domenica 20 novembre 2016

energia cosmica Sakti

L'Eterno Femminino è il principio creativo dal quale tutto ha principio e nel quale tutto ritorna, una misteriosa realtà che si custodisce dentro di sè; è un' insieme di mondi visibili e nascosti; è la fonte, la luce, la notte, l'oscurità. E' la forza Vita/Morte/Rigenerazione. Riunirsi a lei significa stare con sicurezza e orgoglio nel proprio corpo indipendentemente dai suoi doni e dai suoi limiti, parlare ed agire per proprio conto essere consapevoli, vigili, rifarsi ai poteri femminili innati dell'intuito e della percezione, riprendere i propri cicli, scoprire a che cosa si appartiene. Senza di lei le donne perdono la sicurezza del loro cammino, dimenticano perchè sono quì, trattengono senza lasciar andare, restano in silenzio mentre stanno ardendo. Si considera che la bellezza di una donna sorga da dentro che nutrito con il nettare della conoscenza inizia a splendere di una particolare luce divina che traspare attraverso il corpo; è questo il segreto dell'emanazione del fascino, della donna sensuale, armoniosa, giocosa intelligente e profondamente spirituale. Innumerevoli testi tantrici sottolineano il fatto che la loro dottrina è stata rivelata dalla Shakti o "forza cosmica" che simboleggia il mistero della Creazione e il mistero dell'Essere di tutto ciò che è e che diviene, che muore e rinasce in modo incomprensibile. Shakti significa essere capace di fare, avere la forza di agire; è il principio universale di potenza e creatività inseparabile da colui che la possiede il principio maschile, l'immutabilità, la forza statica, la coscienza, o Shiva. La loro sintesi è paragonabile ad una fiamma che ha consumato la materia ed ora è soltanto se stessa, pura energia, armonia cosmica, lo stato androginale; nell'alchimia è la più alta unione trasformativa di sostanze dissimili che insieme attivano energia, introspezione e conoscenza. Nel viaggio della nostra vita ognuno di noi deve sviluppare la parte mancante (maschile o femminile) ma a sua volta l'uomo deve riconoscere nella donna l'incarnazione della Shakti (femminile, lo Yin per la Cina, Ida per l'India), così come la donna deve riconoscere nell'uomo l'incarnazione di Shiva (maschile, lo Yang per la Cina, Pingala per l'India). Un contributo particolare alla riscoperta e alla valorizzazione della femminilità e del principio femminile proprio perchè tale energia può manifestarsi solo al fianco di un uomo capace di apprezzarne il valore; a sua volta l'uomo può realizzare la sua piena coscienza solo accompagnato dall'energia immensa di una donna e realizzare assieme un nuovo paradigma familiare basato sulla vera gioia di una relazione e l'amore incondizionato verso i propri figli e i propri progetti. L'AMORE TRA I DUE UNISCE I DUE MONDI, MASCHILE E FEMMINILE, CREANDO UN UNICO UNIVERSO DOVE TUTTO E' PERFETTO. La venerata Shakti, sorgente dell'energia, apre gli occhi e l'universo si riassorbe in pura coscienza, chiude gli occhi e l'universo si manifesta in lei! Nelle antiche culture il ciclo lunare è riconosciuto come espressione della parte femminile del divino nella terra e nelle donne; i differenti aspetti dell'intera vita di una donna quindi possono essere rappresentati dall'archetipo del divino che offrono ognuno la comprensione della nostra natura e sottolineando la necessità di divenirne consapevoli. E' il manifestarsi di un segreto interiore che richiama fascino e seduzione, spirituale e creativo a cui anche l'uomo può attingere come risorsa energetica in quanto contenente spirito ardente e produttivo. E' nostro dovere prendere coscienza della propria attinenza con la ciclicità per poterci risvegliare e riappropriarci della nostra essenza. Le donne in età fertile sono cicliche per natura ma anche quando si segnano le date del ciclo sul calendario non si rendono conto che l'evento sia appunto ciclico e non lineare come la cultura tipica della nostra società ci ha abituato invece a pensare trasformando così la vera natura femminile in qualcosa di stereotipato e distaccato dal vero principio creativo di ognuna, creando un profondo malinteso, una separazione dalla fonte esistenziale, sterilizzandone gli istinti e i cicli naturali di vita soggiogati dalla cultura o dall'intelletto o dall'io, propri o altrui. Quando una donna ha una relazione infranta con la propria natura