mercoledì 23 aprile 2014

piramidi

                                    Piramidi d'Egitto.


Alcuni parlano di un “impossibile” allineamento tra le piramidi e Orione addirittura per altri è la prova tangibile di un “contatto alieno”,  per quasi tutti è un dato certo……ma forse non è poi così certo. Innanzittutto la teoria della correlazione di Orione è stato fatta da Robert Bauval nel 1983, fu però esposta dallo stesso Bauval in collaborazione con Adrian Gilbert solo nel 1994 con la pubblicazione del libro “Il Mistero di Orione” e ripresa da Graham Hancock in “Custode della Genesi” , 1996. La base di questa teoria riguarda la tesi secondo cui la posizione relativa delle tre principali piramidi dell’antico Egitto sulla piana di Giza sono (di progettazione) correlate con le posizioni relative alle tre stelle della costellazione di Orione (Cintura di Orione) come queste stelle apparivano nel 10.000 aC, inoltre la sfinge avrebbe anch’essa una correlazione ma con la costellazione del leone.
Da un articolo dell’egittologo Marcello Garbagnati ho però appreso che:“Tra i punti di forza delle teorie legate a quella che viene definita archeologia di confine troviamo il presunto allineamento delle Piramidi di Giza con stelle della cintura di Orione. Alcuni hanno addirittura teorizzato che questa sarebbe una delle prove dell?origine extraterrestre di questi grandi monumenti. Gli astronomi hanno però dimostrato che nel periodo dell?apertura dei grandi cantieri delle piramidi le posizioni di quegli astri era diverso. Oltre a questo è da notare che tutte le piramidi in Egitto sono allineate allo stesso modo seguendo l'andamento delle sinclinali (i rilievi del terreno) che ha sempre una direzione Nord Est – Sud Ovest . Le piramidi venivano quindi costruite al limite del rilievo lasciando la parte discendente verso il Nilo a disposizione per la costruzione del tempio e del resto della necropoli. Questo ovviamente non esclude un’ispirazione nata dall'osservazione del cielo nell'arte e nell'architettura egizia.”
Le affermazioni di Hancock, Bauval e di altri (come Adrian Gilbert e Anthony West) riguardanti l’importanza di queste correlazioni sono state poi rielaborate da vari scienziati, i quali hanno poi pubblicato critiche dettagliate e confutazioni di queste idee.
Tra queste critiche molte arrivano da due astronomi, Ed Krupp dell’osservatorio di Griffith a Los Angeles e Anthony Fairall, professore di astronomia dell’università di Città del Capo, in Sudafrica. Grazie a strumentazione da planetario, Krupp e Fairall studiarono in modo indipendente tra loro l’angolo tra l’allineamento della cintura di Orione ed il nord nell’epoca citata da Hancock, Bauval e da altri (diverso dall’angolo osservabile oggi o nel III millennio a.C., a causa della precessione degli equinozi), scoprendo che l’angolo era diverso dalla “corrispondenza perfetta” sostenuta da Bauval e Hancock nella teoria della correlazione di Orione (47-50 gradi nelle misurazioni del planetario, contro i 38 gradi delle piramidi).
Krupp fece anche notare che la linea leggermente piegata formata dalle tre piramidi fu deviata verso nord, mentre quella della cintura di Orione fu deviata a sud, e quindi una delle due sarebbe stata capovolta.Infatti, questo è quello che fu fatto nel libro originale di Bauval e Gilbert (The Orion Mystery), che paragona le immagini di piramidi e Orione senza specificare che la posizione delle piramidi era stata invertita. Krupp e Fairall trovarono altri problemi nella teoria, tra cui il fatto che se la sfinge dovrebbe rappresentare il Leone, allora dovrebbe trovarsi sulla riva opposta del Nilo (la Via Lattea) rispetto alle piramidi (Orione),che l’equinozio di primvare del 10500 a.C. si trovava nella Vergine e non nel Leone,e che in ogni caso le costellazioni dello zodiaco nacquero in Mesopotamia ed erano completamente sconosciute in Egitto prima della tarda epoca greco-romana. Ed Krupp raccontò l’errore della mappa invertita in un documentario della BBC intitolato Atlantis Reborn (1999). Ecco alcuni link della teoria di Krupp
Secondo Bauval, Hancock e alcuni astronomi (tra cui Archie Roy, Percy Seymour, Mary Bruck, Giulio Magli) respinsero le argomentazioni di Krupp. La correlazione, sostennero, deve considerare le piramidi viste da nord. Archie Roy, professore emerito di astronomia alla Glasgow University, e Percy Seymour, astronomo ed astrofisico della Plymouth University, hanno pubblicato numerose smentite della tesi di Krupp, tra cui l’accusa del fatto che Bauval e Gilbert invertirono volutamente la mappa delle piramidi.
