Chi esercitava l'uso divinatorio del calendario era chiamatotonalpouhque.
Il calendario di 365 giorni era chiamato Xihuitl, corrispondeva all'anno solare ed era composto da 18 "mesi" di 20 giorni ciascuno, cui venivano aggiunti 5 giorni intercalari, reputati infausti: ognuno dei 365 giorni della somma risultante era contraddistinto da un numero (da 1 a 20) e dal nome del mese. In nahuatl, la lingua degli Aztechi, le più ricorrenti designazioni dei mesi (che potevano avere più di un nome) erano le seguenti:
1) Atlcahualo...... "si ferma l'acqua"
2) Tlacaxipehualiztli.... "scorticamento di uomini"
3) Tozoztontli...... "piccola veglia"
4) Huey tozoztli.... "grande veglia"
5) Toxcatl....... "cosa secca"
6) Etzalcualiztli.... "pasto di etzalli"(pietanza di mais e fagioli freschi)
7) Tecuilhuitontli.... "piccola festa dei signori"
8) Huey tecuilhuitl.... "gran festa dei signori"
9) Miccailhuitontli.... "piccola festa dei morti"
10) Huey miccailhuitl.... "grande festa dei morti"
11) Ochpaniztli...... "spazzamento"
12) Pachtontli.... .."piccolo pachtli (Tillandsia usneoides, parassita arboreo)"
13) Hueypachtli......"grande pachtli"
14) Quecholli....... "becco a spatola rosa" (Ajaja ajaja Lin.)
15) Panquetzaliztli.... "levata delle bandiere"
16) Atemoztli........ "caduta dell'acqua"
17) Tititl........ "contrazione"
18) Izcalli....... "rinascita"
I 5 giorni aggiuntivi erano detti Nemontemi, cioè "completare invano".
Su questo calendario si basavano le principali cerimonie religiose legate alle attività di sussistenza e alle stagioni, e venivano celebrate per lo più al termine di ogni "mese" di 20 giorni. I nomi di alcuni dei "mesi" aztechi rivelano la chiara ispirazione ecologico-stagionale della loro denominazione, alludendo all'inizio o alla fine della stagione piovosa - atemoztli e atlcahualo -, alle caratteristiche generali del clima - toxcatl - o ai prodotti stagionali - etzalcualiztli.
Questo anno di 365 giorni viene spesso chiamato "vago", in quanto risulta più breve dell'esatta durata dell'anno astronomico; tuttavia, i popoli mesoamericani non pare abbiano mai adottato l'uso di compensare lo sfasamento intercalando un giorno ogni quattro anni; di conseguenza, il calendario basato sull'anno vago accu mulava 25 giorni di ritardo ogni 100 anni astronomici. Bisogna però considerare che l'occasionale intercalazione di un giorno extra sarebbe stata in profondo contrasto con gli stessi principi ispiratori del complesso intreccio dei cicli calendarici mesoamericani, le cui fi nalità primarie non erano certo di pura misurazione del tempo astronomico.
L'altro calendario era chiamato tonalpohualli, di somma importanza divinatoria e rituale, era composto da 260 giorni, ciascuno in dicato dalla combinazione di un numero da 1 a 13 con uno di 20 simboli o "nomi" calendarici. Per i popoli del Messico centrale, fra cui gli Aztechi, questi simboli erano, nell'ordine:
Cipactli... "alligatore" Ehecatl... "vento" Calli... "casa" Cuetzpallin... "lucertola" Coatl... "serpente" Miquiztli... "morte" Mazatl... "cervo" Tochtli ... "coniglio" Atl... "acqua" Itzcuintli... "ca ne" Ozomatli ..."scimmia" Malinalli... "erba ritorta" Acatl... "canna" Ocelotl... "giaguaro" Cuauhtli... "aquila" Cozcacuauhtli... "avvoltoio" Ollin... "movimento" Tecpatl... "selce" Quiahuitl ... "pioggia" Xochitl... "fiore". |
Al giorno "1 alligatore" seguivano così quelli "2 vento", "3 casa", "4 lucertola", ecc., fino a "13 canna", dopodiché la serie dei numeri ricominciava dal 14º segno, con "1 giaguaro", e così via di seguito; perché si ripresentasse la data "1 alligatore" doveva trascorrere una sequenza completa di 13 x 20 = 260 combinazioni differenti.
