sabato 31 gennaio 2015

messaggi spirituali

Entriamo nel vivo delle parole che canalizzeremo oggi e che riguardano ancora l'ascensione.
Ogni sfera di pensiero che contiene la coscienza cristallina di un popolo, di una nazione o di un'intera forma planetaria rimane ancorata ad una sfera d'energia più evoluta che la contiene ed allo stesso tempo che la guida nel suo percorso evolutivo.
Si lavora sempre quindi, in coppie di sfere di coscienza.
Quando le coppie diventano un uno, determinano l'avanzare di interi Universi come sta accadendo grazie al vostro Pianeta.
Le sfere in ascesa determinano questo avanzare universale poichè producono un passaggio in avanti d'ogni forma superiore e d'ogni forma inferiore.
E' tutto collegato, tutti avanzate, tutto l'Universo avanza ed avanza anche la coscienza Suprema che voi chiamate Dio.
La crescita collettiva quindi, è il vero motore dell'Universo, delle forme create, della vita nella Materia.
Questo avanzare di sfere quindi è un gioco d'Universi paralleli che interagiscono fra loro nei regni ultra-sottili del Cosmo.
Come potrebbero fare delle semplici cellule in un corpo umano determinano un organismo vivente di dimensioni immense che appunto, è quel Dio di cui tutti facciamo parte.
Torniamo alle sfere di coscienza ed allarghiamo il discorso.
Quando ognuno di voi sarà asceso alla quinta sfera, come già anticipato nella precedente canalizzazione,  la sesta sfera diverrà realtà per lo Spirito che dimorerà in essa.
La coscienza della sesta sfera quindi, diventerà il Sole della coscienza della quinta che ne sarà solo la proiezione.
La vostra sfera spirituale quindi sarà la sesta ed è qui che  avverranno i veri cambiamenti.
Verranno poi proiettati nella quinta per determinare l'avanzare della vostra conoscenza come umanità e della conoscenza come gruppo spirituale a cui avete scelto d'appartenere.
I gruppi spirituali sono coscienza d'una medesima categoria e con uno stesso peso molecolare.
I gruppi spirituali determinano grazie alla comune tipologia, l'avanzare della sfera e nello stesso tempo spingono le sfere superiori verso nuove frontiere lontane anni luce pur rimanendo parte delle stesse.
Pensate alle stelle ed alla loro luce che arriva a voi a distanza di anni luce
in-quantificabili per quanto riguarda Universi che nemmeno conoscete.
Questa distanza è apparente poiché non esistono tempo e spazio nel mondo spirituale.
Tutto esiste e nel medesimo tempo.
E' la percezione materiale che rende le distanze necessarie e crea quei limiti indispensabili alla sperimentazione della sfera stessa.
I pianeti sono molto esplicativi in tal senso, perchè mostrano una realtà molto lontana da voi eppure molto simile alla vostra, alla vostra sfera di coscienza.
Pensate ad un pianeta come potreste pensare alla vostra sera di coscienza e gli altri pianeti, addirittura ubicati in altre galassie, come alla sfera di coscienza di altre Entità che vi dimorano e su cui le stesse stanno facendo esperienza.
Quelle Entità sono, proprio come voi, in crescita ed il loro sviluppo pur essendo così distante in termini umani, non lo è in termini spirituali.
I gruppi di coscienza di varie categorie spirituali sono creati da interessi e specifiche attitudini che ogni Entità desidera sviluppare in sé.
Le Entità superiori alle vostre interagiscono con voi in momenti di grande criticità o quando il disegno d'un Essere o di più Esseri, necessita d'un intervento maggiore rispetto a quello del Sè Superiore.
In generale tuttavia, essendo tutto quello che voi scegliete di vivere un gioco della vostra Entità luminosa non avviene alcuna interferenza.
Ci chiedete se le Entità interferiscono quando per esempio c'è il pericolo d'una colossale  distruzione di qualcosa che invece non la prevedeva?
Sì ma non intervengono solo Entità superiori a quelle della vostra famiglia spirituale.
In quei frangenti  le coscienze unite collettive appartenenti alla stessa famiglia spirituale operano e creano i giochi necessari affinchè quell'evento non avvenga.
Non ci sono ovviamente percorsi stabiliti completamente perchè  come sapete la libera scelta a cui voi siete soggetti non permette di sapere come e quando un determinato evento si svilupperà nel modo in cui è stato indicato dal disegno superiore.
Ci sono però strade già tracciate riguardo al disegno complessivo, alla destinazione finale.
Immaginate un percorso d'acqua e quel percorso si è stabilito debba confluire in un oceano che noi chiamiamo destino finale.
Il percorso rappresenta le vostre scelte ma la corrente non è affatto guidata da voi.
Potrete girare a destra od a sinistra ma la corrente è il vostro Sé superiore che vi guida e vi fa raddrizzare il timone, che v'aiuta spingendovi a scegliere grazie ad una determinata situazione.
Ricordate che voi siete sì nella quarta dimensione (il regno delle emozioni) ma siete già nella quinta con il vostro Sè superiore.
Significa che le vostre scelte che sembrano apparentemente solo vostre, sono in realtà il frutto d'una coscienza già ascesa che sta guidando il corpo emotivo e prima ancora il corpo fisico, per farli vibrare alle stesse frequenze in cui il vostro Sè superiore sta vibrando.
Quando quindi vi diciamo che siete già qui, che siete qui con noi, vi stiamo dicendo che lo siete effettivamente che non c'è alcun pericolo, che il vostro viaggio è già finito ancora prima che nasceste.
C'è già una fine che dovete ancora vedere perchè è accaduta in una sfera di coscienza a voi non accessibile.
Sta appunto manifestandosi a voi proprio come farebbe la luce di una stella che brillando molto distante da voi, sta invece esprimendo la sua nascita.
Ora potete forse comprendere maggiormente anche gli eventi che vi accadono.
Siete già ascesi, siete già qui.
Potete scegliere ovviamente come continuare il percorso mano a mano che gli eventi della vostra vita vi si presentano ma in ogni caso, qualsiasi siano le vostre scelte e decisioni se siete qui è perchè siete già ascesi.
Il vostro corpo fisico segue docile la vostra coscienza ascesa.
Il vostro corpo emotivo lo porterà a vibrare in modo sempre più veloce fino a rendere sempre più leggera la sostanza di cui è fatto.
Così ogni più piccola particella di materia col peso della terza dimensione ascende, grazie alla trasformazione alchemica prodotta dall'emozione sublimata.
