mercoledì 9 aprile 2014

religione- indiani d'america


Le origini storiche
È molto difficile trattare in modo unitario l’argomento della religione degli indiani del Nord America, per molti motivi.
Nel corso di 30000 o 60000 anni in questa parte del continente americano si sono avuti 226 gruppi etnici riconosciuti aventi circa 134 lingue e dialetti diversi, con proprie tradizioni religiose, mitologie e culture collegate alla flora, alla fauna e alle caratteristiche del loro territorio.
Il tipo di organizzazione politico-sociale era basato sulle tribù: comunità che avevano da poche centinaia fino a circa duemila appartenenti.
Le tribù del nord si dedicavano prevalentemente alla caccia e alla raccolta di frutti e vegetali alimentari. Gli Algonchini praticavano anche l’agricoltura per lo più di mais e legumi.
Nell’ovest e nella California le tribù si impegnavano nella pesca, nella caccia essendo stanziali o semi stanziali.
I Navaho e gli Apache erano completamente nomadi.
Nelle grandi pianure e praterie centrali vivevano i Dakota: nomadi, cacciatori, allevatori di cavalli e fieri combattenti contro gli invasori bianchi.
Le tribù si dividevano in clan e più tribù formavano una nazione1.
Le caratteristiche della religione e gli dei
la religione degli indiani d’America può esser considerata di tipo primitivo, tribale, animista e panteista.
Sarebbe meglio definirla tradizione religiosa in quanto gli indiani d’America non la separano dalla loro cultura e dai loro modelli di vita.
Le parole che indicavano gli dei, le energie e i simboli avevano un valore sacro e magico. I polmoni, che producono il respiro necessario alla pronuncia delle parole, sono vicini al cuore, il centro spirituale dell’individuo.
Anche le manifestazioni artistiche, come le pitture e le sculture, hanno un significato e un’importanza sacra al di là della materia che li compone.
Nella cultura degli indiani d’America il tempo non ha uno svolgimento lineare ma ciclico e questo è espresso anche nelle cerimonie e nei riti.
Ma l’aspetto più importante della spiritualità indiana era il rapporto con la natura da cui dipendevano completamente: si concepiva una sorta di scienza del soprannaturale e una metafisica dell’ambiente dove vivevano.
Tutto era retto e guidato dal Grande Spirito con le sue manifestazioni di vita, di morte, di premi e punizioni.
Il Grande Spirito era concepito come una energia magica impersonale detta “Manitù” dagli Algonchini, “Wakonda” dai Sioux, “Wakantanka” (il Grande Misterioso) dai Lakota.
Il Grande Spirito o il Grande Mistero crea il mondo e manifesta la vita.
Si rendeva culto anche al Sole, alla Luna, ai Quattro Venti e alla Madre Terra.
Nella simbologia dei nativi americani il cerchio ha una grande importanza: il sole, la luna, le stelle “tutto tende ad essere rotondo”.
Fondamentale è il centro, tutto è stato creato partendo da quel punto e questo è il simbolo del Grande Spirito.
Questa visione è rappresentata nelle danze sacre e in tutte le cerimonie religiose.
Gli indiani d’America vedono anche una dualità nella vita e nella natura che si manifesta nel simbolo di un cerchio diviso, disegnato negli scudi e altre produzioni artistiche.
Nella natura vi sono tante coppie: luce e oscurità, caldo e freddo, bene e male ecc.
I due aspetti non sono in contrapposizione ma si integrano e si completano tra loro in armonia.
Sono due ma non sono divisi sono due proprietà dell’uno, il cerchio2.
Vi è un altro simbolo: un cerchio con quattro punte “Quattro è il numero più sacro (Wakan). Esso indica le quattro parti della terra …, i quattro venti … stagioni … colori … le quattro cose di cui è fatto l’universo (terra, aria, acqua e fuoco). Quattro sono le virtù che un uomo deve possedere … Noi Sioux facciamo ogni cosa a quattro a quattro… ” (Lame Deer, un Sioux dei nostri giorni)3.
Questo sistema quaternario è alla base della vita che è unificata dalla “grande legge del sacrificio”: ogni cosa è collegata e dipende dalle altre “uno muore affinché un altro viva”4.
Le cerimonie e i riti
Nella pratica religiosa dei nativi americani vi erano due figure molto importanti, che a volte coincidevano nella stessa persona: lo sciamano e il sacerdote.
Lo sciamano era anche detto “uomo medicina” nel senso che era il conoscitore e l’operatore del mistero e del soprannaturale.
L’uomo medicina ha qualità innate e si è impegnato duramente attraverso pratiche ascetiche per giungere a comunicare con il mondo soprannaturale attraverso le visioni e con le pratiche magiche.
Egli deve essere astuto, intuitivo, ma anche inquieto in quanto è più attratto dal mistero, dal sogno, dall’oscurità e dalla morte più che dalla vita.
Il sacerdote è il ministro del culto e profondo conoscitore del cerimoniale sacro.
La cerimonia più importante è la “danza del sole” (medicine dance) o “Thirst lodge” (capanna della sete).
