lunedì 10 agosto 2015

Shintoismo-Storia antica



Antecedentemente al regno di Suiko (593-628), non sussistono prove documentabili circa il jingi saishi (神祇祭祀, venerazione dei kami), quindi si può semplicemente ricostruire attraverso quel sapere frammentario che è pervenuto.
L’esistenza di matsuri (祭り)viene dimostrata dalle descrizioni presenti nel Kojiki e nel Nihonshoki. Inoltre, nel Kojiki, si narra come Ōkibitsuhiko no mikoto e Wakahiko Takebitsuhiko no mikoto avessero posizionato delle iwaibe (祝部、urne cerimoniali) sullo Hikawa no Saki (“prima della riva del fiume Hi”) nella provincia di Harima, prima di procedere alla conquista della provincia di Kibi (una regione che includeva le attuali prefetture di Okayama, Hiroshima, Hyōgo e Kagawa), come pure si narra che durante il regno di Sujin (97-30 A.C.) iwaibe furono piazzate a Wanisaka (oggi, la prefettura di Nara) prima che l’esercito fosse schierato per la ribellione condotta dal principe Takehaniyasu.
Sempre dal Nihongi sappiamo che venivano effettuati riti in occasione di eventi tattici, quali l’avanzata dell’esercito in zone impervie, e che si era soliti offrire scudi e lance ai kami tutelari, sebbene solo in periodo medievale i kunitama (国魂, spiriti della terra) saranno venerati in tutto il paese.
Possiamo anche presumere che gli oracoli e i bokusen (卜占、le altre forme di divinazione) rappresentavano importanti elementi del primo shintoismo, in quanto, secondo il Nihongi, l’imperatore Jimmu fu reso edotto sulle pratiche magiche da un kami apparso in un sogno.
Sempre nel Nihongi si trovano riferimenti primitivi alla figura del itsukinomiko (斎皇女) o saiō (斎王), giovani figlie o sorelle dell’imperatore assegnate quali sacerdotesse vergini al servizio del kami. Infatti, nel Nihingo si narra che Toyosukiirihime abbia ricevuto un oracolo da Amaterasu, e per ringraziarla le abbia consacrato il villaggio Kasanui nella provincia Yamato; successivamente Amaterasu prenderà possesso del corpo di Yamatohime no mikoto.
Anche nelle antiche cronache cinesi troviamo informazioni utili ai fini della nostra ricerca. Nel Sanguo Zhi (三國志, Cronache dei Tre Regni), compilata da Chen Shou vengono descritti gli usi e i costumi giapponesi. In particolare, si trova la descrizione dell’abitudine, quando si viaggiava dal Giappone alla Cina, di selezionare un uomo come “addetto al lutto”, ovvero assolvendo un ruolo simile al “maestro dei riti” che sarà incluso sulle navi nelle missioni ufficiali in Cina; le sue funzioni ricordano quelle fondamentalmente adempiute durante un rito funebre e sembrano implicare la presenza interiore di uno shinshoku, essendo tale incaricato soggetto a uno stato di taboo e seclusione mentre prega per la salvezza delle persone.
Inoltre, si narra che la regina Himiko avesse la capacità di parlare con gli spiriti e confondere le menti delle persone. E’ possibile interpretare il nome “Himiko” come “suprema figlia (御子, miko) del sole (日, hi), o miko (巫女, sacerdotessa) del sole, indicando dunque l’antica pratica della venerazione del sole. Himiko viene descritta come un’insolita regnante: una sciamana nubile, sorvegliata da cento uomini e servita da mille donne e da un solo servitore, grazie al quale comunicava con il mondo esterno.
Le ricerche archeologiche non hanno ancora permesso di comprendere pienamente lo sviluppo dello shintoismo nei suoi primi anni. Sappiamo che nel periodo Jōmon non venivano semplicemente edificati dei pilastri, ma anche collegati tra loro da travi (vedasi il sito di Koyabe nella prefettura di Toyama ), e ciò lascia supporre che le strutture fossero più imponenti di quanto ricostruito sino a oggi.
