sabato 14 gennaio 2017

uovo primordiale


L'uovo cosmico, un archetipo cosmogonico, di cui si trovano i tratti strutturali ma non il simbolo, per la prima volta, presso gli Assiro (Sumeri) Babilonesi, dalla Mesopotamia, nel 2000 a.C., si è diffuso in India, nel 1.600 a.C., nella religione induista e nell'antico Egitto e nell'antica Grecia, con l'orfismo nell'800 a.C., e nei Pelasgi con il pelagismo. Tardivamente si è diffuso anche in altre religioni orientali, occidentali e africane, come in Cina, nel 400, nelle regioni europee celtiche e in Africa presso i Bambara.
Nella religione induista, l'uovo cosmico, detto Hiranyagarbha, viene descritto nei libri Bhagavad Gita Upanishads come un nucleo universale immerso nell'oscurità e dal quale il Signore Brahma lo ha reso manifesto, per mezzo dell'Aum, una sillaba che permette l'emissione respiratoria e che nell'induismo rappresenta il soffio vitale originale. Da questa primeva creazione della cosmologia induista si è sviluppato l'Universo, fino alla sua conclusione nel massimo degrado e poi da capo in una serie di cicli, chiamati kalpa. Una rappresentazione scultorea del concetto nel Mitraismo, è il dio Mitra, detto anche Phanes, spesso rappresentato mentre compare dall'interno di un uovo d'oro.
Nella religione orfica, una storia mitica greca, racconta come dall'uovo d'argento, deposto dalla Notte nell'oscurità dell'Erebo e fecondato da un soffio di vento del Nord, contenente il cosmo, sia nato Eros.
Nel mito dei Pelasgi, si racconta la stessa storia in modo particolareggiato. Qui è la dea Eurinome, emersa dal caos e fecondata dal serpente Ofione, che depone l'uovo universale. Quindi quest'uovo, come quello cinese è un uovo di un rettile mitico, forse il basilisco.
Nella religione taoista cinese, nel IV secolo d.C., l'uovo cosmico viene descritto nel mito di Pangu, il creatore del mondo, coadiuvato dalla tartaruga, da Qilin, un drago con le corna, simile ad una chimera, dalla Fenice e dal dragone.
Nella religione celtica il cerchio vuoto si chiama Oiw ed è il centro dell'evoluzione cosmica, simboleggiato dal Sole. Per i celti si chiama Glain, un uovo rossastro nato da un rettile marino che depone uova sulla spiaggia.
Nei Bambara all'inizio vi era un uovo vuoto che si riempie e si sviluppa a causa di un soffio creativo dello Spirito.
Nel mito polinesiano Vari-Ma-Tetakere vive in una noce di cocco cosmica.
Nell'antica religione egizia, è la Fenice a deporre l'uovo, dal quale rinascerà, ciclicamente. La Fenice è dotata di alito vitale dal quale nasce il dio dell'aria Shu. In prossimità della propria morte la Fenice costruisce un nido a forma di uovo e lì la Fenice brucia completamente ma da questa combustione si genera un uovo, che il Sole fa germogliare.
Mircea Eliade scrive sulla cosmogonia: "Il motivo dell'uovo cosmogonico, attestato in Polinesia, è comune all'India antica, all'Indonesia, all'Iran, alla Grecia, alla Fenicia, alla Lettonia, all'Estonia, alla Finlandia, ai Pangwe dell'Africa occidentale, all'America centrale e alla Costa occidentale dell'America del Sud." In Russia ed in Svezia sono state trovate uova di creta in molti sepolcri. Le statue di Dioniso trovate nelle tombe in Beozia portano un uovo in mano, segno del ritorno alla vita. Era invece vietato mangiare uova agli adepti dell'orfismo in quanto questo culto misterico ricercava l'uscita dal ciclo infinito delle reincarnazioni, cioè l'abolizione del ritorno periodico all'esistenza. L'uovo rappresenta quindi la " ripetizione della nascita esemplare del Cosmo, l'imitazione della cosmogonia".
Gli astrofici a partire dagli anni trenta hanno incominciato a parlare di un nucleo primordiale preesistente, sconosciuto e inconoscibile, dal quale si è sviluppato l'Universo per mezzo del Big Bang, da qui in poi conoscibile, perché emettitore di luce.
L'idea nasce da un bisogno percepito di riconciliare l'osservazione di Edwin Hubble di un universo in espansione (osservazione già ipotizzata da Albert Einstein con le sue equazioni della relatività generale). Erwin Schrödinger appassionato di Vedanta, applica questo concetto alla meccanica quantistica.
