venerdì 9 maggio 2014

Abduction

Centinaia di persone sono accorse all'ultima convention nazionale del Mutual Ufo Network, o MUFON, a Denver, apertasi a Settembre per condividere le loro esperienze con altri rapiti. Stace Tussel, una madre single, laureata con il massimo dei voti al college, era restia parlare dei suoi incontri ravvicinati con gli extraterrestri. "Non sono spaventata nel senso comune del temine. Sono un po 'nervosa per come la gente può reagire. Credo di aver vissuto vissuto a lungo a contatto con una intelligenza non-umana". "Sono stata testimone di numerosi avvistamenti, molte cicatrici appaiono tutt'ora sul mio corpo senza spiegazioni - come quello sul mio dito", ha detto Tussel. "Una volta mi sono svegliata con tre linee rosse diagonali. Altre volte con delle impronte di mani bruciate che nessuno avrebbe potuto fare, meno che mai le avrei potute fare io." Quando gli è stato chiesto se i suoi ricordi siano soltanto sogni un pò più reali degli altri, Tussel risponde: "Io non so se un sogno possa causare un effetto di tipo fisico come le stigmate, o peggio cicatrici nel corpo". Tussel, ha deciso di aiutare le persone che hanno vissuto esperienze simili alle sue. Ha aperto un sito e un forum dove cerca di dare supporto a persone che non vengono credute, e dedica ormai tutto il suo tempo libero agli Ufo e al fenomeno dei rapimenti. Anche se lei on condivide l'espressione rapimento, preferisce la parola esperienza, che l'ha cambiata, "arricchita spiritualmente" e non vuole fare la vittima. "Io non credo di essere stata presa contro la mia volontà", ha più volte ribadito. "Credo che in tutta la mia vita, sono stata disposta a condividere delle informazioni, per lavoro, l'unica differenza è che adesso queste esperienze sono di carattere paranormale, e chi le manda sono esseri che non abitano questa terra" asserisce convinta. "Non voglio andare troppo nel dettaglio su quello che ho visto alcune cose ancora mi creano turbamento e la ferita e troppo forte", ha continuato. Mentre Tussel e gli altri sono del tutto convinti delle loro esperienze, gli psicologi frenano, parlano di immagini generate da una cattiva interpretazione dei sogni e di una realtà creata dai media. Ricordi elaborati dal nostro cervello, che possono diventare facilmente radicate nel nostro subconscio e quindi vividamente rievocate nei nostri sogni.
"I sogni diventano talmente reali da non poterli distinguere dalla realtà: "le dinamiche sono ricorrenti e sono frutto di una cattiva gestione del proprio subconscio" afferma Susan Clancy ricercatrice di psicologia dell'Università di Harvard, e esperta di disturbi della personalità. Clancy e Richard McNally, che conducono la ricerca psicologica basata sull'elaborazione di falsi ricordi, credono che un disturbo comune chiamato "paralisi da sonno" può spiegare perché tante persone proclamatesi "rapiti" sono assolutamente convinti che ciò hanno vissuto è reale. La paralisi da loro la consapevolezza che oltre alla mente anche il loro corpo è coinvolto in maniera totale nell'esperienza che stanno vivendo, andando a cementare i loro ricordi fino a farli diventare incubi. Gli esperti dicono che le paralisi del sonno, sono abbastanza comuni ma difficili da diagnosticare, sia per la vergogna del paziente a parlarne sia per la sfera intima che presuppone confidarsi su questa difficile condizione. Molti medici inoltre non conoscono il problema e liquidano la patologia come semplici incubi ricorrenti. Nelle paralisi del sonno, il paziente tenta di muoversi nel momento dell'addormentamento o immediatamente dopo il risveglio ma, per un momento, trova impossibile farlo. Questi episodi occasionali possono essere molto drammatici. Gli episodi somigliano all'inibizione motoria che accompagna il sonno REM e sono comuni nel bambino e in adulti normali. Questo stato di paralisi è dovuto dalla persistenza dello stato di atonia che i muscoli presentano durante il sonno ed è causato da una discordanza tra la mente e il corpo: il cervello è attivo e cosciente, e il soggetto riesce spesso a vedere e sentire chiaramente ciò che lo circonda, nonostante ciò il corpo continua a rimanere in stato di riposo. Ciò solitamente incute nell'individuo affetto terrore e angoscia. Le cause più comuni sono: mancanza di riposo, stress ritmi di sonno irregolari. Spesso la "vittima" di tale paralisi tende a gridare, talvolta chiedendo aiuto, ma quando cercherà di farlo non griderà, bensì emanerà solo un lieve sussurro ed avrà la sensazione sgradevole, di sentire la propria voce soffocata da qualcosa di anomalo. Tuttavia alcuni conti non tornano, lo sanno bene gli stessi ricercatori che su alcuni soggetti con impianti sottocutanei non riconducibili ad interventi chirurgici devono alzare bandiera bianca, rinunciando a dare risposte solo di tipo psicosomatico. In America tra mille problemi tuttavia la realtà della abduction si sta ritagliando una fetta di popolarità e il fenomeno oggi non è più relegato ad una semplice allucinazione di massa. Un primo passo verso la verità, che si voglia credere o meno a queste persone, loro hanno diritto a sapere cosa sta succedendo nelle loro vita tumultuose.