A ognuno dei 20 simboli e dei 13 numeri venivano (e vengono tuttora) assegnate valenze specifiche e distinte, in base alle forze e agli esseri extraumani loro associati. I sacerdoti specializzati esercitavano il proprio sapere appunto nel determinare le risultanti dell'intreccio, onde permettere di orientare l'azione umana nel modo più propizio e di intraprendere le necessarie iniziative rituali. In particolare, si credeva che la connotazione calendarica di certi periodi (come la "tredicina", l'anno vago, il ciclo di 52 anni, ecc.) s'imprimesse sulle restanti unità (i giorni) che li componevano.
Il ciclo di 260 giorni era così suddiviso in 20 "tredicine": il segno di volta in volta corrispondente al primo dei 13 nu merali estendeva il proprio influsso sui restanti 12 giorni della serie, che pure avevano cia scuno una specifica valenza.
Ci sono pervenuti due "libri" calendarici preispanici, dettitonalamatl "libri dei giorni", le cui pagine contengono la sequenza delle 20 "tredicine". Nelle pagine di questi libri, oltre agli dèi che sovrintendevano al complesso di ogni tre dicina, venivano anche indicati - accanto alle singole date rituali - i 13 dèi (affiancati da al trettanti volatili) che corrispondevano ad ognuno dei numeri, chiamati tonalteuctin"signori del giorno". Ma non basta: a questi si affiancavano, in una ininterrotta sequenza parallela, altri nove dèi (in parte coincidenti con quelli diurni) chiamati yohualteuctin "signori della notte". Probabilmente, i 13 dèi diurni stavano a indicare gli influssi derivanti dai 13 livelli celesti, mentre i 9 dèi notturni rappresentavano i 9 livelli in cui erano suddivisi gli inferi.
Ma i diversi giorni della "tredicina", pur subendo l'influsso del primo segno, potevano poi avere valenze del tutto opposte, in base ad associazioni di carattere simbolico-mitologico : ad esempio chi fosse nato nel giorno "2 coniglio", nome calendarico della divinità del pulque (bevanda alcoolica ricava ta dalla fermentazione del succo zuccherino dell'agave), avrebbe avuto un infelice destino di ubriacone, benché la tredicina "1 cervo", cui questa data apparteneva, avesse tutt'altro orientamento, nel complesso prospero. La centralità del calendario si rifletteva pienamente nel sistema onomastico degli an tichi mesoamericani, in base al quale le persone, le divinità e le stesse componenti della natura venivano designate mediante il segno del giorno della loro nascita. Le caratteristiche temperamen tali, fisiche e lo stesso destino dipendevano dal tipo di dotazione spirituale che ognuno ri ceveva dagli dèi, identificata con una delle diverse "anime" che formavano l'individuo.
Questa "anima" veniva chiamata tonalli, termine che significava anche "'irradiazione solare', 'giorno', 'segno del giorno', 'destino della persona'". Per esempio, il sovrano della città tolteca di Tollan(X-XVI secolo), il suo nome era Ce Acatl topiltzin Quetzalcoatl, ovvero "1 canna nostro principe serpente piumato" e combinava il nome del dio del vento, creatore degli uomini, delle arti e del calendario, con la data ca lendarica ad esso corrispondente.
Si pensava che il tonallivenisse immessa nell'individuo subito dopo la nascita, e questo veniva sottoposto a una sorta di battesimo; qualora le valenze calendariche del giorno in cui un neonato era venuto al mondo fossero risultate particolarmente infauste, era possibile cercare di scongiurarne i perniciosi effetti posticipando il rito a una data più propizia.
