domenica 23 novembre 2014

costellazione di orione

La costellazione di Orione è una delle più semplici da riconoscere e da osservare e contiene un gran numero di stelle luminose, al punto che è perfettamente visibile senza difficoltà anche dal centro di una grande città. La sua forma ricorda molto quella di una clessidra e la sua caratteristica più rilevante, oltre al grande rettangolo verticale di stelle luminose, è l'allineamento di tre stelle di quasi pari luminosità poste al centro della figura, un segno che prende il nome di Cintura di Orione e che è ben impresso nell'immaginario collettivo di tutti i popoli della Terra. La parte nordorientale di Orione confina col Toro e mostra un arco di stelle di terza e quarta magnitudine, che secondo la tradizione rappresenta lo scudo del gigante; questo gruppo costituisce infatti un asterismo noto come Scudo di Orione. La costellazione di Orione è molto ricca di stelle brillanti e oggetti interessanti. Le stelle principali di Orione sono molto simili come età e caratteristiche fisiche, cosa che suggerisce che abbiano avuto un'origine comune (Betelgeuse è un'eccezione a questa regola). In effetti, l'intera costellazione di Orione è la più vicina zona di formazione stellare, ed è stata a volte considerata per intero un'associazione OB, ossia un gruppo di stelle giovani e blu, estremamente luminose e caldissime. Orione è molto utile per trovare altre stelle. Estendendo la linea della Cintura verso sudovest, si può trovare Sirio (α Canis Majoris); verso nordest, Aldebaran (α Tauri). Una linea verso est che attraversa le due spalle indica la direzione di Procione (α Canis Minoris). Una linea da Rigel verso Betelgeuse punta a Castore e Polluce, α e β Geminorum. Il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale va da novembre a maggio; trovandosi esattamente a cavallo dell'equatore celeste, la sua visibilità è ottimale per tutti i popoli della Terra. Molte antiche civiltà riconobbero la costellazione di Orione nel suo complesso, anche se con immagini diverse. Gli antichi Sumeri vedevano queste stelle come una pecora. Il nome Betelgeuse significa letteralmente «l'ascella»; nel caso dei Sumeri era l'ascella della pecora. Nell'antica Cina, Orione era uno dei 28 Xiu (宿) zodiacali. Conosciuta come Shen (參), che significa «tre», era probabilmente chiamata così a causa delle tre stelle nella Cintura di Orione. Gli Egizi consideravano queste stelle come un tributo al dio dei morti e dell'Oltretomba,Osiride, e secondo un'ipotesi le piramidi di Giza sono state costruite seguendo l'allineamento delle tre stelle della Cintura di Orione. «La cintura e la spada» di Orione sono spesso menzionate nella letteratura antica e moderna, e sono state anche stampate sulle insegne della 27esima divisione della United States Army, l'esercito statunitense. Orione è la più splendente delle costellazioni, caratteristica che ben si addice a un personaggio che secondo la leggenda fu il più imponente e il più bello degli uomini. La costellazione è messa in risalto dalle stelle brillanti Betelgeuse e Rigel, e ha tre stelle distintamente allineate che formano la cintura di Orione. «Nessun'altra costellazione rappresenta più chiaramente la figura di un uomo», dice Germanico Cesare. Manilio la chiama «dorato Orione» e «la più potente delle costellazioni», ed esagera la sua brillantezza dicendo che, quando Orione si leva, «la notte simula la luminosità del giorno e ripiega le sue ali scure». Manilio descrive Orione «che allunga le braccia su una vasta estensione di cielo e che si solleva verso le stelle con un passo altrettanto imponente». In effetti, Orione non è una costellazione molto grande, occupa solo il ventiseiesimo posto in quanto a dimensioni (è più piccola, per esempio, di Perseo secondo i confini moderni tra le costellazioni), ma la brillantezza delle sue stelle dà l'impressione che sia molto più grande. Orione è anche una delle costellazioni più antiche, essendo nota ai primi scrittori greci, quali Omero ed Esiodo. Persino nell'era spaziale Orione rimane uno dei pochi raggruppamenti stellari che i non astronomi riescono a riconoscere. In cielo Orione è raffigurato che affronta la carica del Toro sbuffante della costellazione confinante, nonostante il mito di Orione non faccia nessun riferimento a un tale combattimento. in ogni caso, la