La mattina di giovedì 9 dicembre 1954 a Gricignano d'Aversa, in provincia di Avellino, il contadino Giovanni Aquilante, di circa cinquant'anni, si era alzato come di consuetudine verso le sei per avviarsi al proprio lavoro sui campi. Atteso per pranzo, non avrebbe più dato notizia di sé, scomparso ufficialmente nel nulla. La sera di due giorni dopo, verso la mezzanotte, uno dei figli dell'uomo, Andrea, ed un altro membro della famiglia, scorsero nei pressi della loro abitazione, al di là del muretto, due esseri di bassa statura e dagli occhi fosforescenti. Sgomenti dalla visione, Andrea e il suo parente cercarono di avvicinarsi alle figure, ma non appena scavalcarono il muretto realizzarono che ambedue erano scomparse. Verso le sei del giorno successivo, Aquilante fece ritorno a casa:era scioccato e affamato, ma non pareva per nulla stanco. Alle reiterate richieste di spiegazioni sulla sua scomparsa da parte della moglie e dei figli evitò in un primo momento di rispondere, lasciando costoro interdetti. Un particolare che tuttavia incuriosì la famiglia fu che malgrado avesse costantemente piovuto durante quei due giorni di assenza del loro congiunto, questi era del tutto asciutto, dalle scarpe, ai vestiti, ai capelli. Qualche ora più tardi, cedendo alle invocazioni di chiarimento, l'Aquilante, chiamato in disparte un famigliare, si decise a parlare, narrando quella che parve essere a tutti gli effetti una storia incredibile ed assurda.
Quel mattino, incamminatosi come sempre sulla strada dei campi, si era imbattuto, all'altezza del casello ferroviario del paese, in << due strani individui >> , di bassa statura, << vestiti come l'arcobaleno >>, che, malgrado la sua forte struttura fisica lo avevano afferrato per le mani, sollevato da terra e trasportato in cielo. Altro dettaglio anomalo: l'uomo disse che ai suoi occhi (significativa precisazione) le due figure, alla stregua di << elastici >>, mutavano continuamente le loro dimensioni, in quanto ora apparivano come dei nani, ora come dei giganti. Dove e come avesse trascorse quelle quarantotto ore, non fu in grado di ricordare: unica immagine rimastagli impressa nella mente era quella dei due misteriosi esseri con i quali a suo dire aveva viaggiato attraverso il cielo e che, rilasciandolo nelle vicinanze della sua casa, gli avevano promesso che sarebbero tornati a riprenderlo.
..nel 1974 i ricercatori della sezione campana del CUN intrapresero una rivisitazione di quel lontano caso, durante la quale riuscirono a rintracciare il figlio del presunto addotto, Andrea, che era stato a sua volta testimone dell'avvistamento di quelle stranissime figure. Da costui appresero che il papà, Giovanni Aquilante, era rimasto fortemente segnato da quell'evento a livello fisico e psichico, tanto da trascorrere il resto della sua esistenza nel costante terrore di imbattersi nuovamente in quelle entità.