In una sentenza della Broadcasting Standards Commission (Regno Unito), la giuria diede ragione a Robert Bauval, e quindi l’accusa di Krupp fu “slealmente” presentata nel documentario della BBC Atlantis Reborn, senza che a Bauval fosse stato permesso di ribattere. Le risposte di Bauval e Hancock alle accuse di Krupp furono incluse nella versione modificata del documentario (Atlantis Reborn Again) andato in onda il 14 dicembre 2000.
A onor del vero però le accuse non riguardavano la teoria di Orione ma giustamente la gestione del documentario Dal sito di Hancock: “Di conseguenza, la Commissione ritiene che l’omissione di argomenti del signor Hancock non sia giustificata. Si ritiene pertanto che tale provvedimento sia ingiusto per il signor Hancock. Allo stesso modo, il creatore della teoria di correlazione Giza-Orione Bauval anch’esso con una ragionevole aspettativa che il suo punto di vista venga  incluso visto le argomenti del dottor Krupp.
D’accordo ma allora è o non è valida questa teoria? Incredibilmente sembra metterci la parola fine uno scrittore come Andrew Collins molto vicino, come pensiero, ad Hancock.
Collins ha un idea diversa da Bauval e Hancock, egli infatti ritiene che le piramidi coincidano con la costellazione del cigno, magari solo per coincidenza, questo però a creato attrito fra lui ed il duo Bauval e Hancock, poiché si è sentito deriso di chi un tempo considerava amico e collaboratore, ha “svuotato il sacco” sulla teoria di Orione prima in alcune interviste poi scrivendolo,addirittura nel libro “Sotto le piramidi” dell’ottobre 2009.
Innanzitutto, la prova incontrovertibile che la teoria della correlazione Orion-Giza è fondamentalmente errata, poiché Bauval afferma che le altre stelle di Orione sono rappresentate in altre importanti strutture in Egitto (vedi foto), ma ciò non è così.
Addirittura nel maggio 2008, Bauval annunciò la presunta scoperta di una nuova piramide in Egitto sul forum del sito di Graham Hancock , peccato che sia il comunicato stampa della scoperta, sia la scoperta si rivelarono una bufala colossale cosicchè Bauval ammise la verità ma cerco grossolanamente di nascondere la truffa con un non ben precisato “esperimento”. Ma non finisce qui Collins ammette che l’intera ipotesi di correlazione con Orione è una beffa visto che egli sa che nella foto di Orione sono state ampliate le stelle per renderle apparentemente in “linea” con l’ipotesi; non a caso la somiglianza della posizione tra Orione e le piramidi , che nel testo del 1994, aveva una “sorprendente precisione” nel 1999, dopo che da più di uno studioso era stata fatta notare la “modifica” diventa una “somiglianza simbolica” con somiglianze non fisiche ma bensì spirituali!!!
Infine è giusto sottolineare che gli studiosi che anche wikipedia sottolinea come astronomi: Archie Roy, Percy Seymour, Mary Bruck, Giulio Magli, non sono proprio astronomi ma archeoastronomi, per carità nulla di male, però una delle affermazioni di base dell’archeostronomia è proprio la credenza che vi sia una correlazione tra Orione e Giza….è ovvio quindi schierarsi contro la teoria di Krupp! Aggiungo inoltre che i primi due sono stati al centro di altre teorie rivelatesi o sbagliate o poco ortodosse, addirittura Archie Roy è più conosciuto per la sua Società per la Ricerca Parapsicologica e le sue pubblicazioni piuttosto criticate.
                                                       Piramidi in Antartide.