si sente arida, affaticata, fragile, confusa, impaurita, sterile, senza sentimenti. E' una donna che ha paura di rivelarsi, di avventurarsi, di partire per un viaggio, di parlare, di provare il nuovo di umiliarsi davanti all'autorità, di perdere energia di fronte a progetti creativi; è una donna affogata nella routine domestica, nel lavoro o nell'inerzia perchè questi sono i posti più sicuri per chi ha perduto i propri istinti. Una donna che si risveglia è una donna che si toglie la maschera e vive secondo la propria natura femminile trovando equilibrio tra il dentro e il fuori, capace di trasformare in modo benefico tutto ciò con cui entra in contatto, di raggiungere uno stato di consapevolezza che permetta di fare sempre la scelta giusta al momento giusto nel completo rispetto di se stesse del prossimo e dell'ambiente. Significa risvegliare e ritrovare il collegamento ancestrale con l'archetipo della Grande Dea Madre con la Dea Lunare che rende ogni donna capace di affrontare situazioni estreme con grande forza e di rinascere dalle proprie ceneri. Nella preistoria la figura femminile era rispettata e venerata in quanto generatrice di prole ed era prevalentemente relegata al ruolo di madre e raccoglitrice; con l’affermarsi delle grandi civiltà la situazione cominciò a cambiare verificandosi la frammentazione della dea Gaia, la madre-terra. Le divinità che rappresentavano le differenti categorie di donne assunsero l’aspetto dell’amante licenziosa (Afrodite), di moglie frustrata (Era), di donna isolata (Artemide) e razionale (Atena). La vera discriminazione nei confronti delle donne è iniziata con la nascita delle religioni monoteiste un vero e proprio dogma per far sentire l’uomo superiore alla donna, nonostante si esalti la purezza e la verginità di alcune quali Maria la Madonna l’unica scampata al peccato originale. Nel medioevo le donne vennero incolpate d’atti di lussuria e fornicazioni d’ogni genere accusando di stregoneria quelle che avevano il potere di guarire le persone o un’ intuito superiore a quello degli uomini. La vera rinascita della donna ebbe inizio ai tempi della Prima Rivoluzione Industriale in cui divenne parte integrante e fondamentale della società poiché era impegnata nel sistema produttivo; dal secondo dopoguerra sono iniziate le lotte che hanno portato la condizione femminile alla situazione attuale, ossia alla reale, ma per alcuni solo ipotetica, parità dei sessi. In ricordo delle migliaia di vittime cadute per la difesa dei propri diritti nel 1910 venne istituita la giornata internazionale della donne fissando la data dell’8 marzo di ogni anno in cui le donne si riuniscono per festeggiare con trasgressioni di ogni tipo e genere perdendo il significato commemorativo della giornata mentre in alcuni paesi del mondo la donna è ancora costretta a coprirsi completamente e a vivere d’elemosina, in altri a causa di atroci tradizioni vengono mutilati gli organi genitali, altre vengono spinte al suicidio per la disperazione. Si pensa solo a festeggiare ponendo la donna nella pericolosa condizione di illudersi di avere in virtù della sua forza interiore conclamata il diritto di ritenersi superiore al genere maschile procurandole una caduta rovinosa dalla cima della sacra torre d’avorio sulla quale è giunta attraverso secoli di sofferenze; è sconfitta dalla sua stessa sacra essenza che vuole che ogni donna espleti se stessa nella potenza di un gesto o di uno sguardo e non nell’affannata corsa al raggiungimento di un obiettivo sterile che la esula totalmente dalla sacralità. "Secondo un’antica Profezia Andina, giungerà il giorno il cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione dalla civiltà attuale e dare infine origine a una società di pace, armonia e fratellanza nel futuro." “In cosa consisteva, nel passato, l’educazione della vera donna?” domandò Kantu.
Osservando il suo volto, Mama Maru prese a spiegarle:
“Anticamente per imparare ad essere una vera donna si doveva ricevere un’iniziazione. La donna entrava da sola nel Tempio del Puma dove vi rimaneva per sette giorni e otto notti. Adagiata su una pietra del tempio assaporava la vera solitudine. Nell’oscurità più assoluta affrontava la sua paura dell’ignoto e, immersa nel silenzio più impenetrabile, cercava di conoscere la sua vera natura; e ti assicuro che è una battaglia difficilissima.