"Ho fatto diversi avvistamenti, anche abbastanza eclatanti, che mi avevano già convinto che si trattassero di ufo. Ma quando te li ritrovi in camera da letto, beh, il discorso cambia!" Si apre un sorriso sul volto di Maurizio Baiata, mentre mi racconta questo incontro ravvicinato del 4° tipo. A tu per tu con gli alieni, roba da film di fantascienza o, peggio, da esaltati. Non ti aspetti che a parlartene, senza remore e senza imbarazzi, con una serenità stile zen, sia invece un collega, una persona sicuramente seria e senza dubbio pure sana di mente...
Stupisce dunque l'esperienza incredibile che Baiata- giornalista e scrittore, con un passato di brillante critico musicale e un presente di ufologo stimato in tutto il mondo (insomma, “dischi&dischi volanti”, come ama scherzare lui) - dice di aver vissuto 13 anni fa. Un incontro che lo ha cambiato per sempre, come spiega nel suo libro "Gli alieni mi hanno salvato la vita", un'autobiografia che si legge come un romanzo. Lo ho incontrato durante l'International X Congress organizzato a Pescara dall'amico Pino Morelli ed ha accettato di ripercorrere con me quei momenti che anche lui ha saputo rielaborare e comprendere solo adesso, a distanza di oltre un decennio.
"Una notte del 1999 mi sono svegliato alle 4 del mattino e mi son trovato 3 classici grigi accanto al mio letto. Ho comunicato con loro più o meno telepaticamente. Ma ho capito quello che è successo veramente solo in regressione ipnotica negli Stati Uniti, a Phoenix. Cosa volevano da me? Quando vengono, usano una frase chiave che è uguale per tutti i contattati del mondo: "Non ti preoccupare, non ti faremo alcun male". Sono un po' biblici, nel loro approccio...
Ma in effetti ti ritrovi in uno stato di paralisi fisica e puoi solo gestire un rapporto mentale con loro. Gli occhi -che ancora sono aperti- possono guardare e vedere attorno a te tutto quello che sta accadendo, ma il tuo corpo è immobilizzato. La mente invece è vigile. Eppure l'interazione che ha luogo in quel momento non è più legata ad una straordinarietà: diventa ordinaria per la persona che la sta vivendo, perché a quel punto tu sei in contatto con loro. Fai conto di poter parlare con un gorilla. È chiaro che sarebbe estremamente strano, giusto? Il nostro linguaggio, il livello di comunicazione è molto diverso. Bé, è la stessa cosa con loro, solo che avviene telepaticamente.
Questa comunicazione telepatica però durò pochissimo e io fui convinto di averli mandati via: con la forza del pensiero o con il vuoto delle arti marziali, visto che ne sono stato un praticante per molti anni. E invece non andò così. Nel 2010, 11 anni dopo, ho capito che venni portato da un'altra parte e sottoposto a degli esami medici, ad un qualcosa che poi ho capito esser stato determinante nell'arco della mia vita. La loro presenza è da sempre con me."
Gli anglosassoni le chiamano "abductions": veri e propri rapimenti dove le vittime sono esseri umani e gli aguzzini entità provenienti da altri mondi. Spesso i racconti sono drammatici: gli addotti vivono come un trauma quell'esperienza che la maggior parte del mondo scientifico spiega come semplici allucinazioni ipnagogiche. Insomma, si tratterebbe solo di sogni, ma così realistici da essere scambiati per eventi davvero accaduti. Maurizio Baiata però è sicuro di essere stato ben sveglio, durante quel contatto straordinario che ha assunto per lui un significato speciale. I suoi profondi occhi neri hanno un guizzo quando glielo domando.
"Per me in primis è scattata una forma di rimozione totale dell'esperienza e non ho più voluto pensarci per molti anni. Però dopo gli incontri con tante persone che si dicevano addotte e mi chiedevano una mano, ovviamente dentro di me è iniziata a sorgere l'esigenza di saperne sempre di più. Così da 2 o 3 anni a questa parte ho cambiato atteggiamento nei confronti del fenomeno e non lo considero assolutamente di natura negativa. Ovviamente, esistono gli alieni negativi, come esistono gli uomini che non vogliono il nostro bene. Ma io direi- come diceva il colonello Corso- che in fondo il loro atteggiamento nei confronti dell'essere umano è sostanzialmente neutrale. Però è evidente che hanno bisogno di qualcosa che noi possediamo. Questo è uno dei punti in discussione."
Una vicenda eccezionale, la sua, ma- assicura- non unica. Anzi, secondo il giornalista/ufologo esisterebbe una casistica impressionante, anche qui, in Italia, con un numero di presunti rapimenti alieni da brivido. Anche se pochi, pochissimi lo raccontano. Perché hanno paura di passare per pazzi, perché non riescono a comprenderne la reale natura di ciò che è avvenuto o forse perché non ne hanno un ricordo consapevole...
"Sono tutte buone ragioni per evitare di parlarne, tutte insieme. Ma il primo motivo è perchè non capiscono che cosa sia successo e non sanno come vivere questo tipo di esperienza. A chi la vanno a raccontare? Quindi, tengono tutto per sé e si rivolgono ad un supporto di ordine terapeutico solo quando si convincono di averne bisogno. Si arriva così a capire che quelle esperienze fanno parte di un altro livello della nostra esistenza. A livello di coscienza, il fenomeno delle abduction è un fenomeno di carattere evolutivo, non involutivo, perché ti pone rispetto alla presenza dell'alieno su un piano quasi di parità, di dignità. Ovvero, se loro sono interessati a noi- a me, ad esempio -anch'io sono interessato a loro; c'è una forma di scambio e di dialogo e la cosa è funzionale per tutti.
Però senza dubbio c'è un mondo sommerso, una realtà che non emerge, proprio perché le persone sono estremamente reticenti. Negli Stati Uniti va un po' diversamente, ma solo perché c'è stato il Professor John Mack, docente di psichiatria ad Harvard, che probabilmente ci ha rimesso la vita oltre che la carriera per aver voluto affrontare questo tipo di problematica da un punto di vista accademico e scientifico. A tutt’oggi l'impostazione generale nel confronto del problema delle 'abduction'- o 'fenomeni di contatto', come io preferisco chiamarle- è appannaggio di pochissimi ricercatori, tra psicologi, psicoterapeuti, ipnoterapeuti.
In Italia si contano sulle dita di una mano. Così tra ufologi, alienologi e gli esperti deputati scientificamente allo studio ancora non c'è quell'interazione che potrebbe far portare il livello della ricerca un po' più in alto. Ma i contattati invece sono migliaia! Sicuramente, in Italia sono migliaia. Anzi, con il professore Corrado Malanga, molti anni fa, riuscimmo più o meno ad individuare con un sondaggio la percentuale degli addotti: è circa il 5 per cento della popolazione italiana. Quindi, fai il conto..."

Nessun commento:

Posta un commento