Osservando il suo volto, Mama Maru prese a spiegarle:
“Anticamente per imparare ad essere una vera donna si doveva ricevere un’iniziazione. La donna entrava da sola nel Tempio del Puma dove vi rimaneva per sette giorni e otto notti. Adagiata su una pietra del tempio assaporava la vera solitudine. Nell’oscurità più assoluta affrontava la sua paura dell’ignoto e, immersa nel silenzio più impenetrabile, cercava di conoscere la sua vera natura; e ti assicuro che è una battaglia difficilissima.
La lotta più dura da sostenere non è quella combattuta contro un avversario, uomo o donna che sia, ma quella sostenuta contro se stessi.
Lì, dove non percepiva il benché minimo rumore, la donna cominciava a udire i suoni emessi dal suo stesso corpo: il battito del cuore, i suoni sordi dei polmoni, del fegato, del pancreas, dell’intestino, dello stomaco, delle ovaie.
Ogni organo cominciava a intonare la propria musica: suoni mai uditi, mai ascoltati.
In quel ritiro assoluto, attraverso la meditazione, la riflessione e l’analisi di tutta la sua vita, la donna vinceva i propri timori, le proprie paure, fino a scoprire chi fosse realmente e che cosa fosse venuta a fare sulla terra. Colei che entrava nel Tempio del Puma ne usciva preparata, consapevole del proprio potere e della propria forza.
Così, persino la donna sterile poteva uscire in grado di concepire dei figli”.
Kantu ascoltava le parole dell’anziana curandera, cercava di cogliere il significato di ogni parola, di ogni gesto di quella donna, che aveva già percorso una parte del proprio cammino.
Con lo sguardo rivolto verso il fuoco, Mama Maru continuò:
“Ma per poter cominciare la sua iniziazione, la donna doveva prima superare una serie di prove che mitigassero il suo carattere per poter quindi imparare, nel Tempio, a controllare a poco a poco il proprio corpo e la propria mente.
Di tutto quel percorso, la lotta più grande che doveva affrontare era quella del controllo della mente. Lì dentro era continuamente assalita da paure e dubbi: doveva imparare ad avere fede, perché chi non ha fede in se stesso è perduto. Concentrata su se stessa, la donna ripercorreva con il ricordo tutto ciò che aveva fatto da quando era venuta al mondo. Per la prima volta in vita sua affrontava e giudicava se stessa. Rinchiusa in quel recinto la donna doveva imparare ad attraversare la porta dell’eternità senza timore. E se lo voleva davvero, ce la poteva fare.
Tutte le donne possono, è solo questione di volontà.
Una volta che avrai compreso la potenza che risiede dentro di te, potrai alzare la testa, guardare gli altri con amore e dolcezza e agire con serenità e determinazione”. Ognuno di noi individualmente può mettersi davanti al Grande Mistero dell’esistenza e riportarlo nella vita quotidiana, nei nostri rapporti e nel nostro modo di reagire; è la via in cui ognuno può scoprire chi e che cosa è realmente sviluppando conoscenze che possono essere fortemente in contrasto con il copione che la società vuole che rappresentiamo. Con una chiara intenzione, una costante disciplina e un potente discernimento si mette in moto un misterioso “piano” in cui sappiamo per certo che nessun testo o parola sacra, nessuna cerimonia o rito segreto, nessuna guida, guru o fede spirituale può farlo al nostro posto; la ragione è che il piano o la porta in cui entriamo è già dentro di noi, dobbiamo solo riprogrammare il nostro software. Riprogrammare? Ma come si fa? Molto semplice; se Ermete Trismegisto nella Tavola Smeraldina più di tremila anni fa scriveva “come sopra, così sotto” allora significa che in noi c’è una parte di Dio, il Tutto. Si tratta quindi di riuscire a renderlo consapevole e darne coscienza attraverso alcuni approcci e varie metodologie che facilitano in particolari stati di coscienza la creatività, l’intuizione e l’immaginazione. Le pratiche esperienziali che conduco sono perciò occasioni per mettere in discussione le nostre certezze, sapendo che, se miglioriamo noi stessi, sicuramente migliorerà il mondo intorno a noi, che può essere il mondo famigliare, del lavoro, delle amicizie e delle relazioni sociali. La creatività non è una prerogativa di pochi uomini ma una capacità di tutti gli esseri viventi comprese le piante e le rocce; la creatività è un’attenta esplorazione nel nostro mondo interiore non fermandosi alle apparenze ma andando in profondità, con il cuore mettendo la propria firma in tutto quello che si fà in modo originale e nel nostro modo di vedere e percepire le cose capace di condurci sul nostro personale sentiero della rivelazione diretta.

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