sabato 30 agosto 2014

Psicologia transpersonale

Nata intorno agli anni sessanta, focalizza la sua attenzione su quelle aree della realtà psichica che si estendono oltre l'identificazione con la personalità individuale e segue pertanto un approccio psicologico che si occupa dello studio e della cultura della spiritualità nonché delle esperienze spirituali, pure rimanendo sempre in un contesto psicologico.
La Psicologia Transpersonale infatti si caratterizza come il contributo degli ambienti scientifici allo studio ed alla comprensione delle esperienze interiori di ordine trascendente; esperienza che nel corso dei secoli hanno ricevuto, dalle diverse tradizioni, numerose denominazioni quali estasi misticaesperienza cosmicacoscienza cosmica,esperienza oceanicapeak experiencenirvanasatorisamadhiregno dei cieli, ecc.
I principali approcci psicologici tradizionali definivano queste categorie di esperienze come fantasie o patologie; in base agli specifici e differenti orientamenti teorici queste esperienze venivano infatti viste come un tentativo di appagare il desiderio di essere accuditi da un "madre buona" o la conseguenza di anormalità dell'apparato neurale, oppure come il segno di un io fragile ed incapace di distinguere tra immagini interne e realtà esterna.
L'approccio transpersonale parte, invece, dal principio che le esperienze interiori di ordine mistico ed estatico così come l'anelito alla trascendenza dell'io costituiscano un aspetto significativo dell'umana esperienza, degno pertanto di essere oggetto di studio da parte della psicologia.
L'anelito primordiale dell'essere umano volto a comprendere la natura e ad armonizzarsi con essa diede vita alle prime "religioni della natura", fondate sull'esperienza estatica per le quali esiste una "unità fondamentale del creato". Esse si diffusero sull'intero pianeta e per migliaia di anni costituirono il sistema spirituale e terapeutico dominante. Gli studiosi definiscono questo sistema "Sciamanesimo". Secondo questa visone del mondo "originaria", il mondo minerale, vegetale, animale ed umano, il mondo sottile degli spiriti e delle divinità coesistono l'uno dentro l'altro e l'uno per l'altro. Non a caso ai nostri giorni, da un lato le acquisizioni della fisica quantistica, dall'altro l'emergere del nuovo "paradigma olistico" e del movimento transpersonale hanno fornito nuove convalide e nuovo impulso a questa "Tradizione Primaria".
Sfruttando la sua grande capacità di intessere un rapporto con la dimensione spirituale, lo sciamano diventa padrone ditecniche estatiche e divinatorie, capaci di offrirgli metodi per viaggiare tra i vari mondi, ossia tra le varie dimensioni della coscienza. Il tutto non si riduce a una semplice pratica magica, ma risulta un'esperienza rivolta ad acquisire laforza dell'energia universale, il mana, attraverso una continua ricerca della conoscenza, iniziata forse quando la specie umana cercava ancora di definire la propria effettiva collocazione nella vastità del mondo che lo circondava.
Il Processo Transpersonale consiste nell'esplorazione del mondo interiore di sensazioni, emozioni, e percezioni che conducono senza alcun significato apparente verso l'indagine, verso il graduale affrancamento dalla propria storia individuale, verso il passaggio attraverso esperienze di radicale trasformazione ed infine all'accesso alla dimensione transpersonale, luogo delle qualità spirituali e della "vera natura". L'esperienza transpersonale è, in definitiva, quella condizione nella quale il Sé comincia ad aggregarsi intorno ad un centro di coscienza "superiore" ed a superare i conflitti connessi alla mente duale, aprendosi ad una visione unitiva e disidentificata da interessi esclusivamente personali.
Le esperienze psicodinamiche e biografiche richiedono un ulteriore procedere nel viaggio interiore e l'acquisizione di una maggiore sensibilità e di una più attenta consapevolezza di sé; ciò tende a condurre lungo canali percettivi che si aprono su esperienze strettamente connesse con la propria storia personale e con il proprio mondo emotivo. Si possono così contattare i traumi emotivi dell'infanzia, i conflitti legati alla struttura caratteriale successivamente prodottasi, i bisogni affettivi, i desideri, le paure i blocchi ed in definitiva tutti i contenuti rimossi che lo abitano e tendono a dominarlo. Attraverso la consapevolezza, l'osservazione e l'accettazione i ricordi carichi di contenuto emotivo, le esperienze simboliche ed i risentimenti potranno venire ri-conosciuti, ri-vissuti e quindi rielaborati e trasformati giungendo alla liberazione dei nodi conflittuali del nostro passato personale.
Le esperienze di morte-rinascita possono presentarsi quando, con l'intensificarsi dell'esperienza interiore, l'individuo si trova di fronte ad esperienze nelle quali si presenta l'occasione o la necessità di rivivere le fasi della propria nascita biologica e di doversi confrontare profondamente con la morte. La riattualizzazione del processo morte-rinascita consente all'individuo di riviverne nella loro pienezza tutti i sintomi psicofisici. Spesso il processo raggiunge una intensità tale da spingersi fino ai livelli dei tessuti e delle cellule.
I Temi simbolici e mitologici che accompagnano tali esperienze possono derivare dalle culture più diverse; tali esperienze sembrano porsi come avvio verso una dimensione transpersonale o spirituale nella quale verrà richiesta la trascendenza dell'Ego.
Per Jung il  è un archetipo che esiste a priori ed esprime un significato collettivo che trascende gli stretti confini biografici della personalità; egli lo definisce in "Psicologia e religione" il "recipiente della grazia divina" oppure "scintilla dell'essenza stellare" che "la coscienza sperimenta come qualcosa di trascendente e fascinoso". Quindi Jung da al Sé una natura transpersonale in quanto lo fa ascendere a dimensioni che trascendono i limiti spaziotemporali della personalità, partecipando ad una realtà universale.
Assagioli, il padre della Psicosintesi, accentua la dimensione trascendente e del Sé definendolo come una totalità bio-psico-spirituale che trascende anche la psiche in quanto parte di un Sé universale come la goccia è parte del mare; tale concezione si sovrappone a quella delle tradizioni orientali per le quali il Sé o Atman si identifica con lo spirito che trascende ogni aspetto formale dell'individualità.
Il Processo di Individuazione è scandito da dodici archetipi fondamentali, ciascuno dei quali corrisponde ad una tappa evolutiva, che non devono essere viste in modo rigido e sequenziale come momenti cronologici limitati a diversi periodi della vita, bensì come fasi ricorrenti che possono svanire e ripresentarsi a più riprese: il viaggio della vita viene quindi letto come un percorso che attraverso l'irrequietezza e l'instabilità dell'Innocente, e dell'Orfano raggiunge le dimensioni del conflitto, della ricerca, dell'identità, della volontà tipiche del Cercatore e del Guerriero, per approdare poi ai quieti lidi delle saggezza compassionevole e della profondità misteriosa del Mago e del Saggio. Passando attraverso le ulteriori tappe archetipiche dell'Angelo Custode, dell'Amante, del Creatore, del Distruttore, del Sovrano e del Folle.
Quindi il soggetto dell'esperienza, l'individuo, è un sistema psicofisico unitario costituito da sottosistemi interconnessi che stanno ad indicare veri e propri veicoli dell'esperienza interiore e diverse modulazioni vibratorie della coscienza; tali livelli o veicoli rappresentano in definitiva i corpi sottili delle tradizioni induista e teosofica:
  • Il livello o veicolo fisico modula le informazioni inerenti al sistema mediante l'insieme delle funzioni sensoriali: le sensazioni proprio ed esterocettive;
  • Il livello o veicolo energetico modula le informazioni inerenti al sistema mediante l'insieme delle sensazioni proprio ed esterocettive sottili;
  • Il livello o veicolo emotivo modula le informazioni inerenti al sistema mediante l'insieme delle funzioni emotivo-affettive: emozioni, stati d'animo, sentimenti, bisogni, desideri, aspirazioni, motivazioni, ecc.
  • Il livello o veicolo mentale modula le informazioni inerenti al sistema mediante l'insieme delle funzioni cognitive: i pensieri, le rappresentazioni, le immagini, i ricordi, le fantasie, ecc.
  • Il livello o veicolo spirituale è il luogo delle dimensioni superconscie del sé, dimensioni alle quali si accede mediante l'intuizione, l'insight, la meditazione, l'esperienza mistica, la sensitività, gli stati di coscienza non ordinari e così via.
Il neuro-biologo Karl Pribam ipotizza che lo stato del cervello da lui definito "stato olografico", in cui sembra che il cervello funzioni come un tutt'unico, sia lo stato base delle esperienze transpersonali e del livello di coscienza definito intuitivo o mente intuitiva.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La psicologia transpersonale è una branca della psicologia il cui oggetto di studio sono l'insieme di tutta quella fenomenologia di stati di coscienza non ordinari che si presentano nell'uomo da quando l'uomo ha cominciato ad osservarli rilevandone i sintomi esteriori, i contenuti espressi e gli effetti che essi hanno sull'individuo e sulla comunità alla quale appartiene, tra gli altri si possono citare la trance, la possessione, le OOBE (esperienze extracorporee), la meditazione o preghiera profonda, l'estasi; in particolare la psicologia transpersonale ha effettuato vaste sperimentazioni cliniche, come ad esempio Stanislav Grof che, utilizzando sostanze come LSD e mescalina ispirati in parte dal comportamento in seno a popolazioni tribali che usavano indurre gli stati alterati con erbe naturali contenenti alcaloidi ad effetto psicodislettico, riuscirono invariabilmente a indurre nei soggetti profonde espansioni di coscienza con l'emersione di contenuti che si presentavano ricorsivamente, facendo riferimenti ad antichi simboli e concetti (tra tutti si possono citare, fra coloro che pervenivano ad una sorta di "limes" del Sé, la percezione della realtà come emergente da un Vacuus Plenum, una sorta di totale vacuità ricolma di infinite potenzialità di manifestazione, concetto assurdo per la logica, ma meno ad esempio per certi aspetti "stranianti" emersi nell'osservazione della fisica quantistica).
La psicologia transpersonale inizia i primi passi con esperimenti negli anni Cinquanta del Novecento mediante LSD, al tempo considerato potenziale medicina nel novero dei primi approcci farmacologici alla malattia mentale, e con le svariate spedizioni antropologiche che ampliavano sempre più l'osservazione e quindi la conoscenza del rapporto in seno a tutte le comunità umane degli stati alterati di coscienza, con attivazione esogena o endogena e la loro valenza sociale, giunge a sviluppare lo studio di questi aspetti dello psichismo umano, fino ad allora ignorati o liquidati con facili "soluzioni" di stampo marcatamente positivista ed eurocentrico. La psicologia transpersonale si distingue quindi prima di tutto da un'attenzione multidisciplinare, in particolare con l'etno-psichiatria, l'etno-botanica, l'archeologia, lo studio dei simboli e dell'iconografia (quest'ultima nell'ottica junghiana di trarre dalle ricorrenze simboliche il frutto finale e sopito dei moti psichici del tempo, altrimenti irrimediabilmenti conchiusi nel non-detto o pure del vero e proprio inconscio collettivo, consentendo infine, mediante una sorta di ingegneria inversa, di avere la possibilità di carpire, riconoscere l'azione di un particolare complesso come quella di un determinato archetipo).
In sintesi la psicologia transpersonale si propone di studiare gli stati di coscienza alterati, le dinamiche che li inducono, i contenuti che producono e il loro eventuale senso e significato, ne viene quindi il rilevamento e l'analisi che secondo i suoi sostenitori trascenderebbero i limiti dell'io personale e della razionalità convenzionale. Il suo statuto epistemologico è fortemente controverso nell'ambito psicologico più ortodosso.
Una definizione breve del Journal of Transpersonal Psychology suggerisce che la psicologia transpersonale "riguarda lo studio della più alta potenzialità dell'umanità e il riconoscimento, comprensione e realizzazione degli stati di coscienza unitivi, spirituali e trascendenti" Fu Abraham Maslow, uno degli esponenti di spicco della psicologia umanistica, a proporre, nel 1968, un ulteriore ampliamento delle basi filosofiche e del campo di ricerca della psicologia:
« Dovrei pure osservare che, a mio avviso, la psicologia umanistica, la Terza forza della psicologia, è transitoria, è un prologo ad una Quarta psicologia ancor più "elevata", trans-personale, trans-umana, incentrata sul cosmo anziché sui bisogni e sull'interesse umano, oltrepassante la condizione umana, l'identità, l'autorealizzazione e così via. »
(Abraham Maslow)
Dopo la scomparsa dell'autore, la psicologia transpersonale andò arricchendosi ad opera di una serie di studiosi, soprattutto statunitensi; tra i precursori, vi è anche l'italiano Roberto Assagioli, con la sua Psicosintesi. Dagli anni settanta agli anni novanta, il campo fu sviluppato tramite le opere di autori come Stanislav Grof, Ken Wilber, Michael Washburn, Frances Vaughan, Roger Walsh, Stanley Krippner, Michael Murphy, Charles Tart, David Lukoff e Stuart Sovatsky. Anche se Wilber è considerato un autore e teorico importante nel campo, ora si è dissociato dal movimento a favore di quello che lui chiama un pensiero, o un approccio, integrale. In Italia esistono due principali associazioni di psicologia transpersonale, l'Associazione per la Medicina e la Psicologia Transpersonale di MiIano e l'Associazione Italiana di Psicologia Transpersonale di Roma. A Milano inoltre esiste l'unica scuola di specializzazione in psicologia transpersonale riconosciuta dal MIUR è la Scuola di Formazione in Psicoterapia Transpersonale diretta dal dott. Pier Luigi Lattuada, autore di numerosi studi, tra cui Oltre la menteL'arte medica della guarigione interiore e BiotransenergeticaL'ipotesi centrale della psicologia transpersonale è che l'uomo non sia semplicemente un'unità bio-psichica, ma un insieme aperto e collegato, nella sua realtà più intima, profonda, a una presunta dimensione "spirituale".
C'è dunque un recupero esplicito dell'aspetto spirituale dell'esistenza, senza che questo implichi l'adesione a un credo o a una tradizione particolari. Si tratta, infatti, di un approccio scientifico, e non fideistico: non prende avvio da rivelazioni o da dogmi, ma da una ricerca attenta e sistematica sugli stati di coscienza non-ordinari, così come si verificano nell'esperienza religiosa e non, di ogni tempo e di ogni cultura. In uno studio di questo tipo, la ricerca psicologica si arricchisce dei portati della mistica comparata, senza assumere in maniera implicita le concezioni filosofiche e culturali che ne stanno alla base. L'uomo acquista così un'identità «transpersonale», cioè un'identità che è in grado di trascendere la struttura della personalità, senza perdere, però, il contatto con la propria individualità. Usando una definizione di Roberto Assagioli, l'individuo si scopre "cittadino di due mondi" e viene invitato a vivere "coi piedi per terra e la testa alta verso il cielo".
La psicologia esistenziale e quella umanistica avevano sottolineato il fatto che l'Io non è semplicemente un meccanismo di argine tra impulsi contrastanti (in un'opera di difficile mediazione tra Es e Super-Io) al fine della conservazione dell'individuo, ma un centro autonomo di coscienza, capace di scelte libere e responsabili, e di dare un significato all'esistenza. Aveva mostrato che la caratteristica intima dell'Io è l'auto-trascendenza, cioè la continua tensione ad andare oltre sé stessi in un processo di autorealizzazione (e non in direzione della semplice ricerca del piacere, o del potere). Se la Terza Forza aveva raggiunto una simile prospettiva, la Quarta Forza fa un ulteriore passo in avanti: afferma che l'Io (o Sé) personale è solo il riflesso di un Sé trascendente, di un centro di coscienza transpersonale, in cui tutte le cose trovano la loro origine e il loro principio costitutivo. Il Sé transpersonale costituirebbe così l'unità sottostante l'apparente molteplicità.