Cercate quindi d'allinearvi con fiducia ai messaggi che il vostro Sé superiore vi manda poiché sono una guida preziosa che vi lancia con più leggerezza verso  il vostro prossimo Pianeta evolutivo.
Ascenderete in questo nuovo Pianeta individualmente e collettivamente come famiglia spirituale.
La famiglia spirituale a cui appartenete è quella umana ma come avrete intuito ce ne sono moltissime altre ed è in questi termini che è vista la Creazione intera.
LE FAMIGLIE SPIRITUALI
Le famiglie spirituali rappresentano dei gruppi di studio del Creato che interagiscono fra loro per creare quei campi di coscienza cristallina che sono lo stampo d'energia vivente che poi può essere sperimentato da ogni Essere esistente.
Sono, come possiamo spiegarle... delle immagini impresse che lasciando l'impronta della loro presenza, possono essere osservate da chiunque lo voglia.
Più precisamente nel caso dell'Essere spirituale, si parla di sperimentazione.
Non immaginate nemmeno quanti giochi, quante esperienze, quante possibilità, quanta energia creata da questi stampi di famiglie spirituali, esistano nella
Creazione tutta.
E' talmente vario e impegnativo il discorso che ci si perderebbe.
Quello che conta è che lo stampo lasciato da famiglie spirituali più evolute rispetto alla vostra coscienza è ciò che voi tutti avete sperimentato nella terza dimensione.
Non interagiscono affatto con voi come spesso pensate: è la loro coscienza cristallizzata semmai, che rimane in voi come se si trattasse di Entità vere e proprie.
Il loro ricordo che ancora dimora nella sfera d'appartenenza è lo stampo che vi serve da filo conduttore per la vostra creazione umana.
Alla fine della sfera stessa arrivate alla comprensione completa che la stessa famiglia aveva provato prima di voi.
Lo avete ovviamente scelto nella dimensione priva di corpo che ci unisce tutti in una forma che è impossibile ovviamente, spiegare a parole essendo Dio stesso.
Eppure tutti noi quando entriamo nella sfera che abbiamo deciso di sperimentare lo facciamo con accettazione ed entusiasmo.
E' paragonabile a quello che si prova quando si decide di fare un viaggio avventuroso, ben organizzato ma comunque colmo d'imprevisti che ogni Essere deve sbrogliare.
Non sempre si è in grado di farlo al primo viaggio, anzi quasi mai.
In realtà lo scopo primo di questi viaggi non è affatto arrivare ad un traguardo ma sperimentare il percorso scelto.
Non esiste una destinazione, un luogo fisico che termina.
Esiste solo la sfera che state sperimentando piena d'incognite per il vostro corpo fisico e colma d'imprevisti anche per il vostro Sè superiore che dall'alto vi permette di scegliere, donandovi tutta la guida necessaria.
Iniziate ad allargare un pò ora, cari amici, la vostra comprensione su ciò che state compiendo e su tante cose che abbiamo spiegato in tanto tempo?
La spiegazione sta avvenendo per gradi, come state constatando.
Se vi avessimo proposto tutto questo quando ancora non sapevate molto di ascensione, di noi,  del Sé  superiore, di tutto ciò che ci ha condotti fino a qui, non avreste avuto la stessa comprensione che avete adesso.
Tutto è semplicemente perfetto: questa è un'altra frase che ci sentite dire sempre.
Lo diciamo semplicemente perchè nella sfera d'appartenenza è davvero la perfezione di una coscienza cristallina depositata molto prima della vostra venuta, che sta agendo sulla vostra stessa coscienza.
Una coscienza cristallina si forma attraverso l'esperienze concrete concluse, d'intere famiglie planetarie.
Solo attraverso la fine di quella coscienza, del viaggio dell'intera coscienza di una famiglia, si può lasciare l'involucro cristallizzato per ascendere a livelli di coscienza diversi e sempre più evoluti.
Il corpo rimane ancorato a quell'energia ed è una perfezione raggiunta dalla consapevolezza unita di quella famiglia ma prima ancora, di quell'Energia Onnipresente che ha lasciato lo stampo vuoto ma colmo della sua intera presenza.
Crediamo che questa canalizzazione vi farà riflettere molto.
Vi donerà inoltre, come è anche sua intenzione, quel senso d'appartenenza non solo alla vostra famiglia di nascita ed ai vostri amici ma anche a quella famiglia umana che sta viaggiando insieme all'interno della medesima sfera di coscienza.
C'è molto, molto altro e dovete iniziare ad allargare la vostra vista parziale per abbracciare quell'infinito che è oltre una mente limitata ma non per questo meno reale di ciò che voi potete vedere.
In questo allargare del vostro spazio di coscienza avviene  il permesso d'entrata di nuove importanti informazioni.
Le nuove informazioni vi permettono non solo di sperimentare nuove realtà ma anche di renderle oggettive a voi ed alla vostra/ nostra meravigliosa famiglia che chiamiamo “Umanità”.
Amati ancora una volta vi lasciamo e vi diciamo che davvero lo siete: siete noi..siamo voi.
Capite ora, vero?
Shamballah

mercoledì 28 gennaio 2015

il ritorno degli antichi dei.