Il continente antartico, dalla sua recente scoperta avvenuta nel 1820, è sempre stato ritenuto come una terra desolata e senza valore, ricoperta da ghiacci perenni che hanno impedito la comparsa di qualsiasi forma di vita sul suo suolo. Anche le popolazioni dei continenti limitrofi, inspiegabilmente, già dall’antichità non hanno mai tentato una qualsiasi forma di colonizzazione, come invece è avvenuto per le aree dei ghiacci dell’Artico dove esistono tuttora molti insediamenti di Eskimesi e di Inuit. Il continente antartico è rimasto dimenticato dalla storia del pianeta per secoli sino ai giorni nostri.Vero è che, inspiegabilmente, già nel 1531 cartografi come Oronzio Finneo lo raffiguravano abbastanza accuratamente nelle carte geografiche e i nobili medievali lo facevano rappresentare negli affreschi che adornavano i loro palazzi. Si può citare l’incredibile dipinto del 1560, esistente tuttora nel castello della Manta in Piemonte, che riporta un planisfero dove viene raffigurato il Polo Sud. L’Anno geofisico internazionale del 1957 ha segnato finalmente la rivalutazione dell’Antartide, che da quel momento è divenuta oggetto di ricerca da parte di quasi tutte le nazioni del pianeta, le quali vi hanno impiantato molte basi scientifiche con lo scopo di studiare la morfologia dei ghiacci, l’andamento dei venti e le tracce dell’inquinamento che affligge l’atmosfera della Terra. La convinzione di avere a che fare con un continente sterile è stata ben presto confutata dai reperti che sono stati scoperti sul suo suolo. Alcuni ricercatori hanno infatti riportato in luce i resti fossili di antiche foreste dell’Antartide, costituite da grandi estensioni di alberi alti almeno trenta metri che hanno lasciato al suolo una grande quantità di fogliame fossile. Scoperta che ha fatto ritenere ai geologi che anticamente, almeno trenta milioni di anni orsono, il continente antartico non era ricoperto di ghiacci come adesso, ma doveva possedere un altro clima, stimato addirittura di tipo stagionale, in grado di ospitare grandi foreste e vegetazione di ogni genere. E se ospitava foreste e vegetazione non è escluso che all’epoca vi fosse anche la presenza di forme di vita animale e probabilmente anche la presenza di esemplari della specie umana.In questa prospettiva geologica del continente antartico si possono rivalutare le antiche tradizioni celtiche che narravano di un perduto continente posto agli antipodi dell’Europa che sarebbe stato la culla dell’umanità. Credenza condivisa dalla Chiesa e dalle Società Iniziatiche del medioevo europeo che ipotizzavano l’esistenza di questo continente, stimando che proprio in un terra persa nell’oscurità del pianeta si celasse il segreto dell’Eden perduto a cui l’umanità non poteva più far ritorno.Dante Alighieri, considerato come un grande esoterista del medioevo e membro di una organizzazione ermetica secondo molti riferita al simbolismo della Rosa, ha lasciato nella sua opera più famosa, la Divina Commedia, vari insegnamenti iniziatici per gli appartenenti alla sua congregazione. Non a caso, in una prosa contenuta all’interno della sua opera, egli afferma: “O voi che avete gl’intelletti sani, Mirate la dottrina che s’asconde Sotto il velame delli versi strani”. Dante Alighieri fa anche espliciti riferimenti all’Eden identificandolo con il continente antartico. Nel corso del suo viaggio attraverso i tre mondi ultraterreni della Divina Commedia, il Poeta narra che giunge ai piedi del Monte Purgatorio, che si erge al centro di un’isola. Una montagna che sarebbe stata innalzata per via dell’impatto dell’angelo ribelle, Lucifero, con la Terra. In cima a questa montagna viene collocato il Paradiso Terrestre, l’antico Eden perduto dell’umanità. Proprio al di sopra di questa montagna, e quindi dell’Eden, Dante Alighieri colloca la presenza nel cielo di quattro stelle luminose che inevitabilmente portano ad una similitudine con quelle della costellazione della Croce del Sud che, con le sue quattro luminose stelle, rappresenta una caratteristica inequivocabile dell’emisfero australe. In questa zona la Croce del Sud fa da controparte al ruolo del Grande Carro, in quanto è visibile nel cielo in tutte le notti