giovedì 28 agosto 2014

stati alterati di coscienza

             
                  Le onde e la coscienza

Nel 1924, quasi casualmente, Hans Berger, un ricercatore di origine belga che si era trasferito in Germania "scoprì" ( sono tentato di scrivere "si accorse") che il cervello è un produttore di onde elettromagnetiche. Come prevedibile, il significato della sua scoperta assunse un adeguato spessore solo molti anni dopo la pubblicazione delle sue osservazioni sperimentali (circa una decina), allorché i codificatori delle scienze sperimentali (in questo caso i fisiologi), attivi nelle università, si applicarono alla ripetizione degli esperimenti di Berger e alla comprensione dei meccanismi che davano luogo a un "tanto inusitato" o "insospettabile" fenomeno. La cautela degli scienziati di allora (come quella di quelli di oggi) non era ingiustificata: Berger non era un fisiologo, la sua preparazione elettrofisiologica era praticamente nulla e anche di elettrologia ne sapeva molto poco. C'erano dunque tutte le premesse per agire con cautela. Dapprima Berger impiegò un galvanometro di Edelman, un strumento assai poco sensibile in confronto alle odierne apparecchiature; in seguito impiegò ovviamente degli amplificatori a valvole. Anche ammesso che quanto aveva registrato con questi strumenti molto primitivi avesse importanza, occorreva innanzitutto decidere se si trattasse di un vero fenomeno e non di "artefatti", magari dovuti alla primitività degli strumenti, ma comunque occorreva un lungo lavoro.
A distanza di più di mezzo secolo, sappiamo che Berger aveva scoperto un fenomeno genuino, e anche importante, e che la sua scoperta ha avuto sviluppi ampi e decisamente utili per l'umanità e il progresso delle scienze mediche.
Nel 1924 l'elettrofisiologia era agli albori: tanto quanto oggi si potrebbe immaginare tra la fisiologia e il magnetismo (quello vero, quello delle calamite, e non il "magnetismo animale" di Messmer), sicché la spiegazione di come il cervello potesse produrre elettricità appariva fantascienza piuttosto che solido cartesianesimo.
Non di meno molti credettero alla scoperta di Berger e si buttarono nello studio sperimentale della fenomenologia elettrica del cervello, dando luogo a una preziosa branca della semeiologia neurologica che oggi è correntemente usata: l'elettroencefalografia.
L'attività elettrica del cervello come quella di qualunque oggetto produttore di elettricità, può essere quantificata secondo la legge di Ohm: E = I x R, ovvero potenziale = intensità per resistenza.
Per varie ragioni che non sono state scoperte da Berger, si è scoperto che è più utile e significativo studiare le variazioni di potenziale piuttosto che le altre e queste vengono registrate solo dalla superficie corticale del cervello piuttosto che da altre regioni. In altre parole, l'elettroencefalogramma (EEG) è l'espressione delle variazioni di potenziale della corteccia del cervello in ogni istante di una registrazione. Naturalmente queste variazioni variano da un punto all'altro della superficie corticale (per es., dai poli frontali a quelli occipitali), ma si è scoperto che queste variazioni seguono una logica precisa, o meglio, seguono una precisa simmetria, che non è solo antero - posteriore ma è anche speculare tra un emisfero e l'altro, cosicché una volta studiate tutte le possibili variazioni in funzione di elementi relativamente banali, quali l'avere gli occhi chiusi o aperti, l'essere seduti o distesi, il non pensare a nulla o l'essere impegnati in un complicato calcolo mentale, l'aver assunto certe sostanze piuttosto che muovere una mano ritmicamente, si è venuti in possesso di uno strumento interpretativo decisamente utile: può essere usato per fare diagnosi di tumori cerebrali, di epilessia, di lesioni degenerative di varie strutture profonde, di insufficienze vascolari e così via.
Il principio fondamentale dell'EEG sembra essere la sincronizzazione o la desincronizzazione delle migliaia di neuroni la cui attività dà, appunto, luogo al tracciato elettrocorticale.
Per capire questo concetto, solitamente si ricorre a un paragone audiovisivo: immaginate un cinematografo o un teatro o, insomma, un luogo nel quale siano riunite moltissime persone. Immaginate che questo assieme di individui non sia altro che la corteccia cerebrale, e cioè un'assemblea di neuroni (di elementi modulari). Se tutti gli individui (tutti i neuroni) parlano tra loro, a voce alta o bassa, rivolgendosi a un solo altro individuo, oppure a tre o a quattro persone, il risultato sarà un chiacchiericcio indistinto e inintelligibile, sarà una "asincronia" d'attività dei singoli moduli. Se invece un coordinatore salisse sul palco del teatro e guidasse l'attività dei convenuti, dicendo, per es., "Al mio comando, urlate la parola Maria", l'attività dei singoli moduli verrebbe "sincronizzata" secondo precisi schemi spazio - temporali.
L'EEG funziona proprio così: nella veglia, tutti i neuroni scaricano capricciosamente a caso, uno: indipendentemente dall'altro, in modo asincrono, dando luogo a un ritmo, chiamato "beta", che è composto da onde di potenziale piccole, frequenti e diverse una dall'altra. In una condizione di sincronizzazione, invece, come per esempio nel ritmo alfa, la maggior parte dei neuroni della corteccia scarica nel medesimo istante in cui scaricano tutti gli altri e il risultato non può essere altro che una "ordinata" sequenza di onde ampie e regolari, così come verrebbe avvertita la voce del pubblico nel cinematografo dell'esempio fatto prima, quando il coordinatore desse il "via" alla pronuncia della parola "Maria". Sulla semplice base di queste due condizioni opposte, l'elettroencefalografia è in grado di diagnosticare un disturbo: è ovvio che se quando ci si aspetta del ritmo alfa in un determinato punto della superficie corticale si vede invece un altro ritmo, in quel punto c'è qualcosa che non va. Come se, nel nostro cinematografo, un gruppo di spettatori si fosse addormentato e non partecipasse più alla pronunzia collettiva del nome "Maria".
Il fatto è che in condizioni di normalità, in condizioni fisiologiche, esiste effettivamente un "coordinatore" dei ritmi e che quando esso stesso non funziona bene, tutta l'attività EEG ne risulta alterata.
Per la verità, esistono diversi coordinatori principali (che regolano I'EEG degli stati di coscienza; quali la veglia, il sonno o lo stato di sogno) e dei coordinatori secondari, che partecipano o contribuiscono all'attività generale, o meglio, finale, perché essendo l'EEG la registrazione dell'attività della corteccia è come l'espressione dello stato della superficie di un lago: se nelle profondità si manifestano delle turbolenze, in superficie si vedranno onde o gorghi in corrispondenza dei punti di turbolenza profondi.
E', per esempio, il caso dell'epilessia, che si manifesta proprio così: come una tempesta proveniente dalle profondità, che sconvolge l'ordine elettrico della corteccia (e non solo quello).
Fin dagli albori dell'elettroencefalografia (ma anche in epoca contemporanea) si era sperato che lo studio dell'attività elettrica del cervello potesse aiutarci a capire qualcosa del funzionamento della psiche, del pensiero o di altri fenomeni, magari straordinari. In realtà il rapporto tra onde EEG e stati psichici e/o mentali è molto grossolano, anche se, come si vedrà, tali relazioni possono essere sfruttate con ottimi risultati. La Convenzione Elettroencefalografica Internazionale codifica quattro ritmi principali, ai quali sono correlati altrettanti stati di coscienza più o meno riconoscibili. Il ritmo beta è quello compreso tra i 13 e i 32-45 Hertz (lo Hertz è l'unità di misura dei fenomeni oscillatori e cioè il numero di oscillazioni al secondo) Il beta è il ritmo caratteristico dello stato di veglia e tende alle alte frequenze in funzione dell'attività, mentale in corso (per es., sforzo attentivo, calcolo mentale, stato emozionale intenso, ecc.). Le frequenze si abbassano in situazioni inverse, che si avvicinano al rilassamento. Il beta è anche il ritmo che caratterizza lo stato di sogno: malgrado il corpo sia profondamente rilassato (addirittura contemporaneamente paralizzato), il cervello, o meglio la corteccia cerebrale, sono attivi come durante la veglia. Questa apparente contraddizione ha fatto sl che il sonno con sogno, negli anni sessanta, venisse anche chiamato "sonno paradosso".
Il ritmo alfa è quello compreso tra gli 8 e i 12 hertz. E' un ritmo che nasce spontaneamente nelle regioni posteriori del cervello, con la semplice chiusura degli occhi. Se dopo ciò, il soggetto si rilassa intenzionalmente, il ritmo si diffonde a tutto il mantello cerebrale e aumenta di ampiezza. Lo stato interno che i soggetti in alfa avvertono è generalmente di quiete e benessere, ma non mancano coloro che hanno un'esperienza sgradevole, di inquietudine e di lieve angoscia.
Un ritmo alfa stabile di grande voltaggio (con onde ampie) è certamente associato a un buon grado di "distacco dalla realtà", nel senso che, per mantenerlo, un soggetto deve essere in grado di non prestare attenzione agli stimoli ambientali e per riuscire in questo deve essere in grado di concentrare l'attenzione su "oggetti" interni, siano essi sensazioni, immagini, pensieri. Poiché una simile pratica è ciò che fanno da secoli i meditatori sia orientali che occidentali, il rimo alfa è stato considerato una specie di porta di passaggio verso l'autocontrollo interiore. Ciò è rigorosamente vero, come dimostrò un esperimento su maestri yoga che riuscivano a continuare a produrre alfa stabile e di grande ampiezza malgrado dovessero tenere una mano immersa nell'acqua ghiacciata. I non meditatori non sono in grado di fare ciò. Tuttavia, l'allenamento a produrre alfa non ha grandi effetti terapeutici, come dire che calma la mente, ma non raggiunge il livello somatico, a meno che non venga associato ad altre pratiche, quali per esempio visualizzazioni fisse o simboliche, visualizzazioni dinamiche, percezione ragionata di segnali somatici.