La lotta più dura da sostenere non è quella combattuta contro un avversario, uomo o donna che sia, ma quella sostenuta contro se stessi.
Lì, dove non percepiva il benché minimo rumore, la donna cominciava a udire i suoni emessi dal suo stesso corpo: il battito del cuore, i suoni sordi dei polmoni, del fegato, del pancreas, dell’intestino, dello stomaco, delle ovaie.
Ogni organo cominciava a intonare la propria musica: suoni mai uditi, mai ascoltati.
In quel ritiro assoluto, attraverso la meditazione, la riflessione e l’analisi di tutta la sua vita, la donna vinceva i propri timori, le proprie paure, fino a scoprire chi fosse realmente e che cosa fosse venuta a fare sulla terra. Colei che entrava nel Tempio del Puma ne usciva preparata, consapevole del proprio potere e della propria forza.
Così, persino la donna sterile poteva uscire in grado di concepire dei figli”.
Kantu ascoltava le parole dell’anziana curandera, cercava di cogliere il significato di ogni parola, di ogni gesto di quella donna, che aveva già percorso una parte del proprio cammino.
Con lo sguardo rivolto verso il fuoco, Mama Maru continuò:
“Ma per poter cominciare la sua iniziazione, la donna doveva prima superare una serie di prove che mitigassero il suo carattere per poter quindi imparare, nel Tempio, a controllare a poco a poco il proprio corpo e la propria mente.
Di tutto quel percorso, la lotta più grande che doveva affrontare era quella del controllo della mente. Lì dentro era continuamente assalita da paure e dubbi: doveva imparare ad avere fede, perché chi non ha fede in se stesso è perduto. Concentrata su se stessa, la donna ripercorreva con il ricordo tutto ciò che aveva fatto da quando era venuta al mondo. Per la prima volta in vita sua affrontava e giudicava se stessa. Rinchiusa in quel recinto la donna doveva imparare ad attraversare la porta dell’eternità senza timore. E se lo voleva davvero, ce la poteva fare.
Tutte le donne possono, è solo questione di volontà.
Una volta che avrai compreso la potenza che risiede dentro di te, potrai alzare la testa, guardare gli altri con amore e dolcezza e agire con serenità e determinazione”. Ognuno di noi individualmente può mettersi davanti al Grande Mistero dell’esistenza e riportarlo nella vita quotidiana, nei nostri rapporti e nel nostro modo di reagire; è la via in cui ognuno può scoprire chi e che cosa è realmente sviluppando conoscenze che possono essere fortemente in contrasto con il copione che la società vuole che rappresentiamo. Con una chiara intenzione, una costante disciplina e un potente discernimento si mette in moto un misterioso “piano”  in cui sappiamo per certo che nessun testo o parola sacra, nessuna cerimonia o rito segreto, nessuna guida, guru o fede spirituale può farlo al nostro posto; la ragione è che il piano o la porta in cui entriamo è già dentro di noi, dobbiamo solo riprogrammare il nostro software. Riprogrammare? Ma come si fa? Molto semplice; se Ermete Trismegisto nella Tavola Smeraldina più di tremila anni fa scriveva “come sopra, così sotto” allora significa che in noi c’è una parte di Dio, il Tutto. Si tratta quindi di riuscire a renderlo consapevole e darne coscienza attraverso alcuni approcci e varie metodologie che facilitano in particolari stati di coscienza la creatività, l’intuizione e l’immaginazione. Le pratiche esperienziali che conduco sono perciò occasioni per mettere in discussione le nostre certezze, sapendo che, se miglioriamo noi stessi, sicuramente migliorerà il mondo intorno a noi, che può essere il mondo famigliare, del lavoro, delle amicizie e delle relazioni sociali. La creatività non è una prerogativa di pochi uomini ma una capacità di tutti gli esseri viventi comprese le piante e le rocce; la creatività è un’attenta esplorazione nel nostro mondo interiore non fermandosi alle apparenze ma andando in profondità, con il cuore
mettendo la propria firma in tutto quello che si fà in modo originale e nel nostro modo di vedere e percepire le cose capace di condurci sul nostro personale sentiero della rivelazione diretta.
  

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