La teoria degli antichi astronauti, detta anche teoria del paleocontatto o paleoastronautica, è l'insieme delle teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà extraterrestri e antiche civiltà umane, quali Sumeri, Egizi, civiltà dell'India antica e civiltà precolombiane. Tali teorie, diffusesi a partire dalla metà del XX secolo, non sono accettate dalla comunità scientifica e pertanto sono generalmente inquadrate nel più vasto e controverso campo pseudoscientifico della cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia. Sono anche diffuse inufologia, rientrando in particolare nel campo di indagine definito "archeologia spaziale", "archeologia ufologica" oclipeologiaLa nascita della paleoastronautica si fa risalire al 1960 con la pubblicazione di un articolo del matematico russo Matest Agrest. In seguito, le teorie sul presunto contatto tra civiltà extraterrestri e alcune antiche civiltà umane sono divenute popolari negli anni sessanta e soprattutto negli anni settanta con la pubblicazione dei libri di Erich von Däniken e Peter Kolosimo, autore di numerosi best seller, tra cui Non è terrestre (1968) e Astronavi sulla preistoria (1972). Il substrato di tali teorie era già stato elaborato alcuni anni addietro, subito dopo gli anni cinquanta, con la nascita dell'ufologia in seguito alle prime testimonianze documentate di avvistamenti di UFO. All'ufologia si unirono le tesi già elaborate da Charles Fort sull'apparente incoerenza cronologica di alcuni manufatti e il rinnovato interesse popolare degli anni sessanta nei confronti delle antiche civiltà e delle loro mitologie. In ambito ufologico nacque la clipeologia o paleoufologia, rivolta allo studio delle presunte manifestazioni di UFO nelle epoche passate. Inizialmente la paleoastronautica si sviluppò come una branca della clipeologia rivolta al periodo preistorico e protostorico, concentrando la sua attenzione su reperti archeologici di tali epoche. I sostenitori delle teorie sugli antichi astronauti, però, non si limitano a sostenere, come fanno i clipeologi, che visite di alieni siano avvenute anche nei secoli passati, ma affermano che vi sia stata un'influenza aliena nello sviluppo della civiltà e della specie umana, arrivando a mettere in discussione, almeno in parte, la teoria evolutiva di Charles Darwin, talvolta sostituendola con tesi creazioniste, secondo le quali la specie umana sarebbe stata geneticamente creata da entità superiori o per il tramite di angeli extraterrestri. Se per la paleoantropologia l'uomo è il risultato di un processo evolutivo endogeno durato tre milioni di anni, che ha portato le proto scimmie africane ad assumere via via la statura eretta e a sviluppare la propria intelligenza, andando a formare società via via più avanzate, i sostenitori delle teorie degli antichi astronauti ipotizzano che specie aliene sbarcate sulla Terra, attraverso numerosi e remoti contatti con popolazioni locali, abbiano indotto o anche solo favorito e guidato il percorso evolutivo della specie umana. Questi contatti, in taluni casi costituiti da soggiorni prolungati di extraterrestri sulla Terra, avrebbero influenzato lo sviluppo di alcune civiltà: tracce a testimonianza di questi eventi sarebbero riconoscibili, secondo i fautori di queste teorie, studiando con una certa forma mentis alcuni reperti preistorici. Tra i principali divulgatori delle teorie degli antichi astronauti vi sono lo scrittore e giornalista italiano Peter Kolosimo e l'archeologo e scrittore svizzero Erich von Däniken, preceduti di alcuni anni dal francese Robert Charroux e dal britannico W. Raymond Drake. Kolosimo e von Däniken dalla seconda metà degli anni sessanta hanno prodotto una serie di libri di grande presa popolare diffusi in molti paesi del mondo. Tali teorie sono state sostenute anche da alcuni religiosi, come il pastore presbiteriano e ufologo statunitense Barry Downing e il sacerdote cattolico spagnolo Salvador Freixedo. Altri popolari scrittori che, in seguito, hanno ripreso questa teoria sono Zecharia Sitchin e Robert K. G. Temple. Tra gli altri che si erano interessati, prima della seconda guerra mondiale, a tali teorie vi fu anche il sensitivo Edgar Cayce. Diversi altri autori hanno teorizzato il riferimento nei testi sacri o comunque mitologici a visite di alieni: tra questi Mario Pincherle, Mauro Biglino, padre Enrique López Guerrero, Claude Vorilhon, Lloyd Pye, Corrado Malanga e Biagio Russo. L'avvento di Internet ha favorito la diffusione di tali teorie, attraverso la nascita di innumerevoli siti web, per lo più amatoriali, che trattano di miti e presunti misteri, mescolandoli assieme ad argomenti di archeologia divulgativa, secondo uno schema poi ripreso da altri mass media, ignorando, rigettando o mettendo in discussione le tesi riconosciute nel mondo scientifico e accademicoEsistono diverse ipotesi sul cosiddetto paleocontatto, che sarebbe avvenuto tra la specie umana e specie aliene:
  • la specie umana sarebbe il risultato di una creazione programmata, ovvero di esperimenti genetici condotti da extraterrestri sugli ominidi, che fino a quel punto si sarebbero evoluti spontaneamente sulla Terra in concordanza con la Teoria di Darwin e dunque, in questo secondo caso, senza nessuna apparente contraddizione con essa. Il fine di questi presunti alieni sarebbe stato accelerare l'evoluzione spontanea della specie umana: adattamento evolutivo e neo creazionismo dunque sarebbero veri entrambi. Il principale argomento a sostegno di questa teoria è il tempo relativamente breve impiegato dall'Homo sapiens (300.000 anni) per giungere a un livello evolutivo mai raggiunto da altri organismi, pur presenti sulla Terra da centinaia di milioni di anni.
  • la specie umana avrebbe avuto contatti con extraterrestri sin dalle ere più antiche. Questi alieni sarebbero le divinità delle civiltà antiche (egizi, maya,aztechi, popoli della Mesopotamia, romani), raffigurati nelle loro opere d'arte. Altri indizi della presenza di extraterrestri in epoche passate sarebbero celati in testi religiosi, come la Bibbia e il Rāmāyaṇa, o in opere letterarie di carattere epico. Gli extraterrestri si sarebbero manifestati anche in epoche successive: dipinti medievali e rinascimentali, specie a carattere religioso, mostrerebbero in cielo delle navicelle spaziali, a volte addirittura con angeli alla guida.
  • il ritrovamento di OOPArt, ossia "oggetti fuori posto", in quanto "fuori dal tempo", soprattutto sotto il profilo tecnologico, rispetto alle temporizzazioni dell'archeologia canonica. 
Secondo i suoi sostenitori, elementi a favore della teoria degli antichi astronauti si rinvengono nell'architettura e nell'arte antica. Esisterebbero numerosi siti archeologici che testimonierebbero il contatto tra la specie umana e visitatori extraterrestri, alcuni dei quali costruiti con tale perizia da suggerire l'uso di tecnologie aliene. Gli ufologi e, in particolare i clipeologi, citano, tra gli altri, Giza, Baalbek,Yonaguni, le Linee di Nazca, i monoliti di Stonehenge, oltre a incisioni rupestri e statuette rinvenute nelle Americhe, nelle isole del Pacifico, in Australia, in aree europee come la Scozia e in zone alpine, quali il Musinè o la Valcamonica. Le popolazioni umane primitive avrebbero visto le forme di vita aliene come "angeli", "spiriti", "dei" o "semidei". Inoltre i teorici degli antichi astronauti interpretano vari brani dell'antica letteratura sumera e alcuni testi sacri prodotti da antiche civiltà del pianeta come possibili resoconti di un contatto a livello planetario. In particolare sono spesso citati l'Epopea di Gilgamesh, il Rāmāyaṇa(dove si parla di carri volanti chiamati Vimana) e alcuni libri della Bibbia, come il Libro di Ezechiele (in cui è descritta la visione di un "carro di fuoco").