Nel 1958 un ricercatore californiano, Joe Kamyia, mise a punto la tecnica di addestramento per imparare a produrre ritmo alfa stabile e di grande ampiezza. Oggi questa tecnica fa parte delle tecniche note come Biofeedback e non è difficile diventare buoni produttori di alfa in dieci sedute. In pratica, si viene collegati a un encefalografo che registra l'attività di un intero emisfero. Mediante un sistema di filtri e di conversione dei segnali, tutte le volte che si entra nel ritmo alfa, lo strumento invia un segnale in modo che si è in grado di capire come fare e cosa fare per continuare a produrlo. L'addestramento viene solitamente fatto in posizione distesa e il segnale di feedback viene ricevuto in una cuffia stereofonica, in modo da poter tenere gli occhi chiusi e "l'attenzione dentro".
Come si è detto, questa pratica ha scarse virtù terapeutiche (mentre in un primo tempo si era pensato che potesse avere le stesse virtù di una qualunque tecnica di rilassamento come il training autogeno) ma può ben essere considerata come punto di partenza per un percorso di autocontrollo degli stati interni, la cui utilità va oltre la terapia dell'ansia e dello stress. Dopo l'alfa, la Convenzione Elettroencefalografica riconosce come individualizzabile un altro ritmo, il theta, che ha frequenze tra i 4 e gli 8 Hertz e che, in condizioni fisiologiche, viene prodotto in grande quantità (fino ad occupare il 90% del tracciato EEG) durante la fase dell'addormentamento, detta anche fase di presonno oppure stato ipnagogico.
Il theta è un ritmo molto interessante: allo stato di veglia, quando se ne produce un po' per qualche secondo, sembra essere associato all'emersione di ricordi remoti oppure a uno stato come di sospensione sognante tra due realtà. Queste sono anche le caratteristiche dello stato ipnagogico, stato che tutti viviamo prima di addormentarci: sappiamo pertanto che è uno stato molto piacevole, nel quale l'attività mentale è centrata sul ricordo della giornata o su fantasie di futuribili. Le ricerche hanno tuttavia dimostrato che lo stato ipnagogico è anche caratterizzato da altre fenomenologie che sfuggono a chi lo vive per quei pochi secondi che precedono il sonno, ma che si riescono ad avvertire se lo si vive più a lungo. Innanzitutto, la coscienza è come sdoppiata: la coscienza vigile, sebbene in uno stato crepuscolare, "assiste", per così dire, all'emersione nella scena percettiva di materiali intrusivi, estranei (non pensati) che sembrano talvolta veri e propri brani di sogni. E in effetti, la coscienza della veglia può osservare quella del sogno, perché per questi attimi le due coscienze coesistono. Il materiale intrusivo consiste in vere e proprie allucinazioni che possono essere visive, uditive, tattili, cinestesiche e che come tutte le allucinazioni possono essere talmente vivide da indurci a "controllare" la loro verità, nel senso che se si era udita una voce si aprono gli occhi per vedere chi c'è nella stanza, se si aveva avuto una sensazione di "presenza", si accende la luce per vedere chi si è introdotto in camera da letto, se si aveva avuto la sensazione di essere toccati, si ha lo spavento di pensare un estraneo tra le lenzuola. Le allucinazioni visive, molto piacevoli, vengono ricordate anche nei giorni successivi. Nello stato ipnagogico compare un tipo di pensiero, detto associativo, o primario, che è caratteristico del sogno e, quel più conta, la coscienza della veglia che è attiva, registra ciò che il pensiero associativo ha pensato, e lo ricorda. In pratica, la situazione assomiglia ad un assopirsi e ad un risvegliarsi continuamente, in modo dolce e sognante, perché non ci si addormenta come non ci si sveglia del tutto.
Il pensiero associativo sembra essere quello delle intuizioni geniali, dell'improvvisa risoluzione di problemi tormentosi, quello delle illuminazioni esistenziali e da ciò si capisce quali potrebbero essere i vantaggi di autoindursi lo stato ipnagogico a volontà. L'addestramento a produrre onde theta non è diverso da quello descritto per il biofeedback alfa: la strumentazione è la stessa, l'esercizio di concentrazione - rilassamento è uguale, le difficoltà solo un poco più impegnative.
Gli effetti di un training theta vanno oltre l'autogestione della creatività. Innanzitutto possono costituire l'inizio di un percorso di autocoscienza più incisivo di quello che può innestare un training alfa. E poi si ha la netta impressione di entrare in contatto con una realtà trascendente al tempo stesso affascinante e paurosa.
Per quel che riguarda le allucinazioni :visive, per es., si tratta di simboli, volti, occhi oppure di scene, vere e proprie, spesso provenienti da ricordi di vita vissuta, da sogni già fatti, da film o spettacoli televisivi, ma spesso anche di scene completamente aliene alla memoria del passato, che si accompagnano alla sensazione che si tratti di premonizioni, squarci nel velo del futuro, come se nello stato ipnagogico possano operare quelle mitiche possibilità extrasensoriali che molti riconoscono al nostro cervello. Più spesso, le allucinosi visive fanno vivere esperienze emblematiche che si ritrovano nella simbologia esoterica di varie tradizioni culturali, quale per es., l'esperienza del tunnel, ovvero l'esperienza di un - passaggio, difficile e pauroso, attraverso una cavità oscura, un cunicolo penoso al di là del quale brilla il sole, fioriscono gli alberi e regna la pace imperitura: quasi l'esperienza di una rinascita. Anche le allucinazioni uditive sono talvolta intrise di questo significato ultimativo: una voce sconosciuta, maschile o femminile, ma autorevole, detta regole, suggerisce cambiamenti, prescrive nuovi comportamenti.
Molti ricercatori sono giunti alla convinzione che coloro che praticano intensamente la meditazione, raggiungono inconsapevolmente lo "stato theta" e confondono i fenomeni allucinatori che vi si manifestano con avvenimenti sovrannaturali. La psichiatria chiama questa possibilità col nome di illusione. L'illuso è in buona fede, ma i fenomeni che vive sono percezioni devianti e non extraumane.
E' in questo senso che un training theta innesca un percorso autoconoscitivo più profondo di quello che intraprende un produttore di alfa: quando arriva ad incrociare "l'irrealtà della realtà", deve far fronte a dei dubbi che mettono in discussione non solo la realtà individuale, ma addirittura il mondo. Non a caso le filosofie orientali sostengono che la realtà è maya, illusione.
Il ritmo theta, dunque, sembra essere la regione elettroencefalografica più interessante di tutto lo spettro. Sembra essere quello che corrisponde a uno stato di coscienza molto connotato, facilmente riconoscibile e decisamente diverso dallo stato di coscienza ordinario. L'ultimo ritmo che la Convezione EEG Internazionale riconosce come autonomo, infatti, il ritmo delta (che ha frequenze comprese tra 0,5 e 4 Hertz) non corrisponde a vissuti particolarmente incisivi, anzi, corrisponde piuttosto a una sensazione di vuoto e di buio che ad un'esperienza con contenuti degni di memoria.
Grandi quantità di ritmo delta nell'EEG, in condizioni fisiologiche si trovano solo negli stadi più profondi del sonno senza sogni, mentre in condizioni patologiche il ritmo delta caratterizza l'EEG del coma.: Ambedue le situazioni a loro volta sembrano caratterizzate da un "riposo funzionale" dei cosiddetti centri nervosi superiori e una riduzione dell'attività in corrispondenza delle parti più profonde del cervello. Di fatto, sia il sonno profondo che il coma non hanno memoria. Il vissuto di chi si sottopone a un training delta è perlopiù sgradevole, caratterizzato da sensazioni di irrigidimento muscolare e senso di minaccia incombente.
Un tempo si pensava che il ritmo delta caratterizzasse certi tipi di trance, come quella medianica, durante la quale la tradizione pretende che uno spirito o comunque un'entità, si sostituisca temporaneamente alla personalità, alla mente e alla psiche dell'ospite, e cioè del medium. Le registrazioni EEG hanno smentito questa possibilità: la trance si accompagna a vari ritmi, praticamente tutti, eccetto il delta.
L'entusiasmo iniziale degli elettroencefalografisti (come quello attuale, di chi non ha molta familiarità con l'elettroencefalografia) sulla possibilità di correlare certi tipi di onde ad altrettanti fenomeni o stati di coscienza, ha dovuto ridimensionarsi notevolmente di fronte alla complessità della materia.
E' certamente possibile essere addestrati a produrre ritmi precisi per periodi di tempo anche lunghi, ma questa pratica non dà risultati entusiasmanti. E' un po' come se, sapendo che l'EEG del sogno è caratterizzato da ritmo beta, ci si addestrasse non solo a sognare (a entrare in stato onirico) ma si pretendesse di fare sempre lo stesso sogno.
L'EEG normale è una miscela di tutti i ritmi: il beta e l'alfa predominano, costituendo circa il 90/95 % delle frequenze. Il testo è theta (3/ 4%) e delta (addirittura 0,5/1%).