Da metà periodo Yayoi in poi non è insolito trovare artefatti di bronzi, tra cui anche dōtaku (銅鐸, campane di bronzo), oggetti dall’insolita forma di campana, tuttavia non c’è alcuna evidenza di quale fosse il loro uso. Sempre a partire da metà periodo Yayoi, troviamo regolarmente nelle tombe kagami (鏡, specchi), spade, alabarde e altre armi, magatama (勾玉, gioielli dalle pietre ricurve). Tale pratica continuerà sino al periodo Kofun, avviando un nuovo paradigma di pensiero, non presente nel continente, e si svilupperà ulteriormente all’interno dello shintoismo. In particolare, nel periodo Kofun troviamo oggetti magici denominati “komochi magatama (子持ち勾玉、magatama per invocare la fertilità) sulla credenza che le pietre potessero crescere, moltiplicarsi e muoversi da sole.
E’ logico pensare che fossero in uso riti interni, usando gli stessi oggetti ritrovati nelle tombe; inoltre, si incominciavano a diffondere i primi riti esterni, perlopiù harae (払え), riti di purificazione legati all’energia dell’acqua con l’intento di portare via le impurità (罪, tsumi) e le contaminazioni (汚れ, kegare) dalle persone.
Solo a seguito dei codici legali del sistema Ritsuryō, dopo la seconda metà del 7° secolo, e con la compilazione delle prime cronistorie nazionali, lo shintoismo gradualmente ottiene una sua prima sistematizzazione, che coincide con l’affermarsi di un governo con autorità centralizzata.
Forse anche per effetto delle relazioni tese con Corea e Cina, che poi sfoceranno nella guerra Hakusonkō del 663, nel luglio 645 (lo stesso anno delle riforme Taika (大化の改新 - Taika no kaishin), Soga no Ishikawamaro esortò l’imperatore ad assegnare un ruolo preminente ai riti, indicandoli come ideale fondamentale dell'”unità di rituale e di rito”.
Nel 672 vengono celebrate preghiere e offerte ad Amaterasu ōmikami per celebrare la vittoria di Ōama no Ōji nella guerra Jinshin (壬申の乱). La corte dell’imperatore Tenmu attribuirà maggiore importanza ai templi di Hirose e di Tatsuta. Nel decimo anno del regno di Tenmu (681), saranno emessi ordini per implementare il Ritsuryō come pure per registrare “gli eventi dell’antichità”. Inoltre, fu introdotta l’usanza di versare heihaku (幣帛 , tributi) all’inizio dell’anno ai vari kami, e fu avviato un processo di restauro dei templi dei kami del cielo e della terra, come pure di Ise Jingū (Grante Tempio di Ise). Proprio in questo periodo troviamo le prime strutture architettoniche denominate miya  al posto dei primi yashiro con i loro semplici tetti, uno sviluppo architettonico che sembra essere una risposta ai templi buddisti.
Sempre in questo periodo incominceranno a tenersi annualmente diciannove riti di tredici tipi, come successivamente stabilito nel codice Yōrō del 757. Vengono gettate le prime basi per un sistema nazionale di riti con l’istituzione del Kantsukasa (神司), un dipartimento delle divinità, poi sostituito dal Jingikan (神祇官). L’imperatore Tenmu istituì il Daijō sai (大嘗祭 , rituale dell’incoronazione) e lo Shikinensengū (式年遷宮, Rimozione regolare del Grande Tempio di Ise), pratiche che continueranno per circa 1300 anni. Tre riti venivano eseguiti dall’imperatore stesso: lo tsukinamisai (月次祭) il sesto e il dodicesimo secolo, e il niinamesai (新嘗祭) l’undicesimo mese. Durante questi riti veniva preparato un pasto, a base di grano, condiviso dall’imperatore e da Amaterasu quale espressione per ringraziare per il raccolto dell’anno e pregare per il raccolto dell’anno venturo. Questi riti seguivano il ciclo della coltura del riso, e i riti del sesto e del dodicesimo secolo coincidevano con i riti locali per gli antenati.
