giovedì 11 dicembre 2014

namastè

Può essere utilizzato sia quando ci si incontra che quando ci si lascia. Viene di solito accompagnato dal gesto di congiungere le mani, unendo i palmi con le dita rivolte verso l'alto, e tenendole all'altezza del petto, del mento o della fronte, facendo al contempo un leggero inchino col capo. Nella cultura indiana, questo gesto è un mudra, un gesto simbolico utilizzato anche nello yoga e in particolare nella asana Pranamasana anche detta posizione della preghiera o posizione del saluto.Namaskar è una variante usata per esprimere particolare deferenza. La parola namaste letteralmente significa "mi inchino a te", e deriva dal sanscritonamas(inchinarsi, salutare con reverenza) e te (a te). A questa parola è però implicitamente associata una valenza spirituale, per cui essa può forse essere tradotta in modo più completo come saluto (mi inchino a) le qualità divine che sono in te. Unita al gesto di unire le mani e chinare il capo, potrebbe essere resa con: le qualità divine che sono in me si inchinano alle qualità divine che sono in te, o anche, meno sinteticamente, unisco il mio corpo e la mente, concentrandomi sul mio potenziale divino, e mi inchino allo stesso potenziale che è in te. In sostanza, dunque, il significato ultimo del saluto è quello di riconoscere la sacralità di ognuno di noi. Oltre a essere un saluto buddhista, è anche indù, che vuol dire mi inchino alla luce del dio che c'è in te. Namaste è una parola hindi e quindi viene utilizzata in tutte le regioni in cui si parla questa lingua o suoi dialetti. È soprattutto diffusa nelle culture buddhiste. In Thailandia viene usato il medesimo gesto, con le mani congiunte e poste davanti al naso e alla bocca, con un leggero piegamento della testa, solitamente accompagnato dalla formula "sawasdee" seguito dalla sillaba di cortesia "krap" (se chi parla è maschio) o "kah" (se chi parla è femmina). Da notare come la parola "sawasdee" abbia la stessa radice della parola sanscrita "svasti", svastica, e voglia significare in pratica "stammi bene". In alcune zone dell'India (in particolare nelle aree dove si parla il punjabi) viene usata solo per salutare gli induisti, mentre altre formule vengono usate per salutare i musulmani. Al giorno d'oggi la parola namaste è piuttosto nota anche in occidente, ed è diventato un saluto tipico nei gruppi che apprezzano le filosofie e le religioni orientali, oppure semplicemente lo yoga. È piuttosto frequente l'uso di questo saluto, per esempio, nelle comunità legate al fenomeno della New Age. Il saluto è anche apparso come il saluto ufficiale dei membri della Dharma Initiative nella serie televisiva Lost, e un intero episodio della serie è stato intitolato proprio Namasté Si dice che si dovrebbe essere desiderosi di offrire rispetto ad ogni essere, ma cosa significa nella vita pratica?  Significa essere nello spirito del servitore. Prabhupada, il nostro guru, spiegava che un devoto si rivolge agli altri con il termine “prabhu”, che significa “maestro”, questo significa che ci poniamo in una posizione umile. In India, la maggior parte delle persone giunge le mani e dice “namaskar”, ma così come in tante altre cose, raramente le persone sanno cosa significa realmente. La cultura indiana è così profonda e così ricca che ogni piccolo dettaglio è così significativo, se realmente lo comprendiamo. “Namaste” significa che ci inchiniamo. Ed è un atto di adorazione, no? E a chi ci inchiniamo? Ci inchiniamo al Signore all’interno del cuore di quella persona. Anche ad una formica insignificante, se siamo realmente consapevoli, offriremo rispetto nel nostro cuore, perché vediamo la presenza di Dio, e la presenza di una parte di Dio anche in quella formica. Ovunque ci sia vita, c’è la presenza di una parte di Dio. Così, quando diciamo “namaste”, stiamo offrendo i nostri omaggi. Stiamo offrendo i nostri omaggi al Signore nel cuore di quella persona. Questo è il più grande rispetto, questa è cultura; non solo farlo, ma anche sentirlo.

Nessun commento:

Posta un commento