                                                                 Mind mirror, lo specchio della mente


Uno scienziato britannico ha usato un nuovo approccio nelle ricerche sugli stati di coscienza che potrebbe iniziare un nuovo campo di sperimentazioni da dove finisce la ricerca delle onde cerebrali con il biofeedback.
Usando una macchina inconsueta chiamata "mind mirror" (lo specchio della mente) , il fisico Maxwell Cade ha identificato delle complesse impronte EEG che descrivono una gerarchia di stati soggettivi, inclusi i livelli di coscienza profonda della meditazione, del rilassamento, e uno stato particolare in cui i soggetti mantengono dei ritmi alfa di grande ampiezza con delle bande delta e theta, mentre si muovono e compiono azioni complesse. Queste ricerche iniziate nel 1977, hanno ricevuto attenzione a livello nazionale con dei documentari televisivi che descrivevano che i risultati di Cade. Lo specchio della mente ha un nome appropriato.
Il suo schermo illuminato presenta 12 intervalli di frequenza dell'attività cerebrale per ogni emisfero e crea da questi delle forme in rapido cambiamento. 24 righe di 16 diodi luminosi per un totale di 384, riflettono delle frequenze che vanno dalla più lenta delta (1,5 cicli/sec), alle rapidissime beta (40 cicli/sec).
In questo modo la simmetria destra o sinistra, o la sua mancanza, vengono efficacemente evidenziate. Allo stesso modo sono evidenziati il relativo ammontare dei ritmi beta, alfa, theta e delta in ogni istante.
Fino ad oggi Cade ha addestrato almeno 3000 persone in tecniche per produrre stati alterati di coscienza con più di 40.000 ore di monitoraggio e analisi strumentali. Precedenti ricerche di biofeedback basate su misurazioni più semplici si erano rivelata ambigue. Dopo un certo entusiasmo iniziale per le onde alfa (8 - 13 cicli/sec) gli scienziati avevano trovato che lo stato alfa non è di per sé sintomatico di uno stato di benessere in quanto può comparire anche in stati patologici.
Studi recenti hanno riferito la comparsa di onde beta inconsuetamente rapide in alcuni meditatori e guaritori.
I ritmi theta, caratteristici dello stato immaginativo (reverie) e della meditazione avanzata sono stati osservati anche in soggetti impegnati a fare dei calcoli. I risultati di Cade possono aiutare anche a riconciliare queste anomalie. Dopo migliaia di ore di osservazione, Cade e Blundel hanno identificato 5 maggiori forme degli stati di coscienza:
1) Tracciato EEG sbilanciato di un soggetto non addestrato, con attività beta nell'emisfero sinistro. In questi casi i due ricercatori hanno dimostrato che sono sufficienti anche solo poche ore di meditazione per migliorare questa asimmetria.
2) Ritmi alfa su entrami gli emisferi: calma. Attenzione distaccata, nessun pensiero, nessuna immagine.
3) Blocco del ritmo alfa. Consapevolezza passiva, ritmi beta e Theta simmetrici.
4) Ritmi alfa simmetrico più onde theta: meditazione. Calma, distacco, consapevolezza esteriore ed interiore.
5) Ritmi alfa più ampi che in 4), con bande beta e theta simmetriche: consapevolezza lucida. Questo stato particolare è quasi sempre simmetrico. I soggetti possono aprire gli occhi, conversare, passeggiare, risolvere problemi matematici leggere e capire libri senza disturbare lo stato di consapevolezza lucida. Questo stato è stato riscontrato regolarmente nei guaritori quando dicono che stanno mandando "energia di guarigione".
I ricercatori sostengono che questi ritmi dominanti si modificano in modo riproducibile grazie all'addestramento alla meditazione. Lo stato di meditazione provoca il rallentamento della frequenza, aumenta l'ampiezza e la simmetria. Dallo stato 1 allo stato 5 progressivamente si osserva un aumento di consapevolezza e creatività, e una marcata diminuzione dell'eccitazione. Lo stato 5 è probabilmente presente in ogni individuo molto realizzato quando è impegnato nella sua specialità, sia questa la meditazione Zen o uno sport.
I ricercatori stanno anche studiando un 6° stato che ha il tracciato EEG ovale e sembra essere associato alla sensazione soggettiva di stare creando la propria realtà.


                                                                                La mente e il cervello.