 L'idea principale su cui si muove il recupero dell'astrologia dal medioevo all'età rinascimentale è che gli dei antichi sono in realtà stelle; la loro raffigurazione quindi contiene implicitamente i corrispondenti significati cosmologici. L'idea che i pianeti siano esseri viventi era già diffusa nel primo medioevo e si connetteva a svariati processi di identificazione tra pianeti e dei, iniziata sin nei tempi antichi. Per il mondo greco però questa sovrapposizione non fu affatto immediata. Aristofane nella commedia La Pace (vv.406-413) distingue i greci dai barbari, anche perché questi ultimi venerano superstiziosamente il Sole e la Luna e credono negli effetti nefandi delle eclissi. In seguito si era avviata questa compenetrazione tra il divino e l'astrale a partire dall'influsso della tradizione caldea sul mondo greco. Il pensiero greco aveva postulato l'idea del pianeta come essere vivente e divino con la scuola di Zenone stoico, dove l'astrologia veniva di fatto impiegata anche per finalità divinatorie. In effetti si può leggere in questa concezione anche un fertile innesto della religione egizia, che già secoli prima rappresentava lo zodiaco attraverso le sue divinità, come ci illustra lo zodiaco di Denderah. Ciò può essere dovuto alla diffusione in Grecia di testi egizi che prendevano il nome dai loro stessi autori: ilNechepso e il Petosiris, il primo un faraone e il secondo un sacerdote egiziano. Anche Eratostene parla di questa combinazione divinità e zodiaco, mentre in poesia si comincia con Arato ad associare le stelle agli antichi miti.
Ma non mancano detrattori; celebre ad esempio è la questione sollevata da Carneade nella sua polemica contro l'astrologia, perché rimaneva indimostrabile il fatto che due gemelli avessero destini differenti pur nascendo nello stesso giorno e ora, mentre persone nate in periodi diversi potessero morire nello stesso momento e modo, come per una battaglia o catastrofe. Lo stesso Panezio, amico di Scipione Emiliano e di Polibio, pur appartenendo alla scuola stoica, respinse alla fine l'astrologia, negando di fatto agli astri ogni rapporto con il divino, mentre Varrone indicava nelle divinità soltanto simboli dei corpi celesti.
Nonostante ciò questo processo di identificazione tra dei ed astri diviene sempre più saldo; Manilio nel suo poema Astronomica, scritto tra il 9 e il 15 d.C., celebrava gli astri come divinità, contribuendo a fondere sempre più la mitologia con l'astrologia e la rappresentazioni degli dei con quella dello zodiaco. Già in età repubblicana cominciano ad essere usate le espressioni abbreviate Saturnus oJuppiter al posto di Sidus Saturni e Sidus Jovis, mentre in età augustea viene introdotta la settimana planetaria, fino ad una corrispondenza tra calendario e zodiaco, che riguarda non solo i giorni ma anche i mesi e le ore.
Macrobio allude a queste corrispondenze ad esempio tra marzo e Marte, in latino per entrambi mars, che corrisponderebbe all'Ariete, segno zodiacale del mese di marzo. Così anche aprilis verrebbe dal greco aphros, cioè spuma: è difatti aprile corrisponde a Venere in associazione con il Toro. Maggio ancora, cioè maius, deriva da Maia, madre di Mercurio e questi è infatti il pianeta del mese di maggio, corrispondente al segno dei Gemelli, mentre giugno si riferisce al segno del Cancro, domicilio della Luna, perché associato a Giunone Lucina o lunare. Ancora gennaio deriverebbe da uno degli dei più antichi e importanti dell'antichità romana: il Giano bifronte.
Le arti figurative non si sottraggono a questo rimando tra miti e stelle, come si nota nel celebre globo farnese nel Museo Nazionale di Napoli, copia romana di un originale greco forse ispirato al poema sulle costellazioni di Arato: sono rappresentate le costellazioni celesti attraverso l'iconografia degli antichi miti sulla superficie di una sfera sostenuta da un Atlante, con uno alto stile di esecuzione .Anche le ore hanno una divinità diversa a secondo del giorno della settimana, partendo dalla regola che il pianeta, che governa il giorno, amministra anche la prima ora dopo l'alba, mentre le successive sono distribuite tra i vari pianeti, che si susseguono sempre nel medesimo ordine: cioè Sole, Venere, Mercurio, Luna, Saturno, Giove, Marte.
È il caso della figurazione dell'Idra, costellazione che ne porta sopra altre due; il corvo e la coppa qui con un chiaro riferimento alla storia mitica di Apollo, che manda il corvo ad attingere acqua alla fontana sacra, mentre la disobbedienza costa all'animale come punizione una specie di supplizio di Tantalo, di stare cioè sul dorso dell'Idra insieme alla coppa, senza potersi mai dissetare.
Importante sulla scia della identità iconografica tra mito e costellazione è anche il disco di bronzo di un orologio con raffigurazioni zodiacali, ora nel Salisburgo Stadtmuseum, databile intorno al sec. II-III d. C.. Tale classicismo descrittivo rifiorirà solo in età rinascimentale a partire dalla carta zodiacale di Albrect Durer o nella carta di Pietro Apiano del 1536 e ancora con l'Atlante del disegno Giorgio Martini (1439-1502), una delle prime riprese figurali del mito, che non regge un globo, ma bensì un disco piatto.
Ancora l'idea di Manilio di accoppiare i mesi alle divinità finisce con l'avere nella stessa età romana le sue esecuzioni figurative come l'altare di Gabi e i menologi rustici.
La rappresentazione nell'arte figurativa dello zodiaco acquista sempre più un carattere simbolico, in genere riferendosi al potere universale del monarca, unita a esigenze decorative ed estetiche. Un esempio ci può essere offerto dalla volta del triclinio imperiale di Nerone, che probabilmente raffigurava uno zodiaco su una grande tavola di avorio e riproduceva il moto celeste attraverso un meccanismo idraulico. Con l'avvento del cristianesimo l'astrologia subisce una iniziale decadenza, ma continua a rimanere radicata nella cultura sia laica che religiosa. Ancora l'evocazione simbolica del potere implicita nell'immagine dello zodiaco resiste negli ambienti del potere. L'identificazione di Dio stesso con il sole, basata sulle teorie eliosofiche e la penetrazione del mazdeismo nella cultura tardoantica spingono ancora imperatori come Aureliano e Costantino a non rinunciare ai culti astrali. Costantino chiede la creazione dell'oroscopo della città di Bisanzio, che venne ritrovato nel rinascimento da Pomponio Gaurico nella biblioteca vaticana e pubblicata dal fratello Luca nel Neapolitani prognosticon. Sempre Costantino, in perfetto accordo con le teorie orientali di una origine celeste del potere non mancò di farsi raffigurare su una colonna a Bisanzio con le vesti del sole .