È estremante complessa e molto lunga, si svolge in una grande capanna circolare e aperta che simboleggia la creazione del mondo.
È praticata in primavera e ha il fine di onorare la rinascita del mondo e quella personale.
I partecipanti pronunziano dei voti e si impegnano in una danza-digiuno sacra nella capanna cerimoniale, accompagnati dal suono di tamburi e canti.
Al centro della capanna vi è un sacro pioppo nero, l’asse che simbolicamente unisce il cielo alla terra, verso cui i danzatori si avvicinano partendo dalla circonferenza della capanna.
Ci si concentra anche sull’albero e sulle sculture dell’aquila e del bisonte poste su di esso.
Alcuni danzatori, come voto sacrificale, si trafiggono i muscoli del petto, a cui vengono fatte passare delle cinghie legate in alto all’albero sacro. Così sono veramente collegati al centro. Poi sono sollevati in alto per la danza conclusiva fino a che avviene la lacerazione della carne.
Spesso, nel corso di questa severissima e dolorosissima cerimonia di sacrificio, i partecipanti ricevono visioni speciali e poteri magici particolari.
Molte riunioni di rappresentanti di tribù diverse, con il fine di stipulare accordi di pace o altro, vengono concluse e sacralizzate con il fumo collettivo dei partecipanti di pipe sacre (il calumet della pace).
Le pipe simboleggiano la via tra terra e cielo.
Il calumet rappresenta l’uomo: il cannello è il passaggio del respiro fino al fornello che indica il centro spirituale, cioè il cuore.
Inno al Sole”: “O’ grande potere del Sole! Io prego per il mio popolo perché possa essere felice in estate e sopravviva ai rigori dell’inverno.
Molti sono afflitti dalle malattie e dalla miseria. Abbi pietà di loro e donagli la vita e l’abbondanza.
O’ grande e potente Sole! Fai che ci venga concesso di celebrare le cerimonie secondo il rituale da te insegnato ai nostri antenati nei tempi trascorsi. E se noi commettiamo degli errori, abbi pietà di noi.
Aiutaci, O’ Madre Terra, perché noi contiamo sulla tua comprensione. Fai discendere le piogge abbondanti sulle praterie e concedi l’abbondanza dei frutti. O’ Stella mattutina, quando rivolgi il tuo sguardo verso dio noi, sii foriera di pane e di sonno che ristora!
O’ Grande Spirito, benedici i nostri fanciulli, i nostri amici e i nostri ospiti e concedi loro una vita felice.
Fai che le nostre piste si distendano diritte e libere dinnanzi a noi e concedici lunga vita.
Siamo tutti figli tuoi e ti chiediamo questo con il cuore mondo e puro”.5
I valori e l’etica
Gli indiani d’America erano organizzati in clan, tribù e nazioni.
La tribù non aveva un re ma eleggeva i propri capi e rappresentanti che dovevano guidarla per la guerra, per la caccia e altre necessità.
Alle riunioni dei consigli dei clan e tribù partecipavano tutti i componenti delle comunità, anche le donne, che venivano considerati uguali.6
Erano esclusi dalle riunioni dei consigli coloro che si rendevano colpevoli di vigliaccheria, menzogna, violenza o egoismo.
La guerra non era un’attività frequente ed era vissuta come un’avventura eroica, emozionante che poteva anche donare realizzazioni spirituali.
Si rischiava la propria vita in un’esperienza molto intensa ed estremamente coinvolgente.
In realtà le guerre tra clan e tribù non erano frequenti, perché lo stato di pace era normale e si cercava sempre di prevenire e risolvere i conflitti e le tensioni tra gruppi diversi.
L’uomo virtuoso evitava i contrasti all’interno del suo gruppo, altrimenti si metteva in disparte ritirandosi.
La caccia, principale attività dei nativi americani, era basata sul grande rispetto verso la natura da cui dipendevano.
Il cacciatore indiano recitava una preghiera offerta all’animale ucciso in cui cercava di giustificare questa morte con la sua necessità di alimentarsi “uno muore affinché un altro viva”.
Inoltre gli animali potevano trasmettere delle qualità proprie della loro specie e quindi essere insegnanti e non inferiori all’uomo.
Conclusioni
Gli indiani d’America non conoscevano la scrittura né la ruota, vivevano in capanne in maniera molto semplice ma in grande armonia con la natura.
Avevano una religione primitiva, animista ma hanno dato prova di grande sensibilità verso il loro ambiente circostante e di grande dignità e fierezza nella difesa della propria libertà e delle proprie tradizioni.
Inoltre, attraverso i loro riti, i loro simboli e la loro visione della vita e del mondo hanno espresso visioni e concetti di grande profondità e attualità.
L’indiano d’America non si sentiva al centro dell’universo ma credeva di poter disporre di tutte le energie, che queste fossero in lui e che lui stesso fosse energia con tutte le altre.
Nella sua visione spirituale il tutto è collegato ad ogni cosa e ogni cosa al tutto.
L’universo è attorno a lui e in lui e sente le sue preghiere e le sue richieste.7

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