E' ben noto che il riduzionismo scientifico attuale asserisce che, sotto ogni aspetto, la mente coincide con l'attività del cervello e tutte le funzioni mentali possono essere spiegate, in linea di principio, mediante
processi fisico - chimici (teoria dell'Identità). Contro questa concezione,
alcuni scienziati, tra cui Eccles, Pribram, Penfield, Wa1ker, Jahn e altri,
hanno avanzato l'idea che la mente e la coscienza non siano totalmente riconducibili a eventi fisici, ma che esista una qualche forma di dualismo (dualismo Cartesiano) che vede sostanzialmente la mente come un sistema non - fisico che utilizza il cervello per ottenere una efficace rappresentazione e interazione col mondo esterno ed interno da parte del singolo individuo.
Se fenomeni psichici come telepatia, precognizione o psicocinesi esistono realmente, allora ne consegue che uno stretto fisicalismo sottostante tutta la realtà, è strettamente limitato, e che la mente e la coscienza hanno un'estensione superiore all'ambito fisico.
Per questo motivo, la ricerca sulla psicocinesi può contribuire a risolvere in modo determinante il problema del rapporto mente - corpo. Nel 1951 Sir John Eccles, premio Nobel nel 1963 per i suoi studi sulla trasmissione degli impulsi nervosi, avanzò l'ipotesi che la volontà potesse influire psicocineticamente su pochi neuroni della corteccia cerebrale, determinando sostanziali cambiamenti nell'attività cerebrale. La PK potrebbe essere cioè il tramite che lega la mente al suo substrato fisico, cioè il cervello. Un'idea certamente ardita e rivoluzionaria, ma che merita di essere considerata.
Se, da un lato, la PK macroscopica (per esempio quella dei casi di Poltergeist appare come un fenomeno raro e non controllabile, d'altro lato la micro - PK sembra essere molto più comune, anche se di regola i suoi effetti non sono osservabili direttamente, ma solo per via strumentale - statistica.

lunedì 25 agosto 2014

e se fossimo tutti immortali?



Sempre più di frequente si sente parlare di persone che hanno superato i cento anni d'età, o di coppie che festeggiano i settanta e più anni di matrimonio. L’allungamento della vita dell’uomo è un dato acquisito ed è stato possibile grazie ai progressi della medicina che ha sconfitto numerose malattie infettive e parassitarie, al rispetto rigoroso delle norme igieniche, a una dieta specifica e ben calibrata e ad un adeguato esercizio fisico. Il processo di miglioramento dello stile di vita, in futuro, ridurrà ulteriormente la mortalità facendo di conseguenza aumentare il numero delle persone anziane. Il problema relativo all’invecchiamento della popolazione, secondo alcuni ricercatori, nei prossimi anni, prenderà il posto dell’incremento demografico come fenomeno di maggiore rilievo dal punto di vista socio-economico. Forse per tale motivo, in questi ultimi tempi, le scienze biologiche si stanno occupando seriamente della questione dell’invecchiamento umano. Perché si invecchia? Fino a che età si potrà vivere in futuro? Si potrà raggiungere l’immortalità?
    E’ sotto gli occhi di tutti che la maggior parte degli organismi viventi, uomo compreso, non muore di vecchiaia. Di solito un animale (o una pianta) muore perché non riesce più a procurarsi il cibo di cui necessita, o perché viene mangiato da un altro animale oppure ucciso da un parassita o da qualche causa ambientale, come un incendio o un’inondazione. L’invecchiamento aumenta le probabilità che la morte sopraggiunga per una di queste cause. Tuttavia l’uomo e gli animali da lui protetti, come ad esempio il cane e il gatto, hanno maggiori probabilità di invecchiare rispetto agli animali selvatici, soprattutto se vivono in Paesi altamente industrializzati.
    Si sa da lungo tempo che per ogni specie vi è un’età massima raggiungibile: per i topi, ad esempio, questa età è di 3 anni, per i cani, che vivono mediamente 18 anni, è di 34 e i gatti possono vivere al massimo 31 anni. Per l’uomo, la cui vita media attualmente è di circa 75-78 anni, esiste un limite massimo situato intorno ai 120 anni. Di recente le cronache hanno riportato la notizia della morte, all’età di 122 anni, di una donna francese ma, se confermato, si tratterebbe di un record difficilmente superabile e forse mai raggiunto in precedenza dalla specie umana.
    Se si riuscisse a capire il motivo per il quale gli esseri umani invecchiano, ovvero come mai il deperimento e la morte siano per noi processi inevitabili, forse si riuscirebbe a ritardare o a prevenire tutte quelle forme di tumori, di malattie cardiovascolari e di altre patologie invalidanti che colpiscono gli adulti con una frequenza che aumenta progressivamente con l’età. L’obiettivo della ricerca, tuttavia, non è tanto quello di prolungare la vita oltre il limite attuale, quanto di vivere a lungo in buone condizioni di salute e andare poi incontro ad un rapido tracollo. Quindi, come auspica anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “piuttosto che impegnarsi per tentare di aggiungere anni alla vita, sarebbe meglio lavorare per aggiungere vita agli anni”.   
    Prima di proseguire è bene specificare che il concetto di vita e di morte non è così ovvio come sembra. I batteri, ad esempio, che sono organismi formati da un’unica cellula, si riproducono dividendosi in due. All’atto della riproduzione, quindi, una singola cellula cessa di esistere come individuo, ma nello stesso tempo comincia la vita di altre due cellule (individui) che hanno ereditato dalla madre tutta la sostanza vivente che stava in lei. L’immortalità cellulare sembra tuttavia sia andata perduta nel passaggio da forme di vita unicellulari a forme di vita pluricellulari dove le cellule appaiono specializzate in varie funzioni. Se si isola una qualsiasi di queste cellule e la si lascia duplicare in adatto liquido nutritivo si nota che il numero delle divisioni è limitato poiché non supera mai la cinquantina e che poi le cellule muoiono come se fossero state programmate, dall’inizio, per vivere solo fino a quell’età.
    Le cellule tumorali dell’uomo tuttavia si dividono senza sosta, avendo perso quella specializzazione in varie funzioni che limita la capacità di dividersi. Le più famose cellule tumorali sono quelle denominate He-La dalle iniziali del nome di una donna morta di cancro molti anni fa e che, acquistata l’immortalità, continuano a riprodursi incessantemente in diversi laboratori scientifici. Due ricercatori americani del Cell Science Center (Centro di studi sulla cellula) hanno fuso una cellula normale con una immortale (tumorale) ottenendo un ibrido incapace di dividersi all’infinito. Ciò proverebbe che l’immortalità, da un punto di vista genetico, è un carattere recessivo e pertanto nella cellula normale dovrebbe esistere un controllo positivo che limita attivamente da un discendente all’altro la capacità di dividersi. 
    Sulla base delle ricerche finora compiute, le teorie sull’invecchiamento si possono ridurre a due. Alcuni studiosi ritengono che la senescenza sia la diretta conseguenza di un rigido programma genetico che, dopo un certo numero di anni, prevede il decadimento organico dell’individuo e quindi la morte. Il programma genetico non è altro che l’insieme delle informazioni relative ai caratteri fisici e psichici che distingue ciascuno di noi ed è scritto, in linguaggio chimico, all’interno dei cromosomi, cioè di quelle strutture molecolari molto complesse formate prevalentemente di DNA. Gli sforzi dei biologi sono indirizzati attualmente verso l’individuazione dei motivi per i quali si è evoluto l’invecchiamento per poi eventualmente intervenire sui geni coinvolti nel controllo della durata della vita e ciò al fine di cercare di modificare il programma genetico iniziale perché si protragga la durata della vita stessa.
    La teoria evoluzionistica insegna che gli organismi più idonei a sopravvivere e a riprodursi sono quelli che poi esercitano la maggiore influenza sul corredo cromosomico delle generazioni future perché trasmettono nella prole le varianti genetiche favorevoli. In maniera analoga, la selezione naturale tende a eliminare i caratteri che esercitano un effetto letale prima che l’individuo che li custodisce raggiunga la maturità sessuale. Un tempo si pensava che la senescenza si fosse affermata perché l’eliminazione degli individui più vecchi aumentava il successo biologico dei più giovani, mettendo loro a disposizione le risorse alimentari non più utilizzabili. Oggi si ritiene invece che i geni (tratti di cromosomi) responsabili dell'invecchiamento svolgessero, nell’organismo giovane, un’attività a favore e solo dopo la fase riproduttiva iniziassero un’attività svantaggiosa, quando ormai la selezione non era più in grado di eliminarli. La conferma di questa ipotesi si avrebbe nell’attività dell’ipofisi, una ghiandola endocrina che fra le varie mansioni regola anche il funzionamento delle ovaie ma che, nello stesso tempo, sembra contribuire al loro invecchiamento. La natura non si preoccupa del singolo organismo ma dell’insieme degli organismi di quel tipo, cioè della specie e quindi protegge l’individuo fino al raggiungimento della maturità sessuale, poi lo abbandona al suo destino, perché da quel momento in poi non sarebbe più utile alla continuazione della specie. La natura fa un po’ quello che fanno gli scienziati quando lanciano un missile verso un determinato pianeta del sistema solare con il compito di scattare alcune foto della sua superficie e quindi, compiuta la missione, si disinteressano del suo futuro.    
    Secondo altri ricercatori l’invecchiamento sarebbe dovuto al danno subito da qualche enzima di fondamentale importanza o dallo stesso DNA il quale, a sua volta, debilitato, produrrebbe molecole imperfette in grado di alterare il metabolismo delle cellule e il loro normale funzionamento. Responsabili del danneggiamento delle molecole fondamentali della cellula sarebbero i cosiddetti radicali liberi i quali sono molecole che hanno perso alcuni atomi e quindi presentano alcuni elettroni spaiati molto attivi che tendono a sottrarre atomi dalle molecole circostanti, danneggiandole. I radicali liberi si possono formare, all’interno delle cellule, per l’azione di radiazioni particolarmente intense come raggi X e raggi ultravioletti alle quali tutti noi, in modo più o meno intenso, siamo quotidianamente esposti, ma anche per effetto di alcune sostanze che volontariamente o involontariamente ingeriamo.
    E’ vero che il corpo umano possiede le difese adeguate per prevenire e correggere i danni causati da agenti nocivi ma non sempre questi meccanismi di difesa sono in grado di funzionare nel migliore dei modi. L’uomo, tuttavia, di recente, ha scoperto che esistono delle sostanze capaci di bloccare i danni prodotti dalle molecole contaminate che si accumulano nel corpo degli organismi. Queste sostanze sono state sperimentate su alcuni insetti e sembra che funzionino, ma è poco probabile che qualcuno pensi di sperimentarle anche sull’uomo: d’altronde ci potrebbero essere altri metodi per favorire la rimozione delle molecole difettose e prolungare la vita umana.
    In effetti in questi ultimi tempi sono state sintetizzate alcune proteine sulla base delle istruzioni contenute in alcuni geni prelevati da cellule immortali che iniettati in cellule normali, le rendono capaci di dividersi all’infinito. Le proteine in oggetto sono già state chiamate “proteine dell’immortalità”. A questo punto sorge un problema di carattere generale: se davvero fosse possibile prolungare la vita dell’uomo, sarebbe opportuno farlo?
    Se la vita umana fosse più lunga aumenterebbe anche l’incremento demografico e per farlo calare si dovrebbe intervenire ulteriormente sul tasso di natalità. Così facendo, però, aumenterebbe in percentuale e in assoluto il numero dei vecchi i quali continuerebbero a guidare per periodi sempre più lunghi le sorti del pianeta, mentre diminuirebbe quello dei giovani i quali, di contro, dovrebbero aspettare tempi sempre più lunghi per entrare nel mondo del lavoro. Ciò porterebbe ad una serie di danni gravissimi per la comunità. I giovani rappresentano, infatti, energia fresca, idee nuove, il coraggio di cambiare, la ricerca di soluzioni alternative ad annosi problemi, mentre una società tenuta sotto il controllo di gente vecchia e longeva rischia di indebolirsi, di fossilizzarsi.
    Tutti noi vorremmo vivere il più a lungo possibile, tuttavia la morte del singolo individuo è indispensabile per la salute e la prosperità della specie intera. La morte degli esseri viventi lascia libertà allo spazio vitale e mette a disposizione materia per la costruzione di nuove forme di vita più adatte all’ambiente in continua evoluzione. Il vantaggio che la singola persona potrebbe trarre da una vita più lunga verrebbe pagato con il declino dell’umanità nel suo complesso.