dell’anno e consente di individuare il Polo Sud celeste.Una costellazione che si può osservare solamente dall’Emisfero Sud. Dante Alighieri non avrebbe potuto citarla in alcun modo se qualche tradizione esoterica non glielo avesse riportato. Dante Alighieri scrive in proposito una frase apparentemente sibillina, ma da cui si evincono i termini dell’antica saga vissuta dall’umanità: ”I’ mi volsi a man destra, e puosi mente a l’altro Polo (Nda: verso il Polo Sud), e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch’a la “prima gente. Goder pareva ‘l ciel di lor fiammelle: oh settentrïonal vedovo sito, poi che privato se’ di veder quelle!”. È evidente il riferimento di Dante Alighieri circa questa “prima gente”, intendendola come capostipite dell’umanità. Una prima umanità che doveva vivere in un continente circondato dalle acque del mare e sovrastata da una luminosa costellazione formata da quattro stelle principali. Una citazione dell’antica saga della specie umana che secoli più tardi, nel 1879, verrà ripresa negli elementi del monumento torinese apparentemente dedicato all’impresa del Traforo del Frejus. Un monumento dalla forma piramidale, che neppure si affaccia sul versante dell’opera ingenieristica a cui viene attribuito. Una piramide che, come nella narrazione della Divina Commedia, è sovrastata da una creatura alata che riporta il simbolismo della venuta del dio celeste Fetonte. La leggendaria creatura celeste che, riecheggiando l’esoterismo degli Elohim biblici e della pietra celeste luciferina caduta dal cielo, fece dono all’umanità della mitica coppa del Graal, la cui conoscenza emancipò la prima umanità dalla notte della storia del pianeta.Se il continente antartico fosse stato effettivamente abitato dai primi uomini, come cita Dante Alighieri, oggi sarebbe inevitabile trovare sulla sua superficie, oltre che i vari reperti di foreste fossili, anche tracce dell’antica presenza umana dei progenitori dell’umanità. Finora, nessuno dei gruppi di ricercatori presenti nelle basi insediate sul continente dei ghiacci ha mai riportato alcuna notizia di ritrovamenti di manufatti e di costruzioni che potrebbero essere attribuibili all’opera di creature intelligenti. Si potrebbe dire, al contrario, che probabilmente anche se ciò accadesse, non potrebbe trasparire altro dalla loro ricerca visto che viene applicata una rigorosa censura sull’accesso all’Antartide e alle relative informazioni.Possiamo trovare conferma di questo atteggiamento censorio prendendo atto di quanto ebbe a scrivere un ufficiale della base americana McMurdo, nel 2000, sul giornale “The Antarctic Sun” pubblicato sul suolo antartico dal governo americano. L’articolo era titolato “Continente immacolato, ma con oscuri segreti” e riportava alcune conclusioni emblematiche: “In tutte le ricerche che si svolgono in questo grande continente, vi è una sospetta mancanza di attenzione a certe teorie, assolutamente straordinarie, che meritano un esame approfondito”…” Sto parlando dell’evidenza che è stata sollevata a più riprese, che rivela che non siamo i primi esseri viventi ad abitare questo luogo, e che la ricerca scientifica non è l’unica attività che viene svolta qui”… “Quando riconosceremo che ci possono essere molte più cose oltre le apparenze che abbiamo sotto gli occhi?”… “La verità viene fuori, tuttavia, da poche anime coraggiose che cercano delle risposte ad alcune domande inquietanti. Esiste nel loro lavoro una forte evidenza che rivela che l’Antartide è stata abitata molto tempo fa da creature sconosciute, quando la temperatura di questo continente era molto più calda”. In effetti ci sono “anime coraggiose” che, giocando a rimpiattino con i divieti che gravano sulla libera esplorazione del continente antartico, riescono di volta in volta a scoprire cose nuove e non convenzionali sulla storia e sulla natura dell’Antartide. È il caso dell’équipe di otto ricercatori americani e europei che, nel corso delle loro esplorazioni dello scorso anno, hanno dichiarato di aver rilevato e documentato la presenza di tre grandi piramidi tra i ghiacci dell’Antartide. Due di queste piramidi antartiche sono state trovate a circa 20 chilometri dalla costa verso