La filosofia tardo antica cerca inoltre di rafforzare la posizione dell'astrologia e della magia in genere. Nell'ambito neoplatonico è possibile una distinzione tra teurgia e goetia, la prima rivolta a spiriti stellari buoni la seconda ad entità malvagie, categorie di popolazioni magiche già individuate da Apuleio. Anche in questa visione riscopriamo la resistenza di un rapporto stretto tra spiriti ed astri. In questo modo l'astrologia proprio perché riferita al mondo celeste è in se stessa benigna: per Plotino in particolare le stelle con i loro transiti sono segni inviati della divinità stessa per meglio predisporci verso il futuro.
Invece l'atteggiamento dei padri della chiesa verso i pianeti - dei è nel migliore dei casi polemico e diffidente. Per un Tertulliano, che aveva dato una particolare spiegazione sugli spiriti planetari, definendo l'astrologia la dottrina degli angeli caduti, la divinazione con gli astri non ha più necessità di essere dopo la discesa del Cristo sulla terra. La possibilità preditoria dell'astrologia appare così superflua nell'ambito del modificato rapporto con il destino dell'uomo, eticamente rigenerato dal Cristo. San Agostino considera malvagi tutti gli dei astrologici in una polemica, che vuole essere di fatto anche un colpo di grazia al morente paganesimo. La critica di Agostino è però di base compromessa dal suo stesso avvicinamento, avvenuto in età giovanile, a questa scienza divinatoria. Infatti il rifiuto dei perfidi dei astrali nel De Civitate Dei mostra almeno rispetto per uno di essi, che era poi la divinità prescelta dai platonici: Saturno, di cui descrive la etimologia metà greca e metà latina, cioè da Satur abbondante e nous mente.
Nel corso del medioevo non mancheranno tentativi di eliminare la stessa settimana planetaria e addirittura di conciliare le costellazioni con nomi biblici, come fa Irenico in piena età carolingia, mentre nel Li cumpoz di Filippo di Taon si prova a sostituire ai dodici segni i dodici patriarchi. Questa operazione garantiva ancora e in un ambito religiosamente rivoluzionato l'antica assimilabilità degli astri a delle manifestazioni del divino in terra.
Le stelle, prima associate strettamente agli dei e ai miti pagani, ossia agli eroi divinizzati e alle gesta mitiche dell'antichità, ora trovano il loro corrispettivo terrestre nei nuovi eroi della tradizione ebraico cristiana, santi e patriarchi.
Ma i presupposti dell'astrologia e la credenza negli spiriti astrali non cessano per questo. Già nell'ottavo secolo l'imperatore bizantino Teofilo istituirà una cattedra di astrologia per ringraziare il filosofo Leone, per aver salvato la città di Salonicco da una epidemia attraverso l'uso degli influssi astrali. Questa era di certo una circostanza fortuita, una scelta fatta sull'onda emotiva di una grande sventura evitata e nella storia antica non mancavano esempi di comunità salvate dalle conoscenze oscure di un filosofo, come il caso di Empedocle, che blocca il diffondersi della malaria a Siracusa e che viene divinizzato dalla comunità. Ma la cattedra assegnata a Leone è comunque un primo segno di un dibattuto recupero. In effetti il pensiero medievale tenta un riscatto dello zodiaco soprattutto attraverso l'idea di stelle come esseri spirituali e capaci di intervenire sul mondo terrestre. In questo modo si assiste alla sopravvivenza dei miti e degli d-*+





domenica 25 gennaio 2015

Il rastafarianesimo

Il rastafarianesimo è una fede religiosa, nata negli anni trenta del Novecento che si presenta come erede del cristianesimo, così come questo lo fu dell'ebraismo secondo i cristiani. Il nome deriva da Ras Tafari, l'imperatore che salì al trono d'Etiopia nel 1930 con il nome di Hailé Selassié I e con i titoli di re dei Re (negus neghesti), Eletto di Dio, Luce del mondo, Leone conquistatore della tribù di Giuda. In seguito alla sua incoronazione, milioni di persone riconobbero in lui Gesù Cristo nella sua "seconda venuta in maestà, gloria e potenza", come profeticamente annunciato dalle Sacre Scritture, essendo egli diretto discendente della tribù di Giuda che affonda le sue radici nell'incontro tra re Salomone (figlio di Davide) e la regina di Saba, episodio narrato nell'antico libro chiamato Kebra Nagast che riveste una certa importanza nella tradizione della Chiesa ortodossa d'Etiopia a cui tutti i rasta fanno riferimento.Il rastafarianesimo è comunemente concepito secondo categorie radicalmente lontane dalla sua essenza: nasce infatti come nazionalismo, o meglio, come versione religiosa del movimento politico nazionalista conosciuto come etiopismo. Il rastafarianesimo si è ispirato alla predicazione del leader Marcus Mosiah Garvey. Altri elementi di spicco, che hanno avuto un ruolo primario nella nascita di questo credo: Leonard Howell, H. Archibald Dunkley, e Joseph Nathaniel Hibbert. A partire dagli anni ottanta la cultura rasta ha aumentato la propria diffusione nel mondo, soprattutto grazie a Bob Marley e alla musica reggae, che ne veicola i contenuti. Attualmente il numero di rasta nel mondo è valutabile a 600.000 individui. Sebbene questo sentimento religioso sia nato in Etiopia, esso si è sviluppato primariamente grazie ad alcune personalità caraibiche e presso popolazioni non-etiopiche, e in seguito all'incoronazione di Hailé Selassié I, verificatasi nel 1930. Fondamentale per la sua affermazione fu il movimento etiopista, che già nel XIX secolo agitava molte comunità africane e della diaspora nera. Era una corrente di ispirazione cristiana che rivendicava il recupero della dignità culturale e nazionale degli africani, turbati dalla deportazione e dalla schiavitù, mediante il riferimento spirituale e politico all'Etiopia. Nei primi del Novecento, gli etiopisti, guidati da Marcus Garvey, il cui ministero è spesso assimilato dai rastafariani a quello di Giovanni Battista precursore di Cristo, cominciarono a proiettare una viva attesa messianica di riscatto sull'Etiopia, e, nel 1930, dopo aver assistito alla sua incoronazione, alcuni discepoli di Garvey, capeggiati dal carismatico Leonard Howell, videro in Hailé Selassié I il Messia atteso, che non era però, nella loro interpretazione, un generico liberatore politico, ma Gesù stesso. Questa persuasione diede il via ad un nuovo e autonomo movimento, detto in seguito RasTafarianesimo, in virtù del nome di battesimo di Hailé Selassié, Tafari (e quindi il RasTafari), per indicare la propria identificazione con Hailé Selassié I, la cui rivelazione diventò il punto