Attualmente la cosmologia asserisce che prima di 13,7 miliardi di anni fa l'intera massa dell'universo era compressa in un volume di circa trenta volta la dimensione del nostro Sole, dal quale si espanse fino allo stato attuale per mezzo del Big Bang.
In particolare Castellani nel 1993, nel suo libro fondamenti di Astrofisica, parla di questo nucleo primitivo sconosciuto, in modo ragionavole, formato da un brodo di quark, leptoni e fotoni.
Dopo tutte le considerazioni esposte precedentemente sui di­versi aspetti del simbolismo della caverna, ci resta da trattare ancora un altro punto importante: i rapporti di questo stesso simbolo con quello dell’»Uovo del Mondo»; ma, affinché ciò possa essere ben compreso e ricollegato in modo più diretto a quanto abbiamo detto fin qui, dobbiamo parlare anzitutto dei rapporti simbolici del cuore con l’“Uovo del Mondo». Si po­trebbe forse stupirsene a prima vista e non scorgere altro che una certa somiglianza di forma tra il cuore e l'uovo; ma anche questa somiglianza può avere un vero significato solo se esistono relazioni più profonde; ora, il fatto che l'omphalos e il betilo, che sono incontestabilmente simboli del centro, siano spesso di forma ovoidale, com'era in particolare l'Omphalos di Delfi [Abbiamo esaminato più specificamente questi simboli nel “Roi du Monde”; vi abbiamo anche segnalato che, in altri casi, essi rivestono la forma conica, che è in rapporto diretto con il simbolo della montagna, di modo che si ritrovano qui ancora le due raffigurazioni complementari di cui abbiamo parlato ultimamente], ne è una riprova, come ci accingiamo ora a spiegare.
A tale riguardo, è importante prima di tutto osservare che l’“Uovo del Mondo» è la figura non del «cosmo» nel suo stato di completa manifestazione, ma di ciò a partire da cui si effet­tuerà il suo sviluppo; e, se tale sviluppo è rappresentato come un'espansione che si compie in tutte le direzioni a partire dal suo punto d'inizio, è evidente che questo punto coinciderà neces­sariamente con il centro stesso; così, l’“Uovo del Mondo” è effettivamente «centrale» in rapporto al «cosmo» [Il simbolo del frutto ha anch'esso sotto questo profilo, lo stesso significato dell'uovo; vi torneremo probabilmente nel proseguimento di questi studi. Faccia­mo notare fin d'ora che questo simbolo ha inoltre un evidente legame con quello del «giardino», e quindi del Paradiso terrestre]. La figura biblica del Paradiso terrestre, che è anche il «Centro del Mondo», è quel­la di una cinta circolare, che può essere considerata la sezione oriz­zontale di una forma ovoidale oppure sferica; aggiungiamo che, in realtà, la differenza fra queste due forme consiste essenzial­mente nel fatto che quella della sfera, estendendosi ugualmente in tutti i sensi a partire dal centro, è veramente la forma pri­mordiale, mentre quella dell'uovo corrisponde a uno stato già differenziato, che deriva dal precedente per una specie di «pola­rizzazione» o di sdoppiamento del centro [Allo stesso modo, in geometria piana, il centro unico del cerchio, sdoppiandosi, dà origine ai due fuochi di un'ellisse; questo sdoppiamento è raffigurato assai chiaramente anche nel simbolismo estremo‑orientale dello Yin‑yang, che si riallaccia anche a quello dell’»Uovo del Mondo»]; si può d'altronde pensare che questa «polarizzazione «si effettui dal momento in cui la sfera compie un movimento di rotazione intorno a un asse determinato, poiché, a partire da questo momento, non tutte le direzioni dello spazio svolgono uniformemente la stessa funzione; e questo segna precisamente il passaggio dall'una all'altra delle due fasi successive del processo cosmogonico che sono rispetti­vamente simboleggiate dalla sfera e dall’uovo [Segnaliamo ancora, a proposito della forma sferica, che nella tradizione isla­mica la sfera di pura luce primordiale è il “Ruh mohammediyah”, che è anche il «Cuore del Mondo»; e l'intero «cosmo» è vivificato dalle «pulsazioni» di questa sfera, che è propriamente il “barzakh” per eccellenza (si veda su questo argomento l'articolo di T. Burckhardt, in «Etudes Traditionnelles», dicembre 1937)].
Detto questo, resta ormai solo da mostrare come ciò che è contenuto nell’»Uovo del Mondo» sia realmente identico a ciò che, come abbiamo detto precedentemente, è anche contenuto simbolicamente nel cuore, e nella caverna in quanto ne è l'equi­valente. Si tratta qui di quel «germe” spirituale che, nell'ordine macrocosmico, è designato dalla tradizione indù come Hiranya­garbha, cioè letteralmente l'«embrione d'oro» [Si veda “L'Homme et son devenir selon le Vedanta”, cap. XIII]; ora, questo «germe» è veramente l'Avatara primordiale [A ciò si ricollega pure la designazione di Cristo come «germoglio» in vari testi delle Scritture, di cui forse riparleremo in altra occasione], e abbiamo visto che il luogo della nascita dell'Avatara, come pure di ciò che vi corrisponde dal punto di vista microcosmico, è rappresentato pre­cisamente dal cuore o dalla caverna. Si potrebbe obiettare che, nel testo da noi citato allora [Katha Upanishad, 1° Valli, shruti 14], come del resto in molti altri casi, l'Avatara è espressamente designato come Agni, mentre è detto che Brahma si rinchiude nell’»Uovo del Mondo», chiamato per questa ragione Brahmanda, per nascervi come Hiranyagarbha; ma, oltre al fatto che i diversi nomi designano in realtà solo i diversi attributi divini, che sono per forza sempre in relazione gli uni con gli altri, e non entità separate, è il caso di osservare qui in modo speciale che, essendo l'oro considerato come la «luce minerale” e il «sole dei metalli», la designazione stessa di Hiranyagarbha lo caratterizza effettivamente come un principio di natura ignea; e tale ragione viene ad aggiungersi alla sua posizione centrale per farlo assimilare simbolicamente al Sole, che, del resto, è anch'esso in tutte le tradizioni una delle figure del «Cuore del Mondo».
Per passare di qui all'applicazione microcosmica, basta ricordare l'analogia che esiste fra il “pinda”, embrione sottile dell'essere individuale, e il Brahmanda o «Uovo del Mondo» [“Yatha pinda tatha Brahmanda” (si veda “L'Homme et son devenir selon le Vedanta”, capp. xiii e xix)]; e questo “pinda”, in quanto «germe» permanente e indistruttibile dell'esse­re. si identifica d'altronde col «nòcciolo d'immortalità», chiamato “luz” nella tradizione ebraica [Per ulteriori osservazioni su questo punto rinviamo ancora al “Roi du Monde”; si può anche notare che l'assimilazione della «seconda nascita» a una «germina­zione» del “luz” richiama nettamente la descrizione taoista del processo iniziatico co­me «endogenia dell'immortale»]. È vero che, in genere, il “luz” non viene situato nel cuore, o almeno è questa solo una delle diverse localizzazioni di cui è suscettibile, nella sua corrispondenza con l'organismo corporeo, e non quella che si riferisce al caso più comune; nel caso, invece, in cui il “luz” è in rapporto immediato con la «seconda nascita», tale localizzazione apparirà del tutto giusta, come già risulta da tutto quanto si è detto finora. Di fatto, tali localizzazioni, che sono in rapporto con la dottrina indù dei chakra, si riferiscono ad altrettante condizioni dell'essere umano o fasi del suo sviluppo spirituale: alla base della colonna verte­brale, è lo stato di «sonno» in cui si trova il “luz” nell'uomo co­mune [Il serpente arrotolato intorno all’“Uovo del Mondo», e talvolta raffigurato attorno all'Omphalos e al betilo, è, a tale riguardo, Kundalini arrotolata intorno al «nòcciolo d'immortalità», che è pure in rapporto con il simbolismo della «pie­tra nera»; a questa posizione «inferiore» del “luz”, si fa direttamente allusione nella formula ermetica: “Visita inferiora terrae, rectificando invenies occultum lapidem”, la “rettificazione» è qui il «raddrizzamento» che segna, dopo la «discesa” l'inizio di un movimento ascensionale, corrispondente al risveglio di Kundalini; e il complemento della medesima formula designa inoltre questa «pietra nascosta» come “veram medicinam”, il che la identifica anche con l'amrita, cibo o bevanda d'im­mortalità]; nel cuore, è la fase iniziale della sua «germinazione», che è propriamente la «seconda nascita»; nell'occhio frontale, è la perfezione dello stato umano, cioè la reintegrazione nello «stato primordiale»; infine, nella corona della testa, è il passaggio agli stati sopra‑individuali; e ritroveremo ancora la corrispon­denza esatta di queste diverse tappe quando torneremo a trattare del simbolismo della caverna iniziatica [Notiamo ancora che la designazione dell’»embrione d'oro» suggerisce un certo rapporto con il simbolismo alchimistico, confermato del resto da accostamenti co­me quelli che abbiamo indicato nella nota precedente; e vedremo anche, a tale riguardo, che la caverna iniziatica corrisponde in modo notevole all'athanor er­metico; non è il caso di stupirsi di queste somiglianze, poiché il processo della «Grande Opera», inteso nel suo vero senso, non è altro in fondo che il processo stesso dell'iniziazione].

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