l’interno del continente, mentre la terza risulterebbe trovarsi molto vicino alla costa, addirittura osservabile da bordo dalle navi che incrociano la zona.Non emergono ancora dettagli precisi sulla scoperta in quanto l’équipe vuole raccogliere elementi sicuri prima di renderla pubblica ufficialmente, senza rischiare di perdere la primogenitura della scoperta. Al momento gli otto ricercatori non hanno dato altri riferimenti e hanno rilasciato solamente delle immagini che mostrano le tre piramidi. In queste si possono osservare senza equivoci tre strutture piramidali a pianta quadrata. Potrebbe trattarsi di montagne qualsiasi che i movimenti geologici hanno modellato occasionalmente nell’attuale forma, ma la regolarità delle loro proporzioni porta a suggerire che potrebbero benissimo essere strutture artificiali.Del resto abbiamo altrettanti esempi di elevazioni in Europa che sono state considerate per molto tempo, nonostante la loro forma piramidale, come formazioni naturali. Ma con l’analisi delle loro strutture si sono rivelate come opere artificiali. Possiamo citare il caso delle piramidi di Visoko in Bosnia che sono risultate essere ricoperte da cemento artificiale e le cui origini vengono fatte risalire a 15-30 mila anni. In Italia, tra quelle scoperte recentemente, possiamo citare la grande piramide della Val Curone in Lombardia e quella di Benevento in Campania. Piramidi che a prima vista erano state scambiate per grandi colline, ma che poi in realtà all’analisi della loro storia e della loro struttura si sono rivelate come piramidi costruite dall’uomo almeno 20-30 mila anni fa. Il gruppo di ricercatori dell’Antartide che ha fatto la scoperte delle tre piramidi non vuole tuttavia lasciare nessun dubbio intorno alla veridicità del ritrovamento e si apprestano ad eseguire una nuova spedizione, sempre che la censura, che sembra aleggiare sul continente antartico, non impedisca di attuare il loro proposito. Potrebbe essere anche che non ne sentiremo più parlare. Né di loro, né della loro scoperta. Non sarebbe la prima volta che sul caso del continente antartico si verificassero casi inspiegabili di occultamento di informazioni.
                                                Piramidi in Val Curone.
Le piramidi della Val Curone sono situate - all’interno dell’omonimo parco naturale - in Lombardia, a circa 40 chilometri a nord est di Milano e a circa 15 chilometri a sud di Lecco, all’interno del comune di Rovagnate, nel cui territorio c’è un piccolo villaggio di nome Montevecchia, vicino a cui ci sono tre colline dalla evidente forma di piramidi allineate. Queste colline sono state scoperte dall’architetto Vincenzo De Gregorio nel 2001. La più alta - che misura 150 metri - sarebbe una gigantesca piramide, più alta ancora di quella detta di Cheope (146 m) sulla piana di Giza in Egitto. La rivista WM della Repubblica Ceca ha pubblicato un reportage su queste ricerche nel maggio 2003. Nei primi mesi del 2001, le piramidi della Val Curone, furono rilevate attraverso l’osservazione di immagini satellitari e aeree. Queste piramidi sono oggi completamente coperte dal terreno e dalla vegetazione, e hanno l’apparenza di colline naturali. La notizia della scoperta di colline piramidali lombarde, la quale seguiva di non molto tempo quella delle piramidi in Bosnia, aveva colpito lo staff della rivista ceca di fantarcheologia WM, e il direttore Georg Wojnar - assieme ai suoi collaboratori - si recò a visitare l’area. Giunsero nella zona l’8 maggio 2003, al mattino molto presto per individuare il sito. Dal momento che non era facile rendersi immediatamente conto delle colline a forma di piramide, le prime analisi preliminari vennero compiute due giorni dopo l’arrivo. Le conclusioni del direttore di WM e dei suoi giornalisti apparvero sulla rivista ceca nel giugno del 2003. Secondo l’articolo pubblicato, la piramide n°1 aveva una base stimata in 100 metri, con un’altezza di 50. Tre colline a forma di piramide furono rilevate, una di esse mostrava tracce evidenti di blocchi di pietra messi assieme dalla mano dell’uomo. Inoltre, era chiara la presenza di uno spiazzo dalla forma allungata misurante 18 x 9 metri. Tutte le tre strutture