sabato 23 agosto 2014

Gli Arconti

Nei vangeli apocrifi cosi come anche in altri testi sacri e non, si parla di esseri che vivono all'interno della sfera eterico/astrale/fisica dell'uomo, suddivise nella sua stessa "unità" e definite "Arconti". Questi esseri sono superiori all'uomo potenzialmente inteso come "miscela" poichè hanno una certa dimistichezza nel districarsi tra mondo fisico e mondo astrale e nella gestione del dominio e della tirannia tipiche di un mondo in mano all'"arrogante" demiurgo definito in questi testi, ma che riflette in modo impressionante lo stato delle cose o l'archetipo dominante. Gli Arconti e le loro gerarchie sono in effetti i padroni del mondo astrale/fisico. Queste entità vivono in noi e fuori di noi attraverso la psiche fino a raggiungere tutti gli altri livelli, poichè nel sesto livello dei chakra non esistono distanze e quindi si può interagire senza una reale suddivisione delle coscienze, se non, in rari casi,  voluta e quindi frutto di una difficile estrazione che ha creato la "Mente Ermetica". Gli Arconti sono rappresentati anche da individui che non hanno alcuna coscienza distaccata dal disegno inconscio e meccanico che blocca l'anima all'interno di un paradigma che tende più a ruotare su se stesso e che occlude le possibilità di una evoluzione alchemica. Un evoluzione che permetterebbe la fusione di queste "resistenze" a favore di una trasformazione che lascerebbe alla coscienza il compito di scegliere e di gestire le sorti dell'uomo nella sua interezza e di poterlo condurre oltre le metriche arcontiche, favorendo l'approccio alla libertà di pensiero e del distacco da una eggregora psichica, che ha rassicurato miliardi di pecore e lupi per millenni. Tutto questo all'interno di un gioco che è anche "lezione". Una lezione necessaria che può svolgersi in maniera più efficace alchemicamente, se si assecondano i meccanismi evolutivi che l'anima vorrebbe disperatamente apportare. Dare voce alla coscienza superiore ed ermetica per costruire il proprio corpo di luce e di fondare una integrità all'interno della sfera umana, tralasciando gli inganni che conducono al rallentamento alchemico e che apportano dolore e privazioni nelle rispettive vite che fanno capo ancora a principi di dipendenza più o meno conscia. Ma di quali anime stiamo parlando? Chi ci assicura che all'interno di questa sfera ogni singola anima presenti quella scintilla della coscienza superiore o "Cristica" e che invece non sia "partorita" e quindi emanata da un corpo eterico di matrice inferiore, definita appunto arcontica. Un gruppo di esseri animicamente sub-creati da livelli di coscienza inferiori detti anche "Ilici" e che riflettono il limite che certi esseri hanno nella loro matrice eterica è davvero possibile?. Una miscela che non comprende questa scintilla e che pertanto non manifesterà mai un reale interesse rispetto all'evoluzione della coscienza ma bensì del mantenimento di una coscienza di matrice inferiore limitata all'interno di un circuito di "parassitaggio" che sottrare questa luce creatrice alle anime portatrici del Sacro e giungere alla fonte tramite le anime "bloccate", in relazione al mondo superiore per eccellenza e dalla Luce priva d'ombra che alimenterebbe tutti i mondi e che rappresenta la coscienza Cristica. Un soggetto che manifesta questa coscienza superiore e detto anche "Pneumatico", ovvero colui che porta con sè il "Soffio Vitale" o Pneauma. Rimane il fatto che "Inconscio" e "Arconte" sono due termini che si sposano perfettamente, cosi come il termine "Status Quo" come anche per il Potere Materiale e il Controllo, cosi come per la Schiavitù Ideologica e per ogni altro tipo di dipendenza. Le menti geniali ispirate da questi livelli altissimi di coscienza e in parte, immuni dal condizionamento arcontico, rappresentano la resistenza rispetto alla grande ombra o materia oscura da cui è possibile estrarre l'Oro alchemico, ma che rende arduo il percorso di crescita per via delle dipendenze rispetto all'ego e all'inconscio, che spingono l'uomo verso problemi karmici che per forza di cose devono essere risolti per dare via ad un'evoluzione che ci sgancerebbe dall'orrendo disegno arcontico fatto di abuso e sofferenza. Anime speciali da sempre osteggiate dall'invidia di chi vede nel mondo solo competizione e potere. Quel "Filo D'Oro" composto da menti sensibili, lungi dal trovare conforto e comprensione in un mondo popolato da molteplici "belve". L'archetipo che renderebbe l'uomo superiore agli arconti è rimane conficcato dentro di sè, "La Spada del Potere", la salvifica Kundalini, nascosta sotto quintali di macerie, formate da pregiudizi, pensieri inconsci e da quella materia grezza che è la miscela da cui è possibile estrarre la particolare luce priva di ombra che è anche la fonte stessa di tutti i mondi e della vita nel suo insieme multidimensionale. la sostanza stessa che alimenta l'uomo cosmico, il corpo di Luce perpetua. Il Cristo asceso.

si può uscire dalla reincarnazione?