di riferimento essenziale. Dopo l'intensa predicazione dei primi seguaci in Africa e in America ed una prima rapida espansione, a metà del XX secolo, nelle Indie occidentali, negli Stati Uniti e in Inghilterra, il rastafarianesimo si è di seguito radicato ovunque sul globo, grazie agli insegnamenti del libro sacro Kebra Nagast e soprattutto grazie al potere mediatico della sua vivace cultura musicale, legata in particolare al reggae, che ne veicola il messaggio teologico. La dottrina del rastafarianesimo è fondata sull'esempio e la predicazione di Hailé Selassié I. I rastafariani accettano gli insegnamenti teologici e morali di Gesù, custoditi dall'antichissima tradizione etiopica ortodossa, e credono che l'imperatore abissino li attualizzi e compia profeticamente in quanto Cristo, tornato secondo le esigenze dell'uomo moderno. Perciò, essi credono nella divinità di Cristo, nella Trinità, nella resurrezione dei corpi, nell'immortalità dell'anima, nella verginità di Maria ed in tutti gli altri dogmi della cristianità ortodossa. I seguaci del culto però riconoscono la validità del millenarismo, ovvero l'idea che il Cristo debba instaurare un regno terreno prima della fine del mondo e del giudizio universale, secondo i dettami dell'apostolo Giovanni (Apocalisse 20): Hailé Selassié I giunge per loro a realizzare questa profezia e regna sui suoi eletti, i Rastafariani, sino al termine della storia. credono che egli, come Gesù, compia le profezie della Bibbia, sia in termini espliciti che allegorici, ponendo particolare attenzione sull'Apocalisse di Giovanni, finalizzata alla descrizione della venuta seconda di Cristo;Il loro Testo Sacro è costituito dal canone biblico etiopico, stabilito da Hailé Selassié I, composto dell'Antico e del Nuovo Testamento e dai testi ufficiali che contengono la testimonianza storica del re. In accordo con la tradizione etiopica, raccolta nel Kebra Nagast, i rastafariani credono che l'Etiopia sia la Nuova Gerusalemme, la nazione eletta alla custodia della cristianità nei tempi della frammentazione e della falsificazione, sino all'avvento secondo di Cristo, compiutosi nel compianto sovrano di Addis Abeba. In questo libro è riportato l'incontro tra re Salomone e la regina di Saba, descritto anche dalla Bibbia (1 Re 10; 2 Cronache 9); ella, curiosa di conoscere la straordinaria saggezza del Re, si reca a Gerusalemme e dalla relazione amorosa sorta tra i due nasce Menelik, capostipite della dinastia regale etiopica. L'Etiopia riceve la missione di preservare la purezza della cristianità dopo il rifiuto di Israele e di custodire il carisma del trono davidico sino all'avvento regale del Cristo, a cui è destinato sin dall'inizio del mondo. A riprova della sua elezione, l'Etiopia riceve l'arca dell'Alleanza, oggi conservata in un santuario di Axum. Hailé Selassié I fu l'ultimo regnante ad occupare il seggio di Davide, prima della dissoluzione della monarchia, e questo incoraggia i rastafariani a riconoscere in lui il compimento delle promesse divine. Essi osservano la morale cristiana, ubbidendo ai dieci comandamenti del Sinai ed alle regole d'amore dettate da Cristo: "Ama il Signore Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente" e "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Luca 12, 28-31). Istruiti dalla tradizione etiopica e dalla decisiva predicazione di Hailé Selassié I, i rastafariani nutrono un particolare rispetto per le altre culture religiose e parlano di "parentela spirituale" dei mistici di tutte le culture storiche, utilizzando un'espressione del Re stesso. Pur difendendo il primato della propria identità, i rastafariani sostengono che si pervenga alla salvezza mediante la Fede nel Divino e l'osservanza della morale naturale, al di là delle posizioni teologiche e metafisiche: da questo procede il loro vivo interesse per gli altri culti, considerati, sempre in riferimento ad una frase di Hailé Selassié I, "vie del Dio vivente", che non è possibile giudicare. Sono quindi dottrinalmente contrari al settarismo religioso, come si evince anche dalla lettura del testo sacro di riferimento, il Kebra Nagast. Credono che egli esprima una santità assoluta e che abbia compiuto opere miracolose, principalmente di natura politica, in Etiopia e nel mondo;Inoltre essi professano i precetti politici che il Re ha trasmesso loro, completando la rivelazione storica. Credono dunque in una moralità internazionale retta dal principio della sicurezza collettiva, dell'autodeterminazione dei popoli, dell'uguaglianza dei diritti, della non-interferenza, e nel riconoscimento di un ordine sovra-nazionale che ripudi la guerra, per la ricomposizione pacifica delle dispute e per la risoluzione dei problemi comuni, istituzionalmente governato dall'ONU. Credono nella necessità di costruire sistemi politici liberali e democratici, fondati sull'osservanza della dichiarazione dei diritti umani e difensori della libertà civile, economica, spirituale e culturale, rifiutando dunque ogni ideologia estatolatria totalitaristica, di destra e sinistra, che assorba l'anima umana, possesso esclusivo di Dio; credono inoltre nella necessità di uno Stato socialmente impegnato, che non si limiti a garantire negativamente la libertà, ma che guidi ed educhi l'uomo, pur laicamente, al rispetto del prossimo e del Signore. Inoltre, i rastafariani sostengono che sia necessario affrontare con particolare attenzione, per il benessere dell'intero globo, il problema del continente africano, il più povero ed afflitto del pianeta in virtù di secoli di sfruttamento e aggressioni, eticamente meritevole di una riparazione storica. Forti dell'esempio di Hailé Selassié I, considerato comunemente il padre dell'Africa unita e principale fondatore dell'Organizzazione dell'unità africana, chiedono che l'Africa realizzi l'unione continentale, liberandosi dalla dipendenza dai poteri stranieri, recuperando la propria identità, e sviluppandosi secondo modelli politici e culturali propri, che tali poteri hanno cercato e cercano di strapparle. Gli africani deportati, in particolare, per raggiungere la pienezza di sé e fronteggiare il proprio disagio storico, devono ricordare le proprie origini e onorarle, e lavorare attivamente per questa causa: è in tale ottica che l'idea di rimpatrio, a cui Hailé Selassié I dedicò parte delle sue energie e per cui mise a disposizione un ampio territorio etiopico, acquisisce un significato vitale. I rastafariani credono che Hailé Selassié I sia Cristo per varie ragioni.