costellazione nacque con i Sumeri, che videro in essa il loro grande eroe Gilgamesh che combatteva contro il Toro del Cielo. Il nome sumero di Orione era URU AN-NA, che significa luce del cielo. Il Toro era GUD AN-NA, toro del cielo. Gilgamesh era l'equivalente sumero di Eracle, il che ci porta a un altro rompicapo. Essendo il più grande eroe della mitologia greca, Eracle merita una costellazione della brillantezza di questa, ma in realtà gli è assegnata una zona di cielo molto più scura. È possibile, allora, che Orione in realtà altro non sia che Eracle sotto mentite spoglie? Potrebbe essere, se si pensa che una delle fatiche di Eracle fu quella di catturare il toro di Creta e che in cielo è raffigurato un combattimento tra Orione e il Toro. Tolomeo lo descrisse con un bastone e una pelle di leone, entrambi noti attributi di Eracle, e così è rappresentato nelle vecchie carte astrali. Ma, nonostante queste circostanze, nessun mitologo accenna a una possibile connessione fra questa costellazione ed Eracle. Secondo il mito, Orione era figlio di Poseidone, il dio del mare, ed Euriale, figlia del Re Minosse di Creta. Poseidone diede a Orione il potere di camminare sull'acqua. Omero nell'Odissea descrive Orione come un gigantesco cacciatore, armato di un bastone indistruttibile di duro bronzo. In cielo i cani del cacciatore (le costellazioni del Cane Maggiore e del Cane Minore) lo seguono dappresso, all'inseguimento della Lepre. Sull'isola di Chio, Orione corteggiò Merope, figlia del Re Enopione, apparentemente senza successo, dato che una notte, reso spavaldo dal vino, cercò di violentarla. Per punirlo, Enopione lo fece accecare e lo bandì dall'isola. Orione si diresse a nord verso l'isola di Lemno dove Efesto aveva la sua fucina.Sole caddero su quegli occhi spenti, Orione miracolosamente ebbe resa la vista. In un mito celeste Orione è legato all'ammasso stellare delle Pleiadi del Toro. Le Pleiadi erano sette sorelle, figlie d di Atlante e Pleione. La storia che si racconta solitamente dice che Orione s'innamorò delle Pleiadi e le perseguitò con intenti amorosi. Ma secondo Igino, chi lui veramente voleva in realtà era la loro madre Pleione. Zeus agguantò tutto il gruppo e lo sistemò fra le stelle, dove Orione continua a incalzarlo ogni notte. Ci sono numerose e conflittuali storie sulla morte di Orione. Mitografi astronomi come Arato di Soli, Eratostene e Igino concordarono che vi fu implicato uno scorpione. Una versione, quella raccontata sia da Eratostene che da Igino, sostiene che Orione si vantasse di essere il più abile dei cacciatori. Egli disse ad Artemide, la dea della caccia, e alla madre di lei, Latona, che poteva uccidere qualsiasi bestia sulla Terra. La Terra fremette d'indignazione e da una spaccatura del terreno fece uscire uno scorpione che punse a morte il gigante presuntuoso. Arato, invece, dice che Orione tentò di rapire la vergine Artemide e che fu lei a causare la spaccatura della Terra dalla quale uscì lo scorpione. Ovidio ha ancora un'altra versione: dice che Orione fu ucciso nel tentativo di salvare Latona dallo scorpione. Anche la dislocazione è diversa. Eratostene e Igino dicono che la morte avvenne a Creta, ma Arato la fa accadere a Chio. In entrambe le versioni il risultato fu che Orione e lo scorpione (la costellazione dello Scorpione) furono sistemati su lati opposti del cielo, in modo che mentre lo Scorpione sorge a est, Orione fugge sotto l'orizzonte a ovest. «L'infelice Orione teme ancora di essere ferito dal pungiglione velenoso dello scorpione», notò Germanico Cesare. Una storia molto diversa, anche questa raccontata da Igino, è quella che Artemide amava Orione e stava seriamente prendendo in considerazione la possibilità di rinunciare al voto di castità per sposarlo. Essendo i più grandi cacciatori maschio e femmina, avrebbero formato una coppia formidabile. Ma ad Apollo, il fratello gemello di Artemide, l'accoppiamento non piacque. Un giorno, mentre Orione nuotava, Apollo finse di voler mettere alla prova l'abilità di Artemide al tiro con l'arco e la sfidò a colpire un piccolo oggetto nero che ballonzolava fra le onde. Artemide lo trafisse al primo colpo e rimase inorridita nello scoprire che aveva ucciso Orione. Affranta, lo pose fra le costellazioni. C'è una storia strana e persistente a proposito della nascita di Orione, che spiega la