Tutti avranno sentito parlare del tunnel di luce al quale la nostra anima si sente fortemente attratta al momento della morte, ma qual'è il vero significato della revisione che facciamo della nostra vita ? Perché andiamo quasi sempre a finire sulla via di ritorno in questa terza dimensione e che cosa potremo fare per uscire dai cicli di re-incarnazione ? Quasi tutti coloro che sono stati resuscitati da uno stato di pre-morte dicono che non desideravano fare ritorno in vita e che provavano, nell'al di là, la sensazione di essere "a casa"- Pertanto, se così ci si sente “dall’altra parte”,
perché mai continuiamo a nascere nuovamente in questo mondo infernale?
Così come riportato da migliaia di persone che hanno avuto l'esperienza di pre-morte, una volta liberi dal corpo fisico, hanno avuto esperienze comuni:
  • La "morte" iniziale
  • Il tunnel e la luce bianca
  • L’altro lato del tunnel
  • L'incontro con degli esseri, visti come angeli, guide, amici e famigliari
  • La revisione della propria vita
  • Essere rimandati nuovamente sulla Terra
  • Le lezioni acquisiti nell'al di là
  •  Il tunnel di luce è così attraente perché ci offre l'opportunità di incontrare i nostri cari, morti in precedenza. Il sentimento d’amore viene descritto in modo amplificato piu’ di ogni altra cosa che noi come umanità possiamo vivere in questa realtà tridimensionale. In realtà, il tunnel di luce è un raccoglitore di anime che continua a riciclare la tua anima insieme all'energia del tuo corpo fisico, reincarnazione su reincarnazione.. Parte di questo procedimento riguarda una revisione della propria vita, in cui vedi in una panoramica a 360 gradi, tutto cio’ che hai fatto nell’ultima incarnazione.  Qui vedi la tua vita dalla prospettiva di tutti quelli che hai incontrato nella tua precedente incarnazione . Cosi puoi vedere come hai ferito i sentimenti di qualcuno, quando vedi la vita dalla prospettiva dell’altro, oppure puoi vedere quanta felicità hai portato a qualcun altro, dopo avergli fatto un atto di gentilezza, senza aspettarti nulla in cambio    
    Sarai molte volte con un essere che pare “della Fonte” (spirituale) che ti sembra amorevole e che riderà con te nel vedere la tua revisione di vita. Tuttavia lo stesso “essere”, ti rimanderà in questa dimensione tridimensionale, dopo questa revisione della vita, nonostante tu sia felice di essere “dall'altra parte del velo”. A tutti vengono assegnate guide spirituali, ma chi sono veramente costoro e qual è il loro scopo principale? E’ possibile che essi siano semplicemente dei rappresentanti di coloro che ci tengono in questo loop, dentro questi perpetui cicli di reincarnazione? Una volta feci un sogno in cui stavo per incarnarmi in questa realtà tridimensionale. Mi trovai messo dentro una stanza che sembrava un ascensore, che rappresentava il processo di discesa sulla Terra. Mi ricordo di essere già stato in quel luogo molte volte prima, ma non potevo ricordare cosa avrei dovuto fare subito dopo.
    Ero all'ultimo piano (il quattordicesimo piano - significava forse la quattordicesima dimensione ?). La mia memoria era stat rimossa cosi pesantemente che non potevo ricordare come discendere sulla Terra. Questo è un test che ci viene fatto, “dall’altro lato”, per vedere se tratteniamo memorie. Se così è, allora devi tornare indietro e farle nuovamente cancellare.
    Ci furono anche altri test per verificare la mia memoria, ma non li ricordo. Questi erano le ultime memorie frammentate, "dell’altro lato", prima di nascere.
    E' possibile che esista un'area che assomiglia ad un ascensore, progettata per cancellare tutte le tue memorie delle vite precedenti e dell’altro lato del velo.
    E' pur vero che esistono delle guide che si offrono volontarie per venire qui per guidarti veramente fuori da questo ciclo di reincarnazione e ci sono probabilità che , se stai leggendo questo proprio ora, che il tuo spirito guida sia uno di loro. e stai pensando, "Come è possibile che un Grigio mostri amore e sia uno spirito guida?" Tieni presente che essi usano tecnologie oltre la nostra comprensione, per spazzar via le nostre memorie di vite precedenti.
    La Risonanza Schumann sulla Terra è a 7,83 Hz da migliaia di anni, cosi pensano in molti. Di recente, la risonanza è salita a 8,15 cicli al secondo.
    Qui puoi trovare la Risonanza Schumann quotidiana. E’ su un sito russo ed è tradotta in inglese. Clicka sul link "Frequency" sul lato sinistro della pagina.
    E se fosse che la luce del tunnel sia in grado di creare una risonanza di 1000, 10.000 o persino 1.000.000 di cicli al secondo? E se i Grigi fossero impenetrabili dalla Risonanza e fossero programmati per apparire come spiriti guida , al momento della morte del veicolo fisico, per convincerci ad entrare nel tunnel della luce?
     A quel punto, proveresti immenso amore e ti fideresti di loro istintivamente, sulla base diun programma artificiale, progettato per tenerti intrappolato nel sistema di riciclaggio della reincarnazione.
    Alla fine non sarebbe amore cio’ che proveresti : è solo un altro sistema artificiale di controllo per tenerci chiusi dentro in questo sistema attuale di energia negativa. Attraverso le regressioni in vite passate, sappiamo che tutte le nostre vite passate sono memorizzate o nel nostro DNA cellulare e/o dentro la nostra anima. Tuttavia non siamo in grado di andare a recuperare immediatamente queste memorie.
    Quando siamo sotto ipnosi, possiamo ricordare il minimo dettaglio di una vita passata, ma una volta fuori dall’ipnosi, abbiamo difficoltà a ricordare cosa abbiamo mangiato ieri o chi era l’ultima persona che ci ha chiamati.
    Non c’è qualcun altro che trova tutto questo un po’ strano? Come è possibile ricordare in dettaglio le nostre vite passate, sotto ipnosi e perché continuiamo ad incarnarci con lo stesso cast di attori? Al momento della morte, avendo anche solo questa consapevolezza, puoi chiamarti fuori dal processo di reincarnazione, senza venire persuaso dal fatto di dover tornare per riparare a debiti karmici negativi. Molti di coloro che ci hanno preceduto nella morte, sono già caduti nel tranello, ma se ancora non hanno ripreso un nuovo corpo o hanno fatto un “contratto d’anima”, anche loro possono essere salvati dal ripetere l’incarnazione qui.
    E’ veramente una strategia brillante messa in opera dagli Arconti, quella di usare l’energia dell’amore contro di noi, per continuare a farci tornare come schiavi economici in un sistema che si ciba delle nostre energie.
    Ricordati "Come sotto, cosi sopra". Quasi tutto quello che ci hanno insegnato è una menzogna, incluso il fatto che dobbiamo continuamente reincarnarci in un sistema di servitù economica.
    Al momento della morte, prendiamo tutto ciò che abbiamo imparato, incluso la nostra personalità. Vibriamo anche ad un certo livello: tanto piu’ aumenti le tue vibrazioni, tanto piu’ prenderai con te tutto il duro “ lavoro” che hai fatto
    Ricordati di collegarti con il tuo “ Sè superiore “ [l’autore parla di “oversoul”: sovra anima, ndt] prima di entrare nel tunnel di luce oppure chiedi alla tua guida di aiutarti a farlo. Se lo desideri potresti raccontare alle persone la faccenda del “tunnel di luce” , prima che vi entrino.
    Se entri nel tunnel della luce, fai in modo che nessun consiglio ti convinca del fatto che devi ripagare dei debiti karmici . Ogni debito karmico, cosi percepito, è stato parte di cio’ che hai deciso di vivere. Questo non significa che non devi avere sensi di colpa per aver danneggiato intenzionalmente qualcuno, perché alla fine dovremmo amare chiunque e rispettare tutto.
    Se invece decidi di fare ritorno per aiutare questo pianeta, non fare accordi per tornare in questa realtà tridimensionale, fatta di sistematico controllo attraverso un “contratto d’anima”.
    Torna invece nei termini che tu stabilisci, incluso il fatto di poter ricordare tutte le vite precedenti e tutto cio’ che hai imparato durante le tue incarnazioni e “al di là del velo”.
    Potresti tornare indietro nella versione della 5a dimensionale della Terra, ma scegli cosi solo se sei certo che non è una dimensione sotto il controllo del sistema arcontico.
    Potresti anche scegliere di tornare come guida non-fisica, nel sistema tridimensionale, per aiutare gli altri, proprio come hanno fatto le tue guide.  
    Infine, troverai vera pace nel momento in cui realizzi che TU sei la Fonte della creazione e che hai la capacità di creare mondi e galassie, ricolmi armoniosamente di amore, fuori da questo sistema di controllo.