  • credono nella veridicità dei suoi titoli e nella Sua testimonianza, che tendono a proiettarlo nella trascendenza e nel mistico: molti tuttavia negano che il re abbia mai avanzato tali pretese, sostenendo invece che le abbia rifiutate espressamente.
  • pensano che tali posizioni ignorino il contenuto della Rivelazione, e che l'atteggiamento "restio" di Hailé Selassié I compia perfettamente le linee della cristologia cristiana.
I rastafariani rifiutano l'idea del decesso fisico o spirituale di Hailé Selassié I, credendo nel suo occultamento volontario agli occhi degli uomini. Secondo la teologia cristiana, infatti, Gesù Cristo muore una sola volta e risorge definitivamente, espiando il peccato umano (Lettera agli Ebrei 9, 26-28); la Sua seconda venuta rappresenta il tempo del Regno glorioso, non della passione e del sacrificio. I misteri che ancora oggi avvolgono la scomparsa di Hailé Selassié I (la mancanza di foto, video, la negazione dei funerali, la scelta di non mostrare il suo corpo, la provata falsità delle cause fisiche addotte per giustificare il decesso) sono per loro la dimostrazione della veridicità della propria fede. Credono dunque che Hailé Selassié I sia ancora corporalmente vivo e presente sul trono d'Etiopia e che essi costituiscano il Suo Regno. L'idea che il rastafarianesimo sia riservato agli africani e che escluda la partecipazione dei "bianchi" non è del tutto vera. Hailé Selassié I, secondo lo spirito del Vangelo, ha insegnato l'assoluta uguaglianza delle etnie ed ha predicato il proprio messaggio a tutte la nazioni. Sono presenti tra gli occidentali forti comunità rastafariane e personalità importanti per la storia del movimento, comunque va detto che la religione rastafariana è caratterizzata da un forte odio per gli occidentali e per la loro cultura, un bianco che si riconosce in questa fede, spesso nutre un forte disprezzo per le sue origini e la sua gente in quanto facente parte di "babilonia". Il razzismo potrebbe essere associato però a tensioni storiche più che alla cultura spirituale. I rastafariani, in accordo con i precetti di Hailé Selassié I e con i contenuti del Kebra Nagast, predicano il rispetto del proprio corpo quindi l' astensione da tatuaggi, tagli di capelli o lavaggi con saponi che potrebbero nasconderne gli odori e allontanarlo dalla sua forma originaria e naturale. L'esercizio fisico e il rifiuto dalle droghe, ad eccetto del "Erba" usata per scopi meditativi. Si astengono anche dal consumo di carni rosse, frutti di mare e crostacei. Vivono perciò secondo quello che loro chiamano "pratica dell'Ital", un modo "vitale" di intendere il proprio rapporto con la Creazione. I rastafariani sono comunemente conosciuti per i cosiddetti dreadlocks, delle lunghe e dure trecce che caratterizzano la chioma di molti fedeli. Si tratta di una pratica facoltativa e molti rastafariani non sono Nazirei. Queste costituiscono la realizzazione materiale di un voto biblico, il Nazireato, descritto nella Legge Mosaica (Numeri 6) e custodito nella Cristianità dalla sola tradizione etiopica. Questa pratica ascetica comporta la consacrazione del proprio capo e dunque l'astensione dalla tonsura e dalla pettinatura, generando naturalmente le celebri trecce (Giudici16:13-19); implica inoltre l'astensione da alcolici, uva e derivati, e una dieta vegetariana. Queste tuttavia sono pratiche assolutamente facoltative e pertanto non obbligatorie, sebbene sia predicata l'astensione dalle forme di ubriachezza. Il Kebra Nagast racconta di come un Angelo apparve alla madre di Sansone, ammonendola di non tagliargli i capelli e farlo crescere puro, illibato e nazireo. La figura di Sansone pelato, cieco, incatenato, è un esempio di ciò che può accadere a chi usa il metallo di Babilonia, a chi si fida di donne cattive e disubbidisce i comandi divini. Bisogna conservare la propria integrità fisica e morale, e i capelli sono un simbolo, da custodire gelosamente. Cappello caratteristico di molti rastafariani è il tam, classico cappello con i colori della bandiera etiope, spesso con visiera. Seppur venga riconosciuto in genere che il reggae sia la musica dei rastafari per definizione, questa cominciò ad essere associata definitivamente alla religione alcuni anni dopo la sua nascita. Effettivamente la religione si sviluppò molto prima della nascita del reggae stesso, ma questa musica giocò un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura rastafari, che venne portata all' attenzione del mondo tramite il reggae dei primi anni Settanta, da artisti di fama internazionale come Bob Marley e Peter Tosh. La musica Nyabinghi è la più caratteristica forma di musica Rasta. Questa era suonata alle cerimonie sacre chiamate "grounations", che includevano percussioni, canti e balli, assieme alla preghiera e all'uso della marijuana. Il nome nyabinghi deriva da un movimento dell'est dell'Africa attivo nel periodo tra gli anni Cinquanta dell'Ottocento e gli anni Cinquanta del Novenceto che fu guidato dalle popolazioni che si opponevano all'imperialismo europeo. Questa forma di nyabinghi girava attorno alla figura di Muhumusa, una donna guaritrice dell'Uganda che organizzò una resistenza contro i colonialisti tedeschi. I britannici in Africa combatterono i nyabinghi, classificandoli come stregoni dopo che era stata varata l'"Ordinanza sulle stregonerie" nel 1912. In Giamaica, la cultura nyabinghi venne adottata da molti anti-colonialisti che si opponevano all'occupazione britannica, e venivano spesso organizzate delle danze per invocare il potere di Jah contro l'oppressore. Il tamburo è il simbolo dell'africanità dei rastafari, e molti fedeli sostengono che lo spirito divino di jah sia presente nel tamburo. La musica africana sopravvisse alla schiavitù perché i colonizzatori incoraggiavano a suonarla come metodo per tenere alto il morale degli schiavi. La