Anche i principali aspetti della realtà materiale con cui l'uomo entrava quotidianamente in relazione erano chiamati con nomi esoterici tratti dal calendario ritua le : ad esempio il mais era (ed è ancora) chiamato chicome coatl, cioè "7 serpente".
I due calendari erano uniti in un periodo di 52 anni; questo era anche il periodo in capo al quale il giorno iniziale (o quello finale) del llo xihuitl, cioè l'anno "solare" - che poi dava il nome a tutto il periodo- si ripresentava con la stessa denominazione rituale: infatti, poiché il minimo comune divisore dei due cicli di 365 e 260 giorni è 5, ne deriva che l'anno "solare" poteva avere inizio solo in corrispondenza di quattro dei 20 sim boli calendarici (20 / 5 = 4), corrispondenti con il 3°, l'8° il 13° e il 18° della serie, che gli studiosi chiamano "portatori d'anno"; questi simboli erano "canna", "sel ce", "casa" e "coniglio". Questi si susseguivano con numeri crescenti, fino a completare quat tro volte la serie di 13 (4 x 13 = 52) : se ad esempio prendiamo come punto di partenza l'anno "1 selce", la sequenza proseguiva con "2 casa", "3 coniglio", "4 canna", "5 selce", ecc., fino al 52° "13 canna", dopodiché ci si ritrovava nuovamente con un anno "1 selce". Questo modo di designare gli anni ha un largo impiego nei monumenti e nei documenti pittografici che commemorano eventi rituali o vicende storiche. Il periodo di 52 anni era chiamato in nahuatl xiuhmolpilli"legatura degli anni" e ave va grande importanza religiosa, infatti al suo scadere si celebravano cerimonie volte a scon giurare il pericolo che il mondo avesse fine. Gli Aztechi credevano infatti che tutte e quat tro le ere (o "soli") precedenti l'attuale fossero state distrutte in corrispondenza della fine di uno di questi cicli, da cataclismi prodotti dalle diverse divinità che vi avevano regnato.
> Pertanto, scaduto il cinquantaduesimo anno, la notte in cui le Pleiadi transitavano per il meridiano, gli Aztechi intraprendevano in massa elaborate attività rituali : distruggevano il vasellame e i metates (macine per il mais), spegnevano tutti i fuo chi, pubblici e domestici, rinchiudevano le donne incinte nei granai (per paura che si tra sformassero in creature mostruose, dette tzitzimime, e divorassero gli uomini), tenevano svegli i bambini (che altrimenti si temeva si sarebbero trasformati in topi) e, al momento della massima elevazione delle Pleiadi, i sacerdoti convenuti sulla montagnola di Hui xachtlan, a sud di Tenochtitlan, accendevano il fuoco sul petto di un prigioniero di guerra parti colarmente valoroso, cui subito dopo strappavano il cuore; su questo fuoco venivano ac cese delle torce, che numerosi messaggeri portavano di corsa al tempio principale di Te nochtitlan e a tutti i principali centri della regione, fino a oltre 20 leghe di distanza; in tal modo in ogni tempio, in ogni comunità e in ogni casa si accendevano grandi falò. Al momento in cui gli spettatori, rimasti in trepida attesa sul tetto delle loro case, scorgevano il primo fuoco che si sprigionava dalla collina di Huixachtlan, esplodevano in grandi manifestazioni di gioia, autosacrificandosi e gettando il proprio sangue in direzio ne del fuoco appena acceso, onde contribuire così al mantenimento del flusso di energie che sosteneva il divenire cosmico.