versione più antica del suo nome, Urione (ancora più vicina all'originale sumero URU AN-NA). Secondo questa storia a Tebe viveva un vecchio agricoltore di nome Irieo. Un giorno egli offrì ospitalità a tre stranieri di passaggio che, guarda caso, erano gli dei Zeus, Poseidone ed Ermes. Dopo che ebbero mangiato, i visitatori gli chiesero se ci fosse qualcosa che desiderasse. Il vecchio confessò che gli sarebbe piaciuto avere un figlio e i tre dèi gli promisero di appagare il suo desiderio. Si misero tutti e tre in piedi davanti alla pelle del bue che avevano appena consumato e vi urinarono sopra, poi dissero a Irieo di seppellirla. Da quella, a tempo debito, nacque un bambino che Irieo chiamò Urione dato il modo in cui era stato concepito. Orione è una delle poche costellazioni in cui la stella Alfa non è la più brillante. La stella più brillante di Orione è infatti Beta di Orione, chiamata Rigel dall'arabo rijl che significa «piede», dato che Tolomeo la descrisse come quella che segnava il punto del piede sinistro di Orione. Rigel è una stella supergigante brillante blu-bianca. Alfa di Orione si chiama Betelgeuse, uno dei nomi di stelle più famoso ma frainteso. Viene dall'arabo yad al-jauza, spesso erroneamente tradotto come «ascella di quello centrale». In effetti significa «mano di al-jauza». Chi (o cosa) era al-jauza? È il nome che gli Arabi diedero alla figura della costellazione che essi vedevano in questa zona, probabilmente una figura femminile che includeva le stelle sia di Orione che dei Gemelli. La parola al-jauzaapparentemente viene dall'arabo jwz che significa «mezzo», quindi la migliore traduzione che i commentatori moderni possono offrire è che al-jauza significhi qualcosa di simile a «quella femmina in mezzo». Il riferimento al «mezzo» può avere a che fare con il fatto che la costellazione si trovi a cavallo dell'equatore celeste. Da come la descrisse Tolomeo nel suo Almagesto, Betelgeuse rappresenta la spalla destra di Orione. I Greci non diedero un nome né a Rigel né a Betelgeuse, cosa che sorprende data la brillantezza delle due stelle. Betelgeuse è una stella rossa supergigante, il cui diametro supera di parecchie centinaia di volte quello del Sole, così grande che si espande e si contrae, cambiando leggermente di brillantezza in questo procedimento. La spalla sinistra di Orione è segnata da Gamma di Orione, nota come Bellatrix, un nome latino che significa «la guerriera». La stella che segna il ginocchio destro del cacciatore, Kappa di Orione, si chiama Saiph. Questo nome viene dall'arabo «spada» e chiaramente è attribuito erroneamente. Le tre stelle che formano la cintura - Zeta, Epsilon e Delta di Orione - si chiamano Alnitak, Alnilam e Mintaka. Sia Alnitak che Mintaka vengono dalla parola araba che significa «cintura» o «guaina». Alnilam viene sempre dall'arabo e significa il «filo di perle», un altro riferimento alla cintura di Orione. La teoria della correlazione di Orione fu accennata la prima volta da Robert Bauval nel 1983. Una notte, mentre stava lavorando in Arabia Saudita, portò la propria famiglia e quella di un amico sulle dune del deserto Arabico, per una campagna esplorativa. Il suo amico indicò Orione, dicendo che Mintaka, la più piccola ed occidentale stella della cintura di Orione, era leggermente fuori asse rispetto alle altre. Bauval fece quindi il collegamento tra le tre stelle di Orione e le tre piramidi di Giza. Pubblicò questa idea nel 1989 in Discussions in Egyptology, volume 13. Il concetto fu poi esposto da Bauval in collaborazione con Adrian Gilbert (The Orion Mystery, 1994) e Graham Hancock (Custode della genesi, 1996), e in altre pubblicazioni separate. L'idea base della teoria è che la posizione relativa delle tre principali piramidi di Giza siano per scelta legate alla posizione delle tre stelle che formano la cintura di Orione, come apparivano nel 10 000 a.C. Il concetto originario riguardava l'allineamento delle piramidi di Giza con Orione ("…le tre piramidi erano una mappa terrestre delle tre stelle della cintura di Orione", "the three pyramids were a terrestrial map of the three stars of Orion's belt"— Hancock's Impronte degli dei, 1995, p. 375) fu in seguito affiancato da speculazioni riguardo l'età della Sfinge di Giza (Hancock e Bauval, Custode della genesi, pubblicato nel 1996, e nel 1997 negli Stati Uniti d'America