Il Jingikan indirizzava i suoi rituali ai tenjinchigi (天神地祇, kami del cielo e della terra). Sin dall’era Tang, troviamo in Cina, i rengui (riti per gli spiriti dei defunti), tuttavia in Giappone tale usanza rimane confinata a limitate aree geografiche, diffondendosi maggiormente il culto del goryō (御陵、tomba imperiale), riservato ai nobili, rivolto ad acquietare i loro spiriti e impedire il loro tatari(崇り, improvvisa e violenta apparizione); invece, la pratica della venerazione verso gli spiriti umani sarà comune da metà medioevo sino al periodo Edo.
Il codice Ritsuryō del periodo Nara, inoltre, imponeva sei astinenze ai maestri del rituale e ai partecipanti. Non era richiesta nessuna forma rigida di ascetismo, ma veniva enfatizzata l’attitudine di una persona nel venerare il kami. I senmyō (宣命, proclamazioni imperiali) ponevano l’enfasi sul meijō seichoku (明浄正直), ovvero intelligenza, purezza e onestà. Nel periodo Heian, credenze riguardanti il concetto di impurità assumono un peso sempre maggiore anche attraverso l’influenza della divinazione Yin-Yang. I cosiddetti riti esterni vengono affidati ai maestri Yin-Yang e ai monaci buddisti, i quali praticano invocazioni e rituali ascetici, in modo da isolarsi rispetto alle pratiche degli altri riti.
Alla fine del periodo Nara il sistema dello hanpei entrò in crisi, e così durante il regno dell’imperatore Kanmu fu varato un piano per riorganizzare il sistema Ritsuryō dividendo i templi ufficiali in due categorie: kanpei (官幣、templi imperiali) e kokuhei (国幣、templi provinciali). Secondo questo piano, i templi al di fuori della regione del Kinai ricadevano sotto la giurisdizione dell’amministrazione provinciale dei governatori provinciali. Il governo centrale creerà un nuovo sistema di tributi (奉幣、hōhei) per i kami principali, e conferirà particolare attenzione ai kami consacrati a templi eminenti(祭神、saishin), tuttavia ciò provocherà un indebolimento del sistema amministrativo del governo, e conseguentemente il Jingikan verrà degradato a una sorta di impiegato del Daijōkan. Lentamente il sistema istituzionalizzato durant il periodo Heian si sgretolerà. Sotto gli imperatori Saga (809-823), Seiwa (858-876) e Daigo (897-930), verranno istituiti gli shiki (指揮、sistemi di procedura legale), e verranno riorganizzati i procedimenti dei rituali, e con gli Engishiki (Procedure dell’Engi Era, 905-927), finalmente cambierà l’antico sistema dei codici civili.
Nello stesso periodo il buddismo, i sistemi di divinazione Onmyōdō basati sulla filosofia cinese Yin-Yang, e lo Shugendō videro nuovi sviluppi, e similarmente anche lo Shintoismo. In particolare, gli ujigami perdettero la loro importanza acquisita inizialmente a favore di kami maggiori (due terzi dei templi erano consacrati a quattro kami: Inari, Hachiman, Ise e Tenjin) che venivano venerati su ampie regioni, e vennero relegati nei massha (末社、templi sussidiari). Inoltre, questi kami incominciavano a mostrare elementi tipici dello shinbutsu shūgō, e venivano caricati di molteplici aspettative: le preghiere erano ancora perlopiù legati a culti dell’agricoltura e delle fertilità, tuttavia incominciavano ad apparire nuove virtù e caratteristiche divine.

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