venerdì 22 agosto 2014

Il digiuno spirituale

I risultati fisici e le esperienze spirituali procurati dal digiuno sono meravigliosi. Lo spirito dentro di noi si dissocia dalle richieste del corpo, mentre il corpo stesso si libera dalle abitudini materiali. Io ho appena terminato il mio trentesimo giorno di dieta e digiuno, e mi sembra un fatto naturale, come se non avessi mai mangiato in vita mia. Tutti voi, se ne siete capaci, dovreste sottoporvi a un digiuno di tre giorni; se è possibile, a un digiuno anche più lungo. Comincereste a scoprire che potete vivere senza cibo.
Sofferenza o dolori nel corpo indicano che qualcosa nel suo macchinario funziona male; occorrono delle riparazioni. Pensate a quanto coscienziosamente tenete pulita e in buono stato la vostra automobile. il corpo umano è molto più complesso di qualsiasi vettura, e il Signore vuole che teniate anch'esso pulito e ben funzionante, mentre al tempo stesso vi affidiate maggiormente a Lui. il segreto della buona salute non sta soltanto nelle sostanze chimiche; si deve anche dipendere maggiormente dall'energia di Dio che è dentro di noi.
Questa forza vitale nel nostro corpo è, in effetti, la fonte della vita. E' una forza cosciente, creatrice degli organi e fornitrice della loro vitalità. Ordinariamente, la forza vitale viene continuamente rafforzata dal potere della mente e dal cibo. Ma qualora se ne sia troppo abusato, essa si arrende e rifiuta di continuare a lavorare. il suo potere può affievolirsi negli occhi, per esempio, e allora avete disturbi alla vista. Nessun cibo dà forza, nessun cambiamento d'aria rinvigorisce, niente può ridare energia ad un corpo la cui forza vitale cominci a diminuire.
Il digiuno concede riposo agli organi sovraffaticati che costituiscono il macchinario del corpo, e anche alla forza vitale stessa, sollevandola dall'impegno del lavoro straordinario. Quando cessate di far sentire alla forza vitale che la sua esistenza dipende da fonti esterne - cibo, acqua, ossigeno, luce solare - essa diventa autosufficiente e indipendente.
E il fatto di alimentarsi eccessivamente per 365 giorni all'anno che crea molte forme di malattia. La regolarità costante nel prender cibo, sia che l'organismo ne abbia bisogno veramente oppure no, è una calamità per il corpo. Quanto più vi concentrate sulla gola, tanti più mali avrete. Gustare il cibo va bene, ma esserne schiavi è il veleno della vita. Perché dovreste permettere alla natura di danneggiarvi? La natura non vi può punire se non siete attaccati al corpo o schiavi del cibo. Dovete rendervi conto che è la forza vitale a sostenere il corpo.
Senza essere fanatici, date la massima importanza alla mente, con l'obiettivo di rendere il suo potere sempre più saldo. Se insistete nel rendere la vostra mente schiava del corpo, essa si vendicherà. Abbandonerà il proprio potere, cosicché sarete costretti a dipendere sempre più da qualcuno o da qualcos'altro; e nessun medico né medicina possono aiutare un paziente la cui mente si è indebolita tanto da rendere cronica la malattia. Tre quarti della cura stanno nella mente.
In India insegniamo come vincere il corpo, in modo da potersi affidare maggiormente alla mente. Coloro che cercano costantemente mezzi fisici per conservare e ristabilire la salute, ne rimarranno sempre dipendenti. Ma il potere mentale è superiore. Si dovrebbe gradualmente imparare a fare maggior uso della mente. Così facendo, vi renderete conto che la mente è un superbo strumento. Essa farà qualunque cosa le comanderete. Questo l'ho veduto compiersi nella mia stessa vita.
Un giorno, mentre tenevo una conferenza a Milwaukee, faceva terribilmente caldo; il sudore colava sulla mia faccia, ma non riuscivo a trovare il fazzoletto. Per un attimo non seppi cosa fare. Allora posi la mia coscienza nel centro Cristico e dissi dentro di me: "Signore, il mio corpo è fresco". Istantaneamente tutto il sudore scomparve, e il mio corpo si sentì freschissimo! Così, è bene cercare di affidarsi maggiormente alla mente. Tuttavia non è possibile negare completamente il corpo. Se lo faceste veramente, non sareste in grado di pensare, di mangiare o di muovervi.
Alcuni sono interessati al potere della mente sul corpo più che altro per avere la salute. Ma la salute non è lo scopo della vita. Lo scopo della vita è la comunione con Dio. E possibile che stiate bene per un certo tempo, ma verrà il giorno in cui nessun rimedio potrà aiutarvi. Chi vi soccorrerà allora? Dio. Il digiuno è uno dei mezzi più grandi per avvicinarci a Dio. Esso libera la forza vitale dall'asservimento al cibo e vi dimostra che è Dio Colui che, in realtà, mantiene la vita nel vostro corpo.
Ma la tentazione di Satana fa si che non appena pensate: "cibo", vi venga voglia di mangiare. Una volta, quando ero bambino, in India, avevo il raffreddore e volevo mangiare del tamarindo, cosa considerata assai dannosa per i raffreddori. Mia sorella mi disapprovava energicamente, ma a causa della mia insistenza, mi portò di malavoglia un po' di quel frutto. Ne presi un pezzo, lo masticai, e lo sputai. Senza inghiottire il tamarindo, avevo soddisfatto il mio desiderio di gustarne il sapore. Poiché l'uomo troppo spesso si lascia andare all'abitudine della gola, è per lui una vera sfortuna che Dio non abbia creato il corpo in modo da permettergli di godere del senso del gusto senza che gli eccessi dannosi o i cibi poco salubri passino per gli organi della digestione e dell'assimilazione!Ma in verità, l'unico modo per raggiungere la salute e la felicità, il modo più saggio, è quello dell'autocontrollo. Essere padroni di sé, in modo da non venire sopraffatti dai sensi, è una delle più grandi benedizioni che si possono avere. Se sovraccaricate un sistema di fili elettrici con un eccesso di energia, esso si brucerà. E ogni volta che caricate il vostro sistema digestivo con troppo cibo, la forza vitale si brucia. Quando vi trattenete dal mangiar troppo, e quando digiunate, la forza vitale si riposa e si ricarica.
Se la vostra automobile non funziona bene, la mandate in un'officina. Allora va bene per qualche tempo, poi si guasta qualche altra parte e voi la rimandate indietro per ulteriori riparazioni. La stessa cosa deve essere fatta per il corpo. Gli effetti fisici del digiuno sono notevoli. Un digiuno di tre giorni a base di succo d'arancia riparerà temporaneamente il corpo, ma un lungo digiuno lo revisionerà completamente. Il vostro corpo si sentirà forte come l'acciaio. Ma, se volete una riparazione permanente, dovete stare attenti, sempre, a quale e quanto cibo immettete nel vostro corpo. Nel corso di un digiuno, dovete sapere cosa fare. Per questa ragione è necessario un esperto controllo nei digiuni che durino più di tre giorni. Io non consiglio a nessuno di cominciare con un digiuno lungo, perché questo lo indebolirebbe. Un giorno di digiuno a base di frutta ogni settimana, oppure un digiuno di tre giorni, a base di succo d'arancia, ogni mese, sono buoni metodi per abituarsi a digiunare. Chi digiuna deve essere preparato mentalmente a tener testa a coloro che immediatamente, preoccupandosi per lui, gli diranno che si ammalerà e morirà, se non mangia. E vero che, in un digiuno più lungo, potrete sentirvi deboli durante i primi giorni, perché la forza vitale è stata abituata a dipendere dal cibo. Ma gradualmente, col passare dei giorni, non avvertirete più alcuna debolezza. La vostra forza vitale e il vostro spirito si saranno distaccati dal cibo e voi vi renderete conto che il corpo è sostenuto unicamente dall'energia vitale.
Io conosco il segreto mediante il quale si può digiunare senza dimagrire. La forza vitale, posta sotto il nostro cosciente controllo, può essere utilizzata per far dimagrire o per mantenere il corpo al suo peso normale. In entrambi i casi, essa è efficace. Quando si applica questo principio, la temperatura normale del corpo non diminuisce, per quanto a lungo si digiuni. Attirando energia dal midollo allungato, la "bocca di Dio", la forza vitale comincia ad affidarsi sempre più al proprio innato potere rigenerante invece di dipendere da fonti esterne. Esseri umani in uno stato di perfetta animazione sospesa possono rimanere sepolti per cinquemila anni o in eterno e tuttavia rimanere in vita. La vita è eterna. Non dipende da! respiro, né dal cibo, dall'acqua o dalla luce solare. Ricordate sempre che siete lo Spirito Imperituro. E' così che si deve vivere.
La nostra coscienza sopravvive alla morte, ma l'uomo comune, perdendo quella coscienza di continuità, crede di essere morto. Ciascuno di noi morirà un giorno, perciò non ha senso aver paura della morte. Voi non vi sentite infelici al pensiero di perdere la coscienza del vostro corpo nel sonno, al contrario, accettate il sonno come uno stato di libertà per il quale vi rallegrate. Così è la morte; è uno stato di riposo, una pensione guadagnata in questa vita. Non c'è nulla da temere. Quando la morte arriverà, ridetele in faccia. La morte è soltanto un'esperienza, che vi sarà data perché possiate imparare una grande lezione: voi non potete morire. Perché aspettare la morte, se questo potete realizzarlo adesso? La prima lezione che dovete imparare è che la vita non dipende dal cibo. Digiunando, potete dimostrarlo a voi stessi. Ognuno dovrebbe sviluppare il proprio potere mentale, in modo da essere in grado di funzionare perfettamente in ogni circostanza: sonno o non sonno, cibo o non cibo, vacanza o non vacanza. La regolarità è ammirevole e necessaria; dobbiamo acquisire l'abitudine della regolarità per obbedire alle leggi di Dio. Ma si sbaglia quando si è incapaci di deviare da quell'abitudine senza subirne effetti dannosi.
Tutte le abitudini fondamentali di un bambino si formano fra i tre e i cinque anni. Un ambiente favorevole aiuterà a guidarne lo sviluppo, ma per far mutare (se auspicabile) le tendenze salienti di un bambino è necessario avere una qualificazione speciale. Nella mia scuola di Ranchi, in India, davo ai ragazzi un rigido allenamento per quanto concerne il corpo. Essi digiunavano spesso, dormivano sopra una coperta, sul pavimento, e non usavano mai un cuscino. Talvolta meditavano per ore. Aiutare i bambini, mediante una rigida disciplina, ad essere liberi dalla tirannia del corpo equivale a dare loro una benedizione per tutta la vita. Uno degli allievi sedette per dodici ore in meditazione senza neanche battere ciglio. Se voi aveste un tale equilibrio, come sareste più felici! Come vi sentireste più in pace! Il massimo addestramento sta nell'equilibrata disciplina del corpo, della mente e dello spirito; e questo è il nocciolo del digiuno. Una grande scienza metafisica sta dietro il digiuno. Gesù ci ricordò questa verità quando disse: "L'uomo non vive di solo pane...". Due cose ci tengono legati alla terra: il respiro e il "pane". Nel sonno, tuttavia, siete in pace, inconsapevoli d'ogni necessità sia del respiro che del cibo. Lì vostro spirito è distaccato dalla coscienza del corpo. il digiuno eleva la mente allo stesso modo. Attraverso il digiuno, insegnate alla mente ad affidarsi al proprio potere. Quando si manifesta quel potere, la forza vitale nel corpo viene sempre più rafforzata dall'energia eterna che affluisce continuamente nel cervello e nella spina dorsale, provenendo dall'energia cosmica che avvolge il corpo e vi entra attraverso il midollo allungato.
Distaccandosi dalla dipendenza da fonti fisiche esterne per il sostenimento del corpo, la forza vitale si accorge d'essere sostenuta dall'interno, e si meraviglia chiedendosi come ciò possa avvenire. La mente allora dice: "Le sostanze solide dalle quali il corpo usava dipendere non sono altro che grossolane condensazioni di energia. Tu sei pura energia; e tu sei pura coscienza". Allora, qualunque sia il comando che la mente impianti nella coscienza della forza vitale, tale comando, come conseguenza, si manifesterà.
Col potere della mente si può fare qualsiasi cosa. E così che Gesù fu in grado di trasformare le pietre in pane. Perciò vedete quanto è ingiusto verso la mente e verso l'onnipotente forza vitale in voi, dire che non potete vivere senza cibo. Rendete la vostra vita e il vostro corpo inaccessibili alla sofferenza. Vincetevi. Digiunando a lungo, realizzerete che tutto è mente.
Ogni forza e ogni oggetto in questo universo è un prodotto della Mente Divina, proprio come tutte le cose che vedete in un sogno sono creazioni della vostra mente. Anche sul piano cosciente, se la vostra mente crea il pensiero che il corpo si indebolirà digiunando, così sarà; o se state digiunando, e a un certo momento pensate che ciò vi renda deboli, sarà effettivamente così. Ma se nella vostra mente decidete che il corpo è forte, esso non avvertirà alcuna debolezza; anzi, si sentirà straordinariamente forte. La maggior parte delle persone non sa questo, perché non l'ha mai provato. La mente non vi mostrerà i suoi miracoli se non la fate funzionare; e non funzionerà, finché continuerete a dipendere sempre più da cose materiali.
Ecco perché le sue meraviglie rimangono nascoste alla visione ordinaria. Ma quando, col digiuno, imparerete a dipendere dalla mente, essa si dimostrerà efficace in tutte le cose, si tratti di vincere la malattia, di creare prosperità o di realizzare la meta suprema della vita: trovare Dio. "Lo yoghi che governa se stesso, la cui mente è incessantemente sotto controllo raggiunge la pace del Mio essere: il Nirvana (la liberazione) finale" .

[Da: Paramahansa Yogananda - L'eterna Ricerca Dell'uomo - Astrolabio]