Esisteva u periodo ancora più lungo per gli Aztechi, chiamatohuehuetiliztli, formato da due serie di 52 anni (= 104); questa unità di tempo, detta "vecchiaia", aveva un importante significato astronomico e divinatorio, poiché comprendeva esattamente i multipli dell'an- no tropico di 365 giorni (x 104), del calendario rituale di 260 giorni (x 146) e della rivolu- zione sinodica di Venere, che ha una durata media di 584 giorni (x 65): in capo ai 37.960 giorni di questo mega-periodo, l'inizio di tutti e tre i cicli appena menzionati tornava ad avere la stessa denominazione rituale.
IL calendario si mostra così come un elaboratissimo sistema per conferire senso alla realtà e al succedersi degli eventi di cui l'uomo era testimone : immaginando che ogni evento dipendesse e scaturisse da gli influssi di forze ed esseri extraumani, i sacerdoti mesoamericani non solo as soggettavano l'esistenza a un rigido determinismo, ma per mezzo del sapere divinatorio si attribuivano un poderoso strumentario conoscitivo.
In base a questa concezione, il vincolo tra spazio e tempo era indissolubile e la stessa creazione del mondo era fatta coincidere con l'origine del calendario rituale : un mito co smogonico azteco del XVI secolo riferisce come, contemporaneamente alla coppia umana primordiale, gli dèi crearono i giorni e diedero agli uomini gli strumenti con cui praticare la divinazione. In effetti, il fluire del tempo veniva concepito come una successione di divinità, che viaggiavano secondo turni rigorosi (l'ordine calendarico) allo scopo di diffondersi sulla superficie terrestre, invadere e trasformare ogni cosa, imprimendovi ciascuna la propria impronta, il proprio carattere e il proprio potere. Il cammino delle divinità passava attraverso l'interno dei pilastri (o alberi cosmici) che dai quattro estremi cardinali separavano i tre piani del cosmo, cioè cieli, superficie terrestre e mondo infero, ognuno dei quali era a sua volta suddiviso in più livelli, ovvero 13 per i cieli e 9 per gli inferi.
Le rappresentazioni grafiche che questi ci hanno lasciato della propria idea del cosmo sono tutte su base bidimensionale, e lo spazio è sempre ripartito in 4 quadranti, delimitati da punti intercardinali che coincido no con le posizioni del sorgere e del tramontare del sole in corrispondenza dei solstizi.
Alla proiezione, in piano, della parabola del sole tra questi quattro estremi, pare ispirarsi il simbolo del calendario rituale az teco Ollin "movimento", che campeggia al centro della celebre "Piedra del sol". Tutti i principali cicli del computo calendarico vigente nell'Altopiano centrale sono rappresentati nella straordinaria sintesi grafica della Pietra del Sole: il gior- no (per mezzo del sole che sorge), le "tredi cine" (raffigurate dai simboli del loro primo giorno), il tonalpohualli (corrispondente al complesso delle bande puntiformi), l'anno "vago" (simboleggiato dai quattro punti solstiziali corrispondenti ai petali sottili), le "tredicine" e loxiuhmolpilli (raffigu- rati dai quattro simboli "portatori d'anno"). Compaiono inoltre le rappresentazioni delle "cinque età" o dei "cinque Soli" : al centro c'è il "Sole del terremoto" che rappresenta il mondo attuale di naui-ollin (quattro movimento) che dovrebbe essere distrutto da un enorme terremoto. Il secondo cerchio mostra i quattro soli( o ere ) precedenti, ossia: il "Sole del giaguaro", il primo Sole di naui-ocelotl (quattro giaguaro) che sarebbe terminato con un gigantesco massacro compiuto dalle "fiere con il mantello punteggiato di stelle"; il "Sole del vento", il Sole di naui-eecatl (quattro vento) che era finita con lo scatenarsi di un vento impetuoso, che tutto scacciò via; il "Sole della pioggia", il terzo Sole di naui-quiauitl, (quattro pioggia) dove il mondo sarebbe stato sommerso da una pioggia di fuoco; infine il Sole dell'acqua, naui-atl (quattro acqua) terminato con un diluvio
Nessun commento:
Posta un commento