avevano un’inclinazione di 42-43°. I lati di ogni piramide erano allineati, e deviati dai punti cardinali di circa 7-12° in direzione nord-est. Il team di WM si domandò se questo fosse un errore di progettazione o un segno che sotto questa anomalia vi fosse qualcosa di più sconcertante. Fin dalle analisi iniziali delle foto aeree e satellitari, si era cominciato a confrontare la configurazione delle piramidi di Montevecchia comparandola con quella della piana di Giza – e dunque con la costellazione di Orione. Il gruppo di giornalisti proveniente dalla Repubblica Ceca, ha affermato che la sua ricerca in situ mostra come le piramidi sono effettivamente allineate col passaggio di Orione all’alba del solstizio d’estate. Tra l’altro, la località di Montevecchia dista solo ottanta chilometri dalle celebri pitture rupestri della Val Camonica, un altro luogo interessante della Lombardia, dal punto di vista dei misteri archeologici e antropologici. Gabriela Lukacs (assieme al suo compagno ricercatore Nenad Djurdjevic) compì un viaggio di ricerca a Montevecchia nell’ottobre 2007, presentando le sue investigazioni alla conferenza ICBP di Sarajevo nell’agosto 2008. Le tre colline-piramidi hanno la loro visibilità migliore proprio da Montevecchia. Lo stesso paese - di antica origine - è situato su una collina assieme al convento delle Carmelitane , situato sulla cima più alta. Una constatazione sorprendente è che quell’area ha la morfologia di un enorme bacino circondato da 7-9 colline piramidali. Le tre piramidi individuate da Vincenzo De Gregorio, anche se non è immediatamente facile individuarle, non sono le sole nell’area! Le ricerche della Lukacs e del suo compagno, portarono a diverse sorprese e a un nuovo approccio verso le colline di Montevecchia: come si è detto, 7-9 colline a forma di piramidi a terrazze possono essere viste nell’area a forma di bacino sulla quale si sporge il vecchio centro rurale; non solo è chiaramente visibile la loro forma piramidale, ma anche passaggi, bordi e cime lavorate in modo da mostrarle appiattite; due colline sono parallele e i loro lati sono allineati - con una lieve deviazione di 7-12° verso le direzioni dei punti cardinali; una collina è differente in modo lieve dalle altre, come posizione e allineamento; i percorsi di salita verso le cime seguono i bordi sul lati a sud-est e a sud-ovest; tutte e tre le colline individuate da DeGregorio sono collegate tra di loro da un percorso che va da nord a sud; la piramide 1 e la piramide 2 (chiamata “belvedere Cereda”) hanno terrazze coperte d’erba; la piramide 3 è nascosta completamente da boschi e arbusti; P1 ha una cima appiattita da cui spuntano undici alberi di cipresso; P2 ha una specie di altopiano elittico di 9 metri per 18 costruito con enormi blocchi di pietra, scolpiti e tagliati per essere messi in situ, entrambi i centri dell’elisse possono ancora vedersi sull’altopiano, inoltre, questa stessa collina ha il lato principale orientato perfettamente a est, le popolazioni celtiche hanno successivamente utilizzato questa caratteristica (ereditata da una ignota civilizzazione precedente) per i riti astrologici; da tutte e tre le cime delle colline può essere osservato il sorgere del sole a oriente dietro le montagne delle Alpi, rendendolaun eccellente piattaforma di osservazione; sulla piattaforma della P2 ci sono dei menhir caduti; tutte le terrazze sono costruite da muri composti da pietre a secco, i quali hanno un’altezza media di 50 cm; muri di pietra a secco sono fatti di massi di taglio rettangolare dai lati piatti ed angoli retti, e non si tratta di pietre da campo; le terrazze dei vigneti sui pendii più piccoli della valle, seguono la topografia del terreno; i camminamenti sulle colline piramidali sono dritti, coi livelli bilanciati e paralleli; l’inclinazione di 42-43° delle colline può essere legata all’altezza delle strutture delle terrazze fatte da mano umana, le quali, tutte assieme, raggiungono i 50 metri, forse anche i 150. Una splendida vista si può godere da questi rilievi che circondano la valle del Curone, e nelle giornate limpide è distinguibile pure la città di Milano

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