col titolo di The Message of the Sphinx). Secondo queste opere, la sfinge fu costruita attorno al 10 500 a.C (Paleolitico superiore), e la sua forma a leone è un riferimento alla costellazione del Leone. Inoltre, orientamento e disposizione di sfinge, piramidi e fiumeNilo fu indicata come accurata rappresentazione di Leone, Orione (per la precisione della sua cintura) e Via Lattea. Il riferimento alle dato di 12 500 anni fa è significativo per Hancock, dato che sarebbe l'era che tenta di assegnare ad una civiltà precedente, poi scomparsa, ma che secondo lui esistette, e la cui tecnologia avanzata influenzò e modellò lo sviluppo delle civiltà conosciute dell'antichità. Egittologia e archeologia affermano che le prove dimostrano che le piramidi di Giza furono costruite durante la IV dinastia egizia (III millennio a.C.), mentre la datazione esatta della sfinge non è ancora precisa. Hancock non mette in dubbio le prove di datazione delle piramidi, ma sostiene invece che furono progettate grazie alla conoscenza di come le stelle apparivano circa otto millenni prima (dato che la teoria della correlazione di Orione sostiene che siano allineate in quel modo), il che richiede l'esistenza di una conoscenza superiore a quella disponibile a chi costruì le piramidi. Le affermazioni di Hancock, Bauval e di altri (come Adrian Gilbert e Anthony West) riguardanti l'importanza di queste correlazioni sono state poi rielaborate da vari scienziati, i quali hanno poi pubblicato critiche dettagliate e confutazioni di queste idee. Tra queste critiche molte arrivano da due astronomi, Ed Krupp dell'osservatorio Griffith a Los Angeles e Anthony Fairall, professore di astronomia dell'università di Città del Capo, in Sudafrica. Grazie a strumentazione da planetario, Krupp e Fairall studiarono in modo indipendente tra loro l'angolo tra l'allineamento della cintura di Orione ed il nord nell'epoca citata da Hancock, Bauval e da altri (diverso dall'angolo osservabile oggi o nel III millennio a.C., a causa della precessione degli equinozi), scoprendo che l'angolo era diverso dalla "corrispondenza perfetta" sostenuta da Bauval e Hancock nella teoria della correlazione di Orione (47-50 gradi nelle misurazioni del planetario, contro i 38 gradi delle piramidi).Krupp fece anche notare che la linea leggermente piegata formata dalle tre piramidi fu deviata verso nord, mentre quella della cintura di Orione fu deviata a sud, e quindi una delle due sarebbe stata capovolta. Infatti, questo è quello che fu fatto nel libro originale di Bauval e Gilbert (The Orion Mystery), che paragona le immagini di piramidi e Orione senza specificare che la posizione delle piramidi era stata invertita. Krupp e Fairall trovarono altri problemi nella teoria, tra cui il fatto che se la sfinge debba rappresentare il Leone, allora dovrebbe trovarsi sulla riva opposta del Nilo (la Via Lattea) rispetto alle piramidi (Orione), che l'equinozio di primavera del 10 500 a.C. si trovava nella Vergine e non nel Leone, e che in ogni caso le costellazioni dello zodiaco nacquero in Mesopotamia ed erano completamente sconosciute in Egitto prima della tarda epoca greco-romana. Ed Krupp raccontò l'errore della mappa invertita in un documentario della BBC intitolato Atlantis Reborn (1999). Secondo Bauval e Hancock, alcuni astronomi (tra cui Archie Roy, Percy Seymour, Mary Bruck, Giulio Magli) respinsero le argomentazioni di Krupp. La correlazione, sostennero, deve considerare le piramidi viste da nord. Archie Roy, professore emerito di astronomia allaGlasgow University, e Percy Seymour, astronomo ed astrofisico della Plymouth University, hanno pubblicato numerose smentite della tesi di Krupp, tra cui l'accusa del fatto che Bauval e Gilbert invertirono volutamente la mappa delle piramidi. In una sentenza della Broadcasting Standards Commission (Regno Unito), la giuria diede ragione a Robert Bauval, e quindi l'accusa di Krupp fu "slealmente" presentata nel documentario della BBC Atlantis Reborn, senza che a Bauval fosse stato permesso di ribattere. Le risposte di Bauval e Hancock alle accuse di Krupp furono incluse nella versione modificata del documentario (Atlantis Reborn Again) andato in onda il 14 dicembre 2000. Secondo Andrew Collins infine, che notò come l'allineamento con le tre stelle della costellazione di Orione non fosse per nulla perfetto, le tre piramidi di Giza corrisponderebbero invece a un altro gruppo di stelle nella costellazione del Cigno: le cosiddette ali del Cigno (le stelle ε, γ e δ Cygni), che corrispondono alla perfezione con le tre piramidi. Nel 2009 un museo archeologico italiano acquista all'asta un piccolo scarabeo egizio ritenuto da alcuni archeologi del periodo Hyksos. Lo scarabeo inizialmente fu tenuto nell'archivio del museo con il codice di inventario A162, fino a che Evan De Vilde, fondatore dell'archeorealismo e studioso di antiche civiltà, non si accorse che sul suo retro vi erano incisi tre disegni a disco con punti concentrici i quali erano l'allineamento geografico delle tre piramidi della Piana di Giza e che rappresentavano esattamente la costellazione di Orione. Secondo De Vilde Evan lo scarabeo di Orione rappresenta il punto di congiunzione tra un autentico reperto egizio e la famosa teoria della correlazione tra piramidi della piana di Giza e la costellazione di Orione, nonché il primo vero reperto egizio che testimoni una vera correlazione tra questi due concetti: l'allineamento delle stelle nella cinta di Orione e l'allineamento topografico delle piramidi. Questa ipotesi però non è ancora confermata dalla comunità scientifica ed è ancora al vaglio di alcune commissioni di egittologi che lo stesso Daphne Museum ha incaricato di esaminare. a grande sfinge è una statua con testa di uomo e corpo di leone. Scolpita direttamente nel calcare, è lunga 57 metri, larga 6 metri, ed altra 20 metri, il che la rende la più grande statua monoblocco del mondo. La grande sfinge è una delle statue più grandi ed antiche del mondo, anche sono tuttora in discussione cose come il riconoscimento di chi fece da modello, quando fu costruita e da chi. Queste domande, col tempo, si sono guadagnate il nome di "indovinello della sfinge", anche se non va confuso con l'originale leggenda greca. Gli egittologi accettano comunemente il fatto che la sfinge rappresenti Chefren spesso indicato anche come il costruttore. Questo daterebbe il termine della costruzione tra il 2520 ed il 2494 a.C. Dato che le prove che porterebbero a Chefren sono ambigue e circostanziali, l'idea di chi e quando costruì la sfinge è ancora oggetto di dibattito. Un'argomentazione sostenuta da Bauval e Hancock per supportare la teoria è che la costruzione della sfinge sarebbe iniziata nel 10500 a.C., che la forma di leone sarebbe un riferimento all'omonima costellazione, e che piramidi, sfinge e Nilo rappresenterebbero Orione, Leone e Via Lattea. La data del 10500 a.C. fu scelta perché essi sostenevano che fosse l'unico periodo della precessione degli equinozi in cui l'era astrologica era quella del Leone, e la costellazione nasceva perfettamente ad est della sfinge durante l'equinozio di primavera. Ipotizzarono anche che in quest'epoca gli angoli tra le tre stelle della cintura di Orione e l'orizzonte fosse una "perfetta coincidenza" con gli angoli tra le tre grandi piramidi di Giza. Questi concetti, assieme ad altre teorie, furono usati per sostenere l'esistenza di un'antica civiltà sconosciuta, tecnologicamente avanzata e oggi scomparsa, che fece da progenitore a tutte le civiltà. La teoria di una sfinge più antica ricevette sostegno da alcuni geologi. Il più famoso, Robert Schoch, sostenne che gli effetti dell'erosione dell'acqua sulla sfinge dimostrano che parti del monumento furono scolpite almeno nel 7000–5000 a.C. L'analisi di Schoch è stata ampiamente condivisa da un altro geologo, David Coxill, il quale sostiene che la sfinge fu duramente colpita dalla pioggia, e che quindi deve risalire al periodo predinastico. Mentre un terzo geologo, Colin Reader, ipotizzò una datazione antecedente di molti secoli a quanto comunemente accettato. Queste opinioni, comunque, sono state quasi universalmente rigettate dai principali egittologi che, assieme a numerosi geologi come James Harrell, Lal Gauri, John J. Sinai e Jayanta K. Bandyopadhyaym, sostengono la datazione classica della sfinge. Le loro analisi attribuiscono l'apparente decadimento accelerato della sfinge al moderno inquinamento industriale, alle differenze qualitative tra gli strati di calcare del monumento, all'erosione della sabbia spinta dal vento, e/o agli sbalzi climatici che portano a fratture nella roccia.


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