musica popolare giamaicana sorse dunque dall'incontro tra elementi nativi africani, ed elementi provenienti dai colonizzatori europei. Il più significativo elemento musicale africano sopravvissuto nella tradizione popolare giamaicana è il burru drumming, inizialmente suonato nel parish del Clarendon, una zona della Giamaica, e poi nell'ovest di Kingston. Essendo la Giamaica il luogo di smistamento degli schiavi africani dopo il lungo viaggio transoceanico, delle comunità di schiavi fuggiaschi, denominate Maroon, riuscirono a stabilirsi in questa zona e a mantenersi autonome, mantenendo le tradizioni africane in Giamaica e furono anche dei contributori alla nascita del rastafarianesimo, quando il burru drumming fu in seguito introdotto nella crescente comunità rasta di Kingston. La musica reggae nacque nel 1968 come variante del rocksteady. Questa musica era sostenuta in Giamaica principalmente dai rude boy, giovani delinquenti senza lavoro provenienti dai ghetti poveri di Kingston, i quali imitavano il vestiario dei gangster mafiosi dei film americani. L'immigrazione giamaicana verso l'Inghilterra era sempre stata forte, ma dopo l'indipendenza della Giamaica nel 1962 si intensificò ulteriormente, e gli immigrati trascinarono inevitabilmente la loro cultura, la loro musica nel paese europeo. Dapprima lo ska, poi il rocksteady, e poi il reggae, divennero molto popolari all'interno di alcuni movimenti giovanili britannici. Dal 1968, in contemporanea con la nascita del reggae, si assistette allo sviluppo di una nuova subcultura britannica chiamata skinhead, che adottò questa musica come propria del movimento. Questo legame ebbe il tempo di durare qualche anno, quando nei primi anni Settanta, più o meno nel 1972, il reggae cominciò ad essere associato al movimento rastafari. Come conseguenza, l'early reggae, o skinhead reggae, così chiamato appunto per la popolarità tra gli skin, declinò, lasciando la strada libera per questa nuova forma politico-religiosa. Tutto ciò provocò anche il declino dello stesso movimento skinhead, che finì per scomparire per una buona parte degli anni Settanta. Il reggae cominciò ad ottenere consensi internazionali nei primi anni settanta, grazie alla fama di Bob Marley, che incorporò elementi nyabinghi e canti rastafariani nella sua musica. Brani come "Rastaman Chant" condussero questo movimento e la musica reggae agli occhi del mondo. Tuttavia alcuni rasta disdegnarono il reggae affermando che era una forma di musica commerciale. Roots reggae è il nome del sottogenere del reggae proprio dei rastafariani. Questo è un tipo di musica spirituale, i quali testi trattano per la maggior parte l'elogio di Jah (Dio). I temi ricorrenti includono la povertà e la resistenza all'oppressione del governo.
 Il culmine creativo del roots reggae infatti fu molto probabilmente nei tardi anni settanta, grazie ad artisti come Johnny Clarke, Horace Andy, Barrington Levy, e Lincoln Thompson che collaborarono con grandi produttori come Lee "Scratch" Perry, King Tubby, e Coxsone Dodd. Il roots reggae rappresenta una parte molto importante della musica giamaicana, e mentre altre forme di reggae cercarono in seguito un fine commerciale allontanandosi dai temi religiosi, il roots ha sempre mantenuto salda la sua impronta trovando una schiera di sostenitori sparsi in tutto il mondoricordiamo le Twelve Tribes of Israel, i Nyabinghi, i Bobo Ashanti e gli Ortodossi. Tuttavia, la relativa facilità della teorizzazione teologica, in presenza di una rivelazione chiara e diretta, sta permettendo un graduale appianamento delle differenze, sostanzialmente causate dalla scarsa conoscenza dei testi e delle risorse culturali, e le istanze dottrinali fondamentali sono ormai generalmente accettate. La corrente che conta più membri è la Twelve Tribes of Israel, di cui hanno fatto parte cantanti come Freddie McGregorDennis BrownBob MarleyIsrael Vibration, ecc. I Nyabinghi, invece, sono la corrente più ristretta, soprattutto perché i più estremi, arrivando addirittura al razzismo in alcuni casi, anche se ormai si accettano membri di tutte le etnie. I Rasta utilizzano la marijuana (ma non i suoi estratti quali l'hashish) come erba medicinale, ma anche come erba meditativa, apportatrice di saggezza, ausilio alla preghiera. Viene sostenuto che l'erba ganja sia cresciuta sulla tomba del Re Salomone, chiamato il Re Saggio, e da esso ne tragga forza. La Marijuana è anche associata all'Albero della Vita e della Saggezza che era presente nell'Eden a fianco dell'Albero della conoscenza del bene e del maleI rastafariani, comunque, predicano la disciplina morale ed il controllo di sé, e sono avversi ad ogni forma di ubriachezza. I rasta conferiscono alla donna, in accordo con gli insegnamenti di Hailé Selassié I, la medesima dignità dell'uomo. L'imperatrice Menen, legittima sposa dell'Imperatore ed associata alla sua gloria regale, riceve presso i rastafariani particolare venerazione, considerata la prima creatura dopo Cristo, la Madre della Creazione e la Regina dei Re. Tuttavia, il ruolo della donna, in accordo con gli insegnamenti della Scrittura (Efesini 5:22) è gerarchicamente subordinato a quello dell'uomo. In contrapposizione alla società di stampo matriarcale su cui si regge la famiglia giamaicana, la comunità Rasta afferma la superiorità dell'uomo come capo gerarchico. La donna è considerata subordinata all'uomo che è "primo tra pari", perché la donna è il motivo dell'ingresso nel mondo del male. Nel libro della Genesi infatti Eva fu la prima a nutrirsi del frutto dell'albero della conoscenza, ed è chiaro come tra un uomo ed una donna, sia quest'ultima la portatrice di malizia agli occhi dell'uomo. La donna muta, e si purifica attraverso anche la relazione amorosa, il rapporto corretto con l'uomo, la maternità e la fede in Cristo Hailé Selassié I e l'Imperatrice Menen.