lunedì 28 aprile 2014

hare krishna



Vi sarà capitato di incontrare persone con i capelli parzialmente rasati, vestiti di abiti esotici, che cantano saltellando per le piazze e vi sarete domandati: chi sono? Da dove vengono? Sono dei religiosi? Cosa credono?
È una religione che prende il nome di "Società Internazionale per la Coscienza di Krishna" (ISKCON), più comunemente chiamati "Hare Krishna", ed è una religione Indù.
Quando si dice "Induismo" o "religione Indù" si usano termini molto generici che abbracciano una gamma immensa di concezioni filosofico-religiose. E per mettere un po' d'ordine in un campo molto complesso ed intricato, gli studiosi dividono lo sviluppo del pensiero indiano in vari periodi. Il movimento degli Hare Krishna, che si sta diffondendo in Italia e in tutto l'Occidente, appartiene al "periodo della rinascenza" iniziato attorno al 1800 d.C. e che è sfociato poi nel Neo-Induismo.


Cenni storici
L'Induismo insegna che esistono tre divinità principali: Brahma, Shiva (o Siva), e Vishnu (o Visnu), dette anche "trimurti". Le religioni più importanti dell'Induismo sono il Vishnuismo, lo Shivaismo e lo Shaktismo. Il vishnuismo è la religione che venera Vishnu come la divinità suprema. Nel vishnuismo è essenziale la teoria degli "avatara" (parola sancrita che significa etimologicamente "discesa"): discese che sarebbero manifestazioni della divinità in forma umana, animale o mista. Una di queste manifestazioni, forse la più popolare, è Krishna.
Caitanya Mahaprabhu (1485-1534) diede inizio ad una nuova forma di "devozione" verso Krishna, che presentò non più come una manifestazione o incarnazione di Vishnu, ma come la forma suprema del dio, di cui le altre divinità indù non sono se non manifestazioni secondarie. Egli insegnò che il modo migliore per eliminare l'ignoranza e il "karma negativo" (le conseguenze delle azioni sbagliate) e raggiungere la felicità perfetta, è esprimere la devozione (bhakti) attraverso la danza e i canti a Krisna.
Abhay Charan De Bhaktivedanta Swami Prabhupada (1896-1977), "maestro spirituale" dell'ordine di Caitanya, sostenuto finanziariamente da Sumati Moraji, proprietario della maggiore compagnia di navigazione indiana, lasciò l'India per cominciare a diffondere il messaggio della "Bhagavad Gita" (1) negli Stati Uniti. Iniziò la propria opera a New York, dove recitò e cantò i suoi primi "mantra", delle formule che sarebbero poi divenute tipiche del movimento degli Hare Krishna. Dopo un periodo iniziale, in cui tra l'altro insegnò presso un centro yoga frequentato da hippies e intellettuali, nel luglio del 1966 diede vita alla citata "Società Internazionale per la Coscienza di Krishna".
Tra i suoi adepti più famosi figura la stella dei rock George Harrison (uno dei Beatles), che fra l'altro ha finanziato lo sviluppo del movimento in Gran Bretagna. La sua canzone "My sweet Lord" è dedicata a Krishna.
La Società ha la sua sede principale in India, e precisamente a Vrndavana, nella regione dell'Uttar Pradesh. A essa fanno capo, sparsi per il mondo, più di 70 templi dedicati a Krishna.
Dal 1977, cioè dalla morte di Prabhupada, alla guida dei movimento vi è un organo collettivo di 24 membri, la "Governing Body Commission", già istituita dallo stesso Prabhupada nel 1970. Quest'organo è formato da due comitati dirigenti: uno, composto di undici persone, che si interessa dei problemi spirituali, l'altro che si interessa invece dei problemi amministrativi.
Le sue pratiche e le sue dottrine, si stanno propagando rapidamente dagli Stati Uniti al resto del mondo Occidentale, compresa l'Italia, ed essa rientra nel novero delle cosiddette "religioni giovanili". In Italia esistono quattro centri. I devoti sarebbero circa 200, mentre i seguaci e simpatizzanti che frequentano i centri, senza vivervi come i devoti, sarebbero circa 30.000, in massima parte giovani di ambo i sessi.


Austerità e Disciplina
I membri di questo movimento osservano una vita monastica, austera e disciplinata.
Per essi, i mali ed i problemi del mondo non sono che un effetto dell'ignoranza di Krishna da parte degli uomini. La "conoscenza di Krishna", oltre che alla liberazione dell'individuo, conduce alla salute e alla salvezza del mondo intero. Perché questa liberazione abbia luogo, l'adepto è tenuto alla rigorosa osservanza di quattro principi comportamentali:
1) Una vita alimentare impostata su un regime rigidamente vegetariano. Gli alimenti consentiti possono essere consumati solo dopo averli offerti al signore Krishna chiedendone la "prasada" (grazia).
2) L'assoluta astinenza da sostanze inebrianti o stupefacenti, quali il tabacco, gli alcolici, il tè, il caffè e, naturalmente, qualsiasi tipo di droga.
3) Una vita sessuale morigerata, che escluda qualunque rapporto illecito e sia finalizzata soltanto a scopi procreativi, praticata tra coniugi regolarmente sposati e con una frequenza non superiore a un rapporto al mese.
4) L'astensione da qualunque gioco d'azzardo e dagli sport dal carattere eccessivamente agonistico.
L'osservanza di questi precetti dovrebbe creare "uomini dal carattere perfetto". Ai devoti Hare Kirishna è richiesto poi di vivere in una sorta di associazione spirituale entro i templi di Radha Krishna, così chiamato in onore di Krishna e delle sua sposa Radha.
I bambini dei devoti Hare Krishna frequentano una scuola specifica organizzata dal movimento e denominata "gurukula" (scuola del maestro). Qui viene loro impartita un'educazione ispirata alla devozione a Krishna e alla preparazione per "una vita in cui vi sia la coscienza di Krishna".
Il principale servizio è comunque costituito dal canto in onore della divinità. Il più noto di questi canti è il cosiddetto "maha mantra", cioè quel canto che ripete sempre le stesse parole (da esse viene il nome "Hare Krishna" dato ai loro devoti). Questa formula fu ideata dal "Signore Chaitanya", che sarebbe un'incarnazione di Krishna. Essa ravviverebbe la coscienza spirituale trasportando in estasi chi canta e chi ascolta, e va recitata almeno 1728 volte al giorno.
Per tenere il conto esatto si fa ricorso, a mo' di rosario, ad una collana di cui ogni adepto è fornito (ricordiamo che la ripetizione rituale di preghiere, cattolica o induista che sia, è condannata da Cristo, che la definisce un'usanza pagana). I devoti fanno notare che l'esercizio non richiede più tempo di quanto un bambino americano trascorra davanti alla TV. Facciamo notare ai devoti che oltre a loro e ai bambini americani, con tutto il rispetto per questi, grazie a Dio esistono nel mondo anche modelli diversi.

Gli Hare Krishna, oltre la pratica della "devozione" personale e di gruppo a Krishna, praticano anche il cosiddetto "Sankirtana" (diffondere le glorie di dio nel mondo). I devoti con abito color zafferano e coi capo rasato formano gruppi itineranti che vanno per le diverse città a diffondere la Coscienza di Krishna. In Italia, ci sono una decina di tali gruppi, formati ognuno da dieci devoti, più un responsabile. Essi privilegiano per la loro propaganda i luoghi affollati, dove distribuiscono libri con la richiesta di una "offerta" (che serve per il finanziamento dell'Associazione), cantano, danzano, e indirizzano al loro tempio le persone che mostrano interesse per il movimento. C'è poi, un gruppo di 15 devoti che gira per l'Italia con lo scopo di organizzare nelle varie città festival, in cui tutti i devoti insieme cantano il "maha mantra", distribuiscono in massa il ''prasada" (cioè cibi vegetali offerti a Krishna), e tengono una "predica" sulla Coscienza di Krishna.
La giornata di un devoto Hare Krishna è così minutamente organizzata:
ore 3.30: sveglia, doccia e indicazione sul corpo dei 12 "segni" di Krishna
ore 4.00: canto comune
ore 4.30: canto individuale
ore 6.00: studio della Bhagavad-Gita
ore 7.30: colazione
ore 8.00: purificazione e lavori nel tempio
ore 10.00-12.00: raccolta delle offerte per le strade
ore 12.00: pranzo nel tempio
ore 13.00-18.00: raccolta delle offerte per le strade
ore 18.00: "pane della sera"
ore 18.30: studio
ore 19.00: servizio divino e canti
ore 20.15: ingestione del "latte bianco"
ore 20.30: lavori nel tempio e studio
ore 22.30-3.30: riposo notturno.

E Dio?
Gli Hare Krishna vedono nella loro devozione il mezzo per raggiungere Dio. Come tutte le altre religioni del mondo, anche la loro consiste in opere che l'uomo deve compiere per colmare quell'abisso che c'è tra lui e Dio.
Gesù Cristo non ha portato una religione. È vero che Egli ci ha insegnato che la devozione sincera, reale, non ipocrita, e non rituale, è molto importante nel rapporto quotidiano con Dio. Ma questo rapporto non può neppure iniziare se prima non andiamo a Dio come Lui stesso ci ha detto di fare!
La Bibbia, la Parola di Dio, dice: "Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano". Significa che il solo fatto di credere in Dio non può portare a Lui, né può salvare, proprio come Satana e i suoi angeli non hanno una relazione con Dio e sono condannati, eppure credono!
Dio, l'Eterno, è tre volte santo; l'uomo non può avvicinarsi a Lui, poiché è per natura peccatore. Nella Parola di Dio è scritto: "Non c'è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai". "Il salario del peccato è la morte". E anche: "Le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto".
L'uomo è peccatore, non importa se è malvagio o se si ritiene buono, molto religioso e devoto: è comunque separato da Dio e morto spiritualmente.
Per simboleggiare questa separazione tra Dio e l'uomo, nell'Antico Testamento (prima di Cristo) Dio aveva comandato che in ogni tempio fosse costruito un luogo chiamato "il luogo santissimo", riservato a Lui solo, e quel luogo doveva essere nascosto agli uomini mediante una cortina. Qualunque uomo fosse entrato in quel luogo, cioè, simbolicamente, alla presenza di Dio, oltre la cortina della separazione, sarebbe morto (Lev. 16:2).
Ma quando Gesù Cristo venne a morire sulla croce, la Sua opera fu pienamente efficace a salvare l'uomo e a ricongiungerlo con Dio, infatti subito dopo la Sua morte fisica, leggiamo in Marco 15:38 che "la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo". Dio aveva in tal modo dichiarato che la separazione causata dal peccato era stata annientata, e che l'uomo ora può andare a Dio attraverso Gesù che ha compiuto l'espiazione per ogni uomo, e che ha dichiarato di essere l'unica Via per andare al Padre.

Dunque, "il salario dei peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore" (Rom. 6:23).
La dottrina biblica della giustificazione non potrebbe essere più chiara e più semplice. È l'atto della grazia di Dio, mediante il quale Egli considera e dichiara giusto il peccatore che si pente e semplicemente crede. La nuova nascita è la prima manifestazione della giustificazione a cui segue poi la santificazione (Ef. 2:8; 2 Cor. 5:18; Rom. 8:15).
Questa dottrina tanto semplice ma al tempo stesso profonda per i suoi effetti, viene alterata e complicata dagli uomini che vogliono con le proprie forze arrivare alla salvezza. No! Le buone opere e gli sforzi umani non ci possono salvare, poiché, dice l'apostolo Paolo sospinto dallo Spirito Santo: "È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi, è il dono di Dio. Non è in virtù d'opere affinché nessuno si glori" (Ef. 2:8,9).


Nessun commento:

Posta un commento