente dopo il re.
 
Particolari benefici al suo culto vennero elargiti dalla regina Hatshepsut, la quale si dichiarň figlia effettiva di Amon. Nel tempio erettole dal suo architetto e favorito Senmut a Deir el Bahri č descritta infatti la visita che il dio Amon fa alla madre della regina rendendola incinta. Il sacerdozio tebano dovette perň compiere un'opera di sincretismo (fusione di elementi di dottrine diverse) per imporre il carattere universale del dio, e lo assimilň all'antico dio solare Ra nella forma di Amon-Ra, facendogli assorbire da Ra caratteristiche e prerogative.
In tal modo si accentuň il carattere solare di Amon, pur mantenendo una connessione col dio della feconditŕ Min, adorato a Koptos. Infatti Min a Tebe era definito Amon-Ra Kamutef ("toro di sua madre"). Le due divinitŕ, Amon e Min, erano perfettamente identiche sotto questo aspetto: itifalliche, coronate con le due alte piume e col braccio sollevato sostenente il flagellum (simbolo del potere), ma mentre il carattere di Amon fu sostanzialmente solare, Min venne considerato invece come il patrono della luna. Sempre durante la XVIII dinastia, la dea Mut divenne la sposa di Amon, assorbendo Amaunet, la moglie precedente. Insieme al loro figlio, il dio lunare Khonsu, formarono la triade divina di Tebe, Amon-Mut-Khonsu, che ebbe come luogo di culto il celebre tempio di Karnak (il piů vasto complesso di edifici religiosi dell'antico Egitto, costruito nella parte settentrionale dell'antica Tebe). A loro venne dedicato anche un grandioso tempio a Luxor (piů grande di San Pietro a Roma), fatto edificare da due faraoni, Amenhotep III che lo iniziň e Ramses II che lo ampliň. La costruzione sorge nel cuore della cittŕ moderna (come allora sorgeva nel centro di Tebe) a pochi passi dal Nilo.
Le nozze di Amon e Mut facevano parte delle grandi feste annuali. Attraverso il fiume giungeva da Karnak, una volta all'anno la processione delle barche sacre recanti il simulacro delle tre divinitŕ, in occasione della festa dell'opet. Dopo quattordici giorni di festeggiamenti, le barche facevano ritorno a Karnak per via terra, trascinate su rulli lungo un viale di due chilometri e mezzo, fiancheggiato da sfingi con la testa di ariete, animali sacri a Amon; uno di essi, allevato a Tebe, era ritenuto immagine vivente del dio. A partire dalla XVIII dinastia divenne il dio supremo del pantheon egizio e divinitŕ universale di tutto il mondo egizio, tanto da essere assimilato al dio del Sole Ra, sotto il nome di Amon-Ra. Contro Amon e il suo clero si ribellň il faraone scismatico Amenhotep IV, instaurando il culto di Aton. Alla morte del sovrano il clero di Amon, che aveva continuato a esistere segretamente, passň alla riscossa ripristinando il vecchio culto. Dopo il periodo amarniano, Tebe incominciň lentamente a decadere; tuttavia in alcuni templi minori il culto di Amon (identificato dai Greci con Zeus) rimase vivo fino all'epoca greco-romana: dall'oracolo di Amon dell'oasi di Siwa Alessandro Magno ottenne la legittimazione della sua conquista dell'Egitto. Amon ebbe culto anche nell'oasi di Khargeh e nella sua forma di Amon-Ra, egli venne adorato a Diospolis Parva ed a Xoďs, l'antico Khaset, capitale del VI nômo del Basso Egitto, l'odierna Sakka. Amon possedeva una delle barche processionali piů importanti, detta User-hat, ornata a prua e a poppa di teste d'ariete.
 
 
Oh Amon, Amon, che sei nei Cieli
 
Padre di Chi non ha Madre.

Quanto e' dolce pronunciare il tuo nome.

Dacci come la gioia di vivere, il sapore del pane per il bimbo,

sia fatta la tua volonta' come in Cielo cosi in Terra.

Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me.

Fammi dono della tua grazia, fa che io veda te ininterrottamente!

Amon.

(Le preghiere sono tratte dal libro: A. Barucq – F. Daumas, Hymnes et pričres de l’Egiypte ancienne, Le Cerf, Paris 1980)

A proposito di spiritualità, una piccola curiosità:
Ritroviamo l'Assioma del Mondo anche nella preghiera piů importante della Religione Cristiana, il "Padre Nostro", esattamente nel passo "Come in Cielo cosě in Terra". Anche la parola Amen detta a fine preghiera, che molti pensano sia latina, in realtà sarebbe egizia e veniva usata come vocativo nelle preghiere al dio Ra noto anche come Amon o Amen Ra, che era il corrispettivo dello Zeus- Ammone dei Greci. Altre fonti però danno origine diversa della parola Amen. Infatti ho trovato anche che
 è una parola della lingua aramaica, la lingua che Gesù parlava in famiglia e nella quale pregava privatamente. Nella preghiera ufficiale pubblica si usava la lingua ebraica. In aramaico si scrive e si pronuncia "amèn". Deriva dal verbo "aman" che nel significato fondamentale significa "essere fermo/stabile". In aramaico come in ebraico esiste una forma del verbo che si chiama "causativo" (qualcuno che causa qualcosa) e si traduce "fare essere / far fare / far dire / far parlare, eccetera". La forma causativa del verbo "aman" significa "fare stabile, rendere sicuro, rendere fermo" da cui deriva il senso finale di "prestar fede, credere". Da qui deriva il senso profondo che la fede è una iniziativa di Dio il quale causativamente "fa stabile, rende fermo/sicuro" e di conseguenza "gli si presta fede", in una parola "gli si crede". Pertanto ogni qualvolta un credente dice "amen", deve avere la consapevolezza che non recita una formula di chiusura di preghiera, ma fa un'autentica, completa professione di fede. In una paroletta è racchiusa tutta la densità e intensità del "Credo". Un'altra versione: Amen è una parola ebraica: in ebraico tiberiense si scrive אמן (’Āmēn), in ebraico standard אמן (Amen), in arabo آمين (’Āmīn): è una dichiarazione o affermazione che si trova nell'ebraico biblico e nel Corano. È sempre stata usata nel giudaismo, e da lì è stata adottata nella liturgia cristiana come formula conclusiva per preghiere e inni. L'avverbio ebraico אמן ámén significa soprattutto "certamente", "in verità". Etimologicamente è connesso con il verbo אמן ámán, che significa (in forma base, cioè qal) "educare". Importanti sono però i significati derivati: nel nifal significa "esser certo, sicuro", "esser veritiero, vero", per cui anche "resistere", nella forma di hifil credere. Il sostantivo derivato אמת emet significa "ciò che è stabile e fermo", quindi "verità". In questo senso appare per esempio nel Nuovo testamento, quando Gesù enuncia principi fondamentali, che introduce con questa parola "amen": "Amen, amen, dico a voi" - con il significato: "In verità vi dico", "Ciò che dico, è vero e certo". Nell'Islam è la chiosa della prima sura del Corano detta al-Fatiha ("colei, che apre"). Nella liturgia cristiana è usata come risposta dell'assemblea alla fine delle preghiere liturgiche: ha il significato di esprimere l'assentimento per ciò che si è detto e per augurio che la preghiera sia esaudita. Il suo significato si lega al concetto di affidamento. Può essere tradotta così è, così sia, in verità. Per quanto concerne il Padre Nostro ho riscontrato ciò che segue: è indubbio che in passato la cultura egizia e quella mesopotamica abbiano avuto una certa “influenza” su quella ebraica e di riflesso su quella cristiana, questo però non significa che queste ultime non abbiano espresso qualcosa di originale non riscontrabile altrove.
Riguardo il cristianesimo, ci sono alcune persone che hanno prodotto della letteratura nel tentativo di dimostrare che questi abbia quasi del tutto mutuato il suo credo, i precetti e i dogmi da altre culture ed in particolare quella egizia.
Purtroppo alcune di queste persone ha un po forzato la mano cercando di trovare similitudini dove non ci sono, come ad esempio la somiglianza della preghiera del Padre nostro con alcuni testi egizi, decretando di conseguenza che la preghiera è stata mutuata dalla cultura egiziana.
Forse i primi a supporre l’origine egiziana del Padre nostro sono stati Lynn Picknett e Clive Prince citati anche da Giancarlo Tranfo in La croce di spine, ecco cosa scrivono:
Fin dal XIX secolo il grande egittologo E.A. Wallis Budge (13) aveva notato che un’antica preghiera egiziana a Osiride-Amon incominciava con le stesse parole del Padre nostro: «Amon, Amon che sei nei cieli […]» Pertanto sembra chiaro che non sia stato Gesù a comporre il Padre nostro – La rivelazione dei templari, ed. 1998, p. 232
(13) Wallis-Budge, Egyptian Magic, p. 116.
Gli autori affermano candidamente che Gesù non compose il Padre nostro inquanto in passato un altra preghiera iniziava similmente. Non credo che bisogna essere un filologo o chi altro per costatare l’inconsistenza di tale affermazione, un elemento così esiziale non può da solo invalidare la paternità altrui del Padre nostro.
Considerato che il testo di Wallis Budge è presente online verifichiamo la citazione:
O Amen, O Amen, who art in heaven, turn thy face upon the dead body of thy son, and make him sound and strong in the underworld
Traduzione:
O Amen, O Amen, che sei nei cieli, volgi il tuo volto sul corpo morto di tuo figlio, e rendilo sano e forte nel mondo sotterraneo
La frase è presa dal Libro dei morti egizio capitolo CLXII, essa risulta essere una formula, una parola di potere recitata per il defunto, inoltre i suddetti autori sembrano voler far capire che fu lo stesso Wallis Budge a notare la suddetta somiglianza, purtroppo per loro egli non ne fa alcun accenno nel suo testo.
Un altra “forzatura” la troviamo su internet, circola infatti sul web la traduzione anonima di una preghiera egizia, qualcuno è dell’opinione che il Padre nostro sia stato tratto proprio da quest’inno:
Oh Amon, Amon, che sei nei cieli…
…Padre di chi non ha madre.
Quanto è dolce pronunciare il tuo nome.
Dacci come la gioia di vivere, il sapore del pane per il bimbo,
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me.
Fammi dono della tua grazia, fa che io veda te ininterrottamente! Amon
Come fonte viene citato il libro di A. Barucq e F. Daumas, Hymnes et prières de l’Egiypte ancienne, ed. 1980 (cfr. Pier Tulip KRST, ed. marzo 2012, p. 189)
Nel testo di Barucq e Daumas l’inno viene intitolato Preghiera di un cieco ad Amon, veniamo informati che esso è presente in forma di graffito nella tomba di Pairi, l’inno fu tradotto nel 1928 da A.H. Gardiner, secondo questi sembra che l’inno sia stato scritto per un uomo cieco di nome Pawah da suo fratello Thay o Bathay. Barucq e Daumas traggono la loro traduzione francese dal libro di Siegfried Schott Les chants d’amour de l’Égypte ancienne, che a sua volta ha tradotto l’inno dalla versione tedesca grazie a Paul Krieger dal libro di Otto Firchow Ägyptologische Studien H. Grapow zum 70. Geburtstag gewidmet, 1955.
Riporto di seguito l’intero testo francese originale in modo che chiunque possa fare personalmente le proprie verifiche, ho evidenziato in grassetto i versi che presumo essere quelli corrispondenti alla traduzione anonima:

La troisième année, e troisième mois de la saison de l’inondation, le dixième jour; roi de Haute ey BasseEgypte, Seigneur du Doble-Pays Ankhkhepe <rou> rê, aimé de […] ; fils de Rê, Neferneferouaton, aimé […].
Adorer Amon, se prosterner devant Onnofris;
par le prêtre, le scribe des offrandes divines d’Amon dans la demeure d’Ankhkheperourê à Thèbes, Pawaḥ, fils de Iotefsonb. Il dit:

Mon cœur (désire) te voir,
Seigneur des perséas,
lorsque (?) ta gorge porte le vent du nord.
Tu fais qu’on soit rassasié sans qu’on ait à manger;
tu fais qu’on ait à boire.

Mon cœur (désire) te voir,
mon cœur est dans la joie, Amon, protecteur du pauvre!

Tu es le père de celui qui n’a pas de mère,
l’époux de la veuve.

C’est chose douce de prononcer ton nom!
Il est comme le goût de la vie,
il est comme le goût du pain pour l’enfant,
(comme) l’étoffe pour quelqu’un qui est nu,
[…..] come le goût du fruit de [….] à la saison des chaleurs.
Tu es comme [….] avec (?) [….] son père [….].
Tu es come le goût du [……] le Régent (?),
(comme) le souffle de la (brise ?) pour celui qui est en prison.
La paix […..]
[……] le Seigneur au bon caractère, qui pardonne.
Tourne-toi vers nous Seigneur éternal!

Tu étais ici alors que rien n’existait,
tu étais ici et ce fut la provende (?).
Tu as fait que je voie les ténébres [….] que tu donnes (?).
Fais la lumière pour moi, que je te voie (?).
Penche (vers moi) ton ka,
penche ton beau visage bien-aimé.
Tu viendras de loin!
Fais que te voie ton humble serviteur, le scribe Pawaḥ.
Accorde-lui que Rê se penche chaque fois (sur lui).
Vraiment, c’est bon d’être à ta suite,
Amon, grand Seigneur pour qui le cherche,
si toutefois (?) on le trouve.
[…..] puisses-tu chasser la crainte,
puisses-tu placer la joie au cœur des hommes.
Mon visage se réjouit (de) te voir, Amon!
Alors il sera en fête, chaque jour.
Pour le ka du prêtre, scribe du temple d’Amon dans la demeure de Ankhkheperourê Pawaḥ, fils de Iotefsonb.
Pour ton ka! Passe un jour heureux au milieu de tes coincitoyens! Son frère, le scribe dessinateur Batay (?) [….] la demeure (de) […….] Ankhkheperourê.
A. Barucq e F. Daumas, Hymnes et prières de l’Egiypte ancienne, pp. 204-206
Ora proviamo a tradurre i versi evidenziati:
Sei il padre di quello che non ha madre…
…È dolce pronunciare il tuo nome!
È come il gusto della vita,
è come il gusto del pane per il bambino,
Tu hai fatto che io veda le tenebre […] che tu dai (?).
Fai la luce per me, che io ti veda (?).
Veramente, è bello essere al tuo seguito
Il mio viso si rallegra (di) vederti, Amon!
Letto così l’inno ad Amon sembra proprio che non abbia nulla a che fare con il Padre nostro, evidentemente l’anonimo traduttore aveva “necessità” al che l’inno somigliasse il più possibile al Padre nostro, ha quindi aggiunto frasi come Oh Amon, Amon, che sei nei cieli… e sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, che sono totalmente estranee al testo, inoltre è stato cambiato il “senso” ad alcune frasi, possiamo vedere come una lode È come il gusto della vita, è come il gusto del pane per il bambino, sia diventata una richiesta Dacci come la gioia di vivere, il sapore del pane per il bimbo, infine ha posto una sola volta i punti sospensivi (…) come a far voler capire che il testo è interrotto in un sol punto mentre in verità è un collage di versi vari, taroccati ed inventati.
Sempre sul web troviamo un altra traduzione di un presunto testo egizio precursore del Padre nostro:
Il Dio di questa Terra è il governante dell’orizzonte,
è Dio per fare grande il suo nome,
lo dedica all’adorazione del suo nome.
Data la sua esistenza di Dio,
Egli negozierà per te,
la sua somiglianza sta sulla Terra,
a Dio è dato incenso e come alimento offerte quotidiane,
Dio giudicherà il vero e l’onesto e perdonerà i nostri debitori,
Vigila contro le cose che Dio disdegna,
mi preserva dal male,
Dio è il re dell’orizzonte, della potenza, e della gloria,
Egli fa crescere chiunque lo faccia crescere,
permettimi che sia domani come oggi.
Amon. Amon. Amon.
Riguardo al testo viene detto che è tratto dal Papiro di Ani che è la versione più conosciuta del Libro dei morti egiziano.
Purtroppo la verità è ben altra, andiamo ad approfondire.
Anche in questo caso chi ha eseguito la traduzione in italiano è un anonimo, questi in realtà ha tradotto quanto scritto da Ralph Ellis in Tempest & Exodus, p. 31:
Ellis
Ralph Ellis riporta come fonte del testo le Maxims of Ani, cioè le Massime di Ani meglio conosciute come l’Insegnamento di Ani, questo testo contrariamente a quanto qualcuno pensa non ha nulla a che vedere con il Papiro di Ani, sono due scritti completamente diversi.
Controllando il testo in inglese e quello in italiano si possono notare tre “aggiunte” fatte dal traduttore anonimo, credo che ciò sia stato fatto per rendere il testo più somigliante al Padre nostro:
The god will judge the true and honest.Dio giudicherà il vero e l’onesto e perdonerà i nostri debitori.
(God) is the king of the horizon.Dio è il re dell’orizzonte, della potenza, e della gloria
AmenAmon. Amon. Amon.
Ma torniamo all’autore Ralph Ellis, egli in nota riporta la fonte da dove ha tratto il testo delle Massime di Ani, si tratta di un libro di Wallis Budge Egyptian Book of the Dead, ed. 1895, quello che Ralph Ellis non spiega è che le frasi che di seguito riporterò intergralmente non sono l’intero testo delle Massime di Ani, che è molto più lungo, ma esse sono una compilation di frasi riportate da Wallis Budge come esempi dell’uso del termine egiziano neter che significa “dio” o “un dio”, in grassetto sono segnalate le frasi utilizzate da Ellis:
[1] The God is for magnifying his name.
[2] The house of God what it hates is much speaking.
Pray thou with a loving heart the petitions of which all are in secret.
He will do thy business, he will hear that which thou sayest and will accept thine offerings.
[3]
Giveth thy God existence.
[4] The God will judge the right.
[5] In offering to thy God guard thou against the things which He abominateth.
O behold with thine eye His plans. Devote thyself to adore His name.
It is He who giveth souls to millions of forms, and He magnifieth whosoever magnifieth him. Now the God of this earth is the sun who is the ruler of the horizon,
(and)
his similitudes are upon earth is given incense with their food offerings to these daily.
[6] If she (i.e., thy mother) raiseth her hands to God, he will hear
her prayers [and rebuke thee].
[7] Give thyself to God, keep thou thyself daily for
God; and
let to-morrow be as to-day.
Wallis Budge Egyptian Book of the Dead, pp. Lxxxviii-Lxxxix (88-89).
Traduzione:
[1] Dio magnificherà il suo nome.
[2] Dio odia che si parli molto nella sua casa.
Prega con un cuore amante le suppliche di cui tutto sono allo scuro.
Lui farà il tuo interesse, sentirà cioè che dici e accetterà le tue offerte.
[3]
Dona la tua esistenza a Dio.
[4] Dio giudicherà il giusto.
[5] Nell’offrire al tuo Dio stai in guardia contro le cose che Lui detesta.
Guarda con il tuo occhio i Suoi piani. Sii devoto nell’adorare il Suo nome.
È lui che dà le anime a milioni di forme, e magnifica chiunque magnifica Lui.
Ora il Dio di questa terra è il sole che è il sovrano dell’orizzonte,
(e)
sue rassomiglianze sono sulla terra e dato a loro incenso come offerte di cibo ogni giorno.
[6] Se lei (i.e., tua madre) alza le mani a Dio, lui ascolterà le sue preghiere [e ti rimprovera]
[7] Dona te stesso a Dio, custodisciti ogni giorno per Dio, e
lasciare che domani sia come oggi.
Il metodo applicato da Ellis è a dir poco imbarazzante, se confrontiamo i testi di Budge e Ellis notiamo che quest’ultimo ha spezzettato il versi di Budge, li ha poi assemblati in modo che i versi coincidessero più o meno con l’ordine seguito nel Padre nostro, ha poi aggiunto qualcosa di “suo” come la frase mi preserva dal male (Preserve me from decay) e ha